REGGIO CALABRIA Tra camera di consiglio e battaglia in aula, si è protratta per l’intera giornata la prima udienza del procedimento con rito abbreviato che vede imputata la moglie dell’ex parlamentare di Forza Italia, Chiara Rizzo, insieme allo storico braccio destro del marito, Martino Politi e a Roberta Sacco, segretaria dell’ex ministro Claudio Scajola, oggi alla sbarra in ordinario. Un’udienza combattuta – come da previsioni – ma che si è conclusa con una vittoria per il pm Giuseppe Lombardo, che non solo ha incassato il rigetto di tutte le eccezioni preliminari presentate dalle difese, ma anche l’acquisizione agli atti del procedimento di nuovi documenti necessari per meglio chiarire il quadro accusatorio a carico degli imputati.
RIGETTATE LE ECCEZIONI DIFENSIVE
È stata proprio l’ennesima riproposizione da parte delle difese delle eccezioni relative alla competenza territoriale ad agevolare la richiesta del pm di nuova produzione documentale, necessaria – ha spiegato il pm Lombardo – anche per confutare le istanze difensive riguardo il giudice naturale del procedimento. Argomentazioni accolte dal gup Adriana Trapani, che ha respinto al mittente le eccezioni difensive, individuando Reggio come prima e principale sede amministrativa della galassia Matacena. Un network composito, complesso e articolato, ma che per il giudice pur ramificandosi in diversi Paesi e continenti, ha sulla riva calabrese dello Stretto le proprie radici.
PAROLA ALLA CORTE D’APPELLO
Parimenti, il gup Trapani ha respinto l’invito all’astensione avanzato contestualmente a un’istanza di ricusazione dall’avvocato Corrado Politi, legale del braccio destro di Matacena, Martino Politi, secondo il quale il gup sarebbe stata incompatibile perché in passato coinvolta in uno stralcio del processo Mozart, che ha già visto condannare Matacena e il suo factotum per corruzione in atti giudiziari. «Vi posso già anticipare – ha dichiarato l’avvocato Politi al termine dell’udienza – che l’istanza di ricusazione è già stata trasmessa per il parere al procuratore generale della Corte d’appello reggina, quindi le difese avranno un termine di cinque giorni per svolgere eventuali memorie». Passaggi dettati dalla procedura, solo al termine dei quali si potrà arrivare a una decisione sui presunti profili di incompatibilità del gup.
MODIFICA DEL CAPO D’IMPUTAZIONE?
Nel frattempo però, il processo va avanti, ma bisognerà aspettare circa un mese – il prossimo 11 dicembre – perché accusa e difese tornino a confrontarsi in aula. Un rinvio lungo, necessario per permettere ai legali di valutare il contenuto dei nuovi atti acquisiti nell’ambito del procedimento e valutare eventuali contromosse. «Dovremo interloquire sui documenti che sono stati depositati e che ancora non ci sono stati messi a disposizione» ha affermato l’avvocato Candido, che ha aggiunto che ai legali toccherà anche pronunciarsi anche «su un’altra richiesta che ancora non conosciamo in dettaglio, ma stando a quanto anticipato dal pubblico ministero , sembra preludere a un cambio del capo di imputazione».
Una mossa che sembra confermare le indiscrezioni secondo cui l’annunciata produzione di nuovi atti, avrebbe fatto da preludio non solo un possibile aggravamento della posizione degli imputati, ma anche un allargamento del perimetro dell’inchiesta tale da lambire quelle inquietanti ipotesi comparse nel decreto di perquisizione emesso a carico di Scajola e degli altri imputati l’8 maggio scorso.
Un documento che collocava l’ex ministro, la Rizzo e gli altri coimputati al centro di uno scenario molto più articolato e ambiguo di una storia di favori incrociati dai possibili risvolti scandalistici, identificandoli piuttosto come ingranaggi fondamentali di una «associazione per delinquere segreta collegata all’associazione di tipo mafioso e armata denominata “‘ndrangheta” da rapporto di interazione biunivoca al fine di estendere le potenzialità operative del sodalizio di tipo mafioso in campo nazionale ed internazionale».
LA DECISIONE SUI DOMICILIARI
È dunque in un quadro che il gup dovrà valutare la richiesta di revoca dei domiciliari e reimmissione in libertà di Chiara Rizzo, avanzata in mattinata dagli avvocati Bonaventura Candido e Carlo Biondi per la propria assistita. Un’istanza su cui il pm si dovrà pronunciare nelle prossime 48 ore, probabilmente anche sulla base di quei documenti di cui oggi ha chiesto e ottenuto l’acquisizione. Documenti che – stando ad indiscrezioni – collocano in maniera inequivocabile a Reggio i profitti illeciti di quell’intestazione fittizia di beni a vario titolo contestata agli imputati del procedimento.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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