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Bronzi, Sgarbi attacca: «La Calabria non fa parte dell'Italia»

MILANO «Gli unici che hanno rotto i c… sono quelli di Reggio Calabria, che non è nemmeno in Italia, la Calabria non è in Italia visibilmente». Lo ha detto Vittorio Sgarbi, ambasciatore della…

Pubblicato il: 11/11/2014 – 14:17
Bronzi, Sgarbi attacca: «La Calabria non fa parte dell'Italia»

MILANO «Gli unici che hanno rotto i c… sono quelli di Reggio Calabria, che non è nemmeno in Italia, la Calabria non è in Italia visibilmente». Lo ha detto Vittorio Sgarbi, ambasciatore della Regione Lombardia per le belle arti, dopo aver espresso la sua soddisfazione per la risposta degli enti locali e dei musei italiani a cui sta chiedendo in prestito opere da esporre a Milano e in Lombardia per l’Expo 2015. In una conferenza stampa di aggiornamento dei progetti tenuta con il governatore Roberto Maroni, il critico d’arte è stato ancora assai critico per il mancato prestito a Milano dei Bronzi di Riace. «I Bronzi si potevano trasportare, il no è stata una scelta politica di una commissione di deficienti – ha aggiunto – il primo dei quali nominato da noi e che ha votato contro di noi». Altre critiche, infine, al progetto dell’Albero della vita, che Sgarbi considera inutile. 

Dichiarazioni pesanti che hanno provocato immediate reazioni. «Al professor Vittorio Sgarbi rammento che è l’Italia a non essere in Calabria e non viceversa», afferma il senatore e coordinatore regionale di Ncd Tonino Gentile. «Le sue dichiarazioni sono inaccettabili – aggiunge Gentile –. Si scusi con i calabresi o Maroni lo faccia dimettere». Presa di posizione a cui segue quella di Nico D’Ascola, candidato governatore di Alternativa popolare: «Maroni rimuova Sgarbi, sue parole offensive e poco aderenti alla storia». «Le gravissime parole usate da Vittorio Sgarbi contro i calabresi – aggiunge D’Ascola – meritano una censura seria: rivolgiamo l’invito al presidente Maroni di rimuoverlo dall’incarico per Expo 2015. Abbiamo stima di Sgarbi come critico d’arte ma le sue offese alla Calabria sono inaccettabili e peraltro poco aderenti alla storia: fummo noi, in Calabria, a dare il nome all’Italia».

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