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A Genova appalti in cambio di escort

GENOVA Alla fine di ogni prestazione sessuale c’era un appalto assegnato a un’azienda amica. Escort e cene servivano a oliare un ingranaggio che andava avanti da anni, un vero e proprio «sistema co…

Pubblicato il: 14/11/2014 – 10:18
A Genova appalti in cambio di escort

GENOVA Alla fine di ogni prestazione sessuale c’era un appalto assegnato a un’azienda amica. Escort e cene servivano a oliare un ingranaggio che andava avanti da anni, un vero e proprio «sistema corruttivo», come lo ha definito il procurato di Genova Michele Di Lecce. Il giro è stato interrotto con l’arresto di sette persone, un dirigente dell’Amiu, l’azienda municipalizzata per il ciclo dei rifiuti, e sei imprenditori. L’inchiesta “Albatros”, condotta dai carabinieri del Noe coordinati dai pm Paola Calleri e Francesco Cardona Albini, ha scoperchiato un “sistema corruttivo”, che per anni ha danneggiato altri imprenditori. In manette sono finiti il dirigente area acquisti ufficio legale di Amiu Corrado Grondona, gli imprenditori Gino e Vincenzo Mamone, Luigi Mamone, figlio di Vincenzo, Claudio Deiana, titolare della società Rgd, Stefano Raschellà e Daniele Raschellà, imprenditori della società Edildue. Le accuse nei loro confronti sono, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, turbativa d’asta, omessa denuncia e falsità ideologica. Due dirigenti dell’azienda, Massimo Bizzi e Roberto Ademio, sono indagati a piede libero per associazione a delinquere, corruzione e turbativa d’asta. Nei loro confronti i pm hanno chiesto l’interdizione dal lavoro, misura che potrebbe scattare al termine degli interrogatori. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, le menti dell’associazione erano i due fratelli Mamone, imprenditori attivi nel settore del movimento terra. Erano loro che grazie al legame con il funzionario Grondona ottenevano e facevano ottenere alle aziende amiche gli appalti. I Mamone avevano messo le mani anche sugli eventi alluvionali del 2010 e del 2011. Grondona era “asservito” ai Mamone. Il funzionario, emerge in due intercettazioni, sarebbe arrivato all’ufficio affari generali dell’Amiu, grazie alla “raccomandazione” che Gino Mamone avrebbe fatto all’allora presidente dell’azienda Paolo Momigliano, l’avvocato ora presidente della Fondazione Carige, non coinvolto nell’inchiesta. Una volta inserito l’uomo giusto al posto giusto, per i Mamone sarebbe scattata la fase B: ottenere da Grondona tutti i favori, sfruttando la sua debolezza per il sesso. «Lo tengo per i coglioni… – spiega Mamone nel corso di una telefonata con un imprenditore amico – a quello se gli porti una donna e un contratto da firmare, impazzisce». Momigliano ha respinto le illazioni. «Avrò incontrato Mamone un paio di volte. Escludo di avere esercitato pressioni per la nomina di Grondona. Mamone è solito millantare».

 

Gli incontri avvenivano in hotel-ristoranti del Basso Piemonte. I fratelli Mamone – nel 2002, la Dia attribuiva a Gino Mamone collegamenti con la ‘ndrangheta – organizzavano le cene e pagavano le escort. Poi Grondona si appartava con le prostitute e nei giorni successivi l’appalto veniva assegnato all’azienda indicata dai Mamone. Il funzionario si vantava delle prestazioni anche con gli amici e ringraziava le “graziose” per le serate passate. Ma secondo gli inquirenti, il funzionario Amiu non riceveva solo cene e notti di sesso. «C’è un divario – scrive il gip Roberta Bossi nell’ordinanza – tra le sue entrate e il suo elevato tenore di vita. Sintomo questo che l’indagato riceve in nero denaro dagli imprenditori per ottenere favori». Nel calderone degli appalti sospetti anche quelli dei lavori di manutenzione della discarica di Scarpino che, secondo gli inquirenti, sarebbero stati pagati due volte. L’inchiesta era partita lo scorso dicembre.

 

Laura Nicastro

(Ansa) 

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