di Antonio Ricchio
A dispetto di ogni smentita di circostanza, l’ipotesi di un accordo tra il centrosinistra e il Nuovo centrodestra in Calabria, dopo il voto del 23 novembre, non appartiene alla sfera della fantapolitica. L’intesa potrebbe realizzarsi, più che per volontà dei dirigenti locali, su indicazione delle segreterie nazionali dei partiti. L’accordo raggiunto a Roma sulla riforma della legge elettorale tra Renzi e Alfano dovrebbe suggerire prudenza a chi nelle ultime ore, a queste latitudini, si sforza di ripetere che mai sarà possibile dialogare con chi nel corso degli anni passati ha sostenuto la giunta Scopelliti.
Mario Oliverio su questa linea non intende concedere sconti e continua a ribadire che «le scelte che riguardano i calabresi vanno prese qui e non altrove». D’altronde il candidato alla presidenza della Regione non ha inteso cedere prima, in fase di costruzione della coalizione, a maggior ragione non intende farlo dopo un probabile successo alle elezioni. Ma tra il dire e il fare ci sono di mezzo alcuni segnali che sarebbe il caso di non sottovalutare.
A Roma il premier vuole portare a casa, e nel più breve tempo possibile, la riforma elettorale. L’accordo trovato sull’Italicum con Ncd e con gli altri cespugli della maggioranza ha di fatto ancor di più rinsaldato l’asse tra Renzi e il partito di Alfano. Questo ha determinato un riavvicinamento tra le parti e adesso la strada che porta a un’alleanza tra Pd e Ncd alle regionali della primavera 2015 è meno irta di ostacoli. Se, facciamo un esempio, i due partiti dialogano in Campania e in Puglia perché non potrebbero farlo pure in Calabria?
Pino e Tonino Gentile, assieme al senatore Nico D’Ascola, avendo capito l’antifona, sono già passati in avanti e nelle conversazioni informali si lasciano andare a commenti del tipo: «Noi chiediamo un voto per la coalizione di Alternativa Popolare ma se proprio non scegliete noi è meglio che votiate il candidato del Pd piuttosto che quello di Forza Italia». Un modo elegante per dire che esiste un patto – non scritto – di non belligeranza con i dem.
Il resto si vedrà. Intanto, se l’Italicum andrà in porto, Alfano potrebbe vedere rimpolpata la delegazione del Nuovo centrodestra al governo. Uno dei possibili nuovi ingressi potrebbe essere lo stesso D’Ascola, che ha accettato di buttarsi nell’arena calabrese ben sapendo che le sue possibilità di elezioni in consiglio regionale sono prossime allo zero.
Quanto alle questioni calabresi, tutto può succedere. «Vedrete, se la coalizione Ncd-Udc supererà lo scoglio dello sbarramento all’8% – ragionava l’altro giorno, in Transatlantico, uno dei parlamentari calabresi con maggiore esperienza – il Pd e Oliverio saranno in qualche modo obbligati dai vertici del Nazareno a imbastire un dialogo con i centristi. Un accordo che magari non sarà politico nel senso puro del termine ma istituzionale. Una soluzione potrebbe essere quella di assegnare la presidenza del consiglio regionale al più votato di quello schieramento». Fantapolitica? Forse, ma fino a un certo punto.
Twitter: @AntonioRicchio
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