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Assolto dopo 23 anni dall'arresto, chiede risarcimento

BARI Assolto dopo 23 anni dall’arresto, chiede che gli venga riconosciuto un risarcimento pari a 516mila euro per i sei mesi di ingiusta detenzione subiti. Il pregiudicato barese Pasquale Capriati,…

Pubblicato il: 15/11/2014 – 11:32
Assolto dopo 23 anni dall'arresto, chiede risarcimento

BARI Assolto dopo 23 anni dall’arresto, chiede che gli venga riconosciuto un risarcimento pari a 516mila euro per i sei mesi di ingiusta detenzione subiti. Il pregiudicato barese Pasquale Capriati, 54 anni, parente del boss di “Bari Vecchia” Antonio, fu arrestato il 25 novembre 1990 per tentata rapina, tentato omicidio, porto e detenzione di armi per fatti risalenti a 10 giorni prima. Sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria, in prossimità dello svincolo di Palmi, tre delinquenti a bordo di un’auto, dopo avere affiancato un autoarticolato proveniente dalla Sicilia, tentarono di rapinare il conducente del mezzo pesante inducendolo a fermarsi sotto la minaccia di un’arma da fuoco.
Ne nacque un inseguimento e numerosi colpi di pistola furono sparati contro il tir, il cui conducente riuscì a sottrarsi all’agguato. Tra i responsabili del colpo fu individuato Capriati, all’epoca 30enne, rimasto in carcere fino al 30 marzo 1991 e poi ai domiciliari per altri due mesi. Il primo processo è cominciato nel 1994, mentre successivamente le udienze sul caso sono state cinque. Condannato in primo grado a 8 anni di reclusione e poi sottoposto a un nuovo giudizio di primo grado perché la Corte di Appello annullò la prima sentenza del Tribunale di Palmi, ebbe un’altra condanna a 6 anni confermata in secondo grado.
Sentenza annullata con rinvio dalla Cassazione e nuovo processo di secondo grado conclusosi nel 2011 con un’assoluzione piena, divenuta irrevocabile nel febbraio 2013. Capriati, oggi attore e autore di canzoni neomelodiche con il nome d’arte di “Lino Prati”, attende l’udienza dinanzi alla Corte di Appello di Messina, fissata per il 18 marzo 2015, in cui si discuterà l’istanza di riparazione per ingiusta detenzione avanzata dal difensore, l’avvocato Massimo Roberto Chiusolo.

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