Ultimo aggiornamento alle 23:04
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 4 minuti
Cambia colore:
 

La manager arrestata e reintegrata

LAMEZIA TERME È accusata di aver partecipato a una maxitruffa ai danni della Regione. Gli inquirenti la ritengono l’«ingranaggio essenziale» in un sistema «truffaldino», disposta ad assicurare fina…

Pubblicato il: 14/11/2014 – 11:40
La manager arrestata e reintegrata

LAMEZIA TERME È accusata di aver partecipato a una maxitruffa ai danni della Regione. Gli inquirenti la ritengono l’«ingranaggio essenziale» in un sistema «truffaldino», disposta ad assicurare finanziamenti illegittimi anche attraverso l’omissione delle verifiche previste per legge. E la Regione che fa? La ricolloca al vertice della struttura in cui sarebbe stato commesso l’abuso con il suo presunto concorso.

La vicenda riguarda Concettina Di Gesu: finita in carcere e poi ai domiciliari, è stata infine riconfermata alla direzione del settore Formazione professionale del dipartimento Lavoro. L’inchiesta “Bis in idem” – che nel maggio scorso ha portato a 9 arresti e a sequestri per 30 milioni di euro (alcuni dei quali poi revocati) – ha fatto luce su una presunta frode in cui sarebbe coinvolta la ditta Eurocoop, che si occupa della raccolta dei rifiuti a Vibo.

L’azienda avrebbe beneficiato sia della cassa integrazione per i lavoratori sia di incentivi pubblici pari a circa 5 milioni di euro che, secondo la Procura, sarebbero stati erogati illegittimamente, anche grazie al “contributo” di manager regionali infedeli. Nell’inchiesta sono finiti anche l’ex direttore generale del dipartimento Lavoro, Bruno Calvetta, e la funzionaria Elisa Mannucci. Ma nel registro degli indagati sono presenti anche nomi di peso della politica vibonese, come gli ex presidenti della Provincia, Francesco De Nisi e Ottavio Bruni (candidati alle prossime regionali) e gli ex sindaci di Vibo e Serra San Bruno Franco Sammarco e Raffaele Loiacono (anche lui in corsa per un seggio a Palazzo Campanella).

L’inchiesta si concentra su alcune aziende con dipendenti collocati in cassa integrazione e, al tempo stesso, assegnatarie di benefici economici “per il mantenimento dei livelli occupazionali”. Ditte che avrebbero quindi usufruito di diversi tipi di incentivi non sovrapponibili tra loro.

E infatti il rapporto tra la cassa integrazione in deroga e i contributi all’occupazione, entrambi ambiti di competenza del dipartimento Lavoro (che eroga le somme e vigila sulla correttezza delle procedure) ha subito destato sospetti poi sfociati nell’inchiesta della Procura vibonese.

Di Gesu viene arrestata per concorso continuato nella presunta truffa, per via del suo ruolo di presidente della commissione di valutazione per il bando destinato agli interventi per il contrasto delle crisi aziendali e occupazionali, nonché di dirigente generale vicario del dipartimento 10 della Regione.

Secondo il giudice per le indagini preliminari, Fabio Regolo, «le condotte della Di Gesu rivestono una gravità tale da far dubitare che il circuito vizioso messo in luce dall’indagine possa essere debellato dagli effetti dell’indagine stessa; il sistema criminoso nell’ambito del quale le condotte illecite sono maturate dimostra l’esistenza di un fenomeno radicato di assuefazione all’accaparraggio di fondi pubblici». Le azioni contestate a titolo di abuso d’ufficio a Di Gesu avrebbero consentito «il mantenimento dei finanziamenti nonostante la parziale rendicontazione da parte di Eurocoop, con ciò dimostrando di essere un ingranaggio essenziale nel sistema truffaldino in quanto fin da subito è pronta a fingere di valutare le domande di partecipazione a bandi depositate da soggetti privati e poi è disposta ad attivarsi per il mantenimento dei finanziamenti concessi omettendo le verifiche che avrebbe dovuto effettuare sia nella fase di ammissione che nella fase di rendicontazione e controllo».

L’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Michele Sirgiovanni, è ancora nella sua fase preliminare, dunque per Di Gesu vale, ovviamente, il principio di non colpevolezza fino a sentenza definitiva. Certo è che la Regione non ha avuto dubbi sull’opportunità di riconfermare da subito la manager alla guida di una struttura al centro delle attenzioni della magistratura, anche per le sue presunte irregolarità.

Il suo reintegro totale avviene con un decreto firmato dal dirigente generale reggente dello stesso dipartimento, Vincenzo Caserta. Che il 7 novembre riaffida a Di Gesu la direzione del settore Formazione professionale sulla scorta di un parere di un altro dipartimento, Organizzazione e personale, secondo cui le indagini preliminari e la «misura cautelare restrittiva della libertà», non giustificano «una revoca dell’incarico e, pertanto, una risoluzione anticipata del contratto sottoscritto dalla medesima». Da qui, la risoluzione finale: anche per Caserta, «non esistono motivi ostativi» alla prosecuzione dell’incarico della manager.

I vertici del dipartimento credono di eliminare ogni rischio – incluso quello di un eventuale inquinamento delle prove – attraverso l’avocazione alla direzione generale della procedura oggetto dell’indagine della Procura. Una decisione, quest’ultima, assunta per «ragioni di opportunità». E Di Gesu è ritornata al suo posto.  

Pietro Bellantoni

p.bellantoni@corrierecal.it 

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x