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Molinari: «Il concorso all'Unical? Vinto dal figlio del docente»

COSENZA «L’Italia continua ad essere il paese dei “figli di”, dove il clientelismo familiare ha la meglio sulla meritocrazia». Lo afferma, in una nota, il senatore del Movimento 5 Stelle, Francesco…

Pubblicato il: 12/11/2014 – 15:06
Molinari: «Il concorso all'Unical? Vinto dal figlio del docente»

COSENZA «L’Italia continua ad essere il paese dei “figli di”, dove il clientelismo familiare ha la meglio sulla meritocrazia». Lo afferma, in una nota, il senatore del Movimento 5 Stelle, Francesco Molinari. «E tale cosa fa ancora più male – aggiunge – nel campo dell’istruzione, un settore che dovrebbe segnare il riscatto di un Paese, ancora afflitto da una “questione meridionale” che caratterizza negativamente una parte cosi’ importante e decisiva -del territorio nazionale. A questo generale clima dove, pur di mantenere i propri privilegi, si disquisisce di questioni di lana caprina (come all’Università di Bari dove ci si chiede se la moglie sia parente), la Calabria non si sottrae e contribuisce in modo più franco. Il caso, peraltro reso – incredibilmente – pubblico secondo le prescritte modalità, riguarda il dipartimento di Ingegneria informatica, Modellistica, Elettronica e Sistemistica (Dimes) dell’Università degli Studi della Calabria. Il direttore ha indetto una procedura selettiva pubblica per il conferimento di un contratto di collaborazione coordinata e continuativa della durata di tre mesi, attivando pure fondi comunitari. Cosa meritoria, considerando la dispersione di provvidenze in campo europeo, campo nel quale l’Italia versa generosi contributi. Peccato che il vincitore della suddetta selezione risulti essere il figlio di un professore ordinario del medesimo dipartimento».

«Ora, non è che non si voglia credere – prosegue Molinaro – alle coincidenze, è che tali casualità non sono previste dalla “legge Gelmini”. Le “Norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento”, infatti, sanciscono all’articolo 17 che ai procedimenti di selezione non possono partecipare coloro che abbiano un grado di parentela o di affinita’, fino al quarto grado compreso, con un professore appartenente al dipartimento o alla struttura che effettua la selezione ovvero con il rettore, il direttore generale o un componente del Consiglio di amministrazione dell’ateneo, e fa di tale previsione un principio generale, esteso a qualsiasi forma di contratto erogato dall’ateneo. In Italia, la variante dell’avere famiglia è modernamente evoluta nell’importanza dell’albero genealogico: fatto tanto più inaccettabile quanto più vediamo i nostri figli doversi sbattere per poche centinaia di euro al mese in “call center” (dopo anni di studi superiori), quando non costretti ad emigrare in altre città, lontani dai nostri occhi. Ma non tutti i figli sono uguali. Ho portato questo caso a Roma, presentando in data odierna al ministro competente un’interrogazione affinché vengano al più presto presi dei provvedimenti e venga elevata la sorveglianza su tali episodi, magari accertando l’esistenza di meccanismi “consuetudinari” su simili procedimenti di selezione, a partire dalla composizione delle commissioni esaminatrici”.
«Invitiamo, al contempo, il rettore – conclude Molinari – ad essere più incisivo nel sorvegliare ciò che accade nell’università. A suo tempo avevamo sperato che la sua elezione portasse un vento nuovo ad Arcavacata: non vorremmo che si fosse trattato di un fuoco di paglia».

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