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«Lady Matacena non può lasciare i domiciliari»

REGGIO CALABRIA Non ci sono i presupposti, sotto nessun punto di vista, perché a Chiara Rizzo vengano revocati i domiciliari. È quanto afferma il pm Giuseppe Lombardo nel parere depositato oggi in …

Pubblicato il: 17/11/2014 – 17:23
«Lady Matacena non può lasciare i domiciliari»

REGGIO CALABRIA Non ci sono i presupposti, sotto nessun punto di vista, perché a Chiara Rizzo vengano revocati i domiciliari. È quanto afferma il pm Giuseppe Lombardo nel parere depositato oggi in risposta all’istanza di scarcerazione presentata dai legali della moglie di Amedeo Matacena nel corso dell’udienza della settimana scorsa. Una decisione motivata sulla base di quando emerso dall’ultima informativa acquisita agli atti del procedimento, da cui sempre più chiaramente emerge il ruolo determinante della Rizzo nella complessa operazione di occultamento della galassia imprenditoriale e finanziaria dell’impero Matacena.

Stando a quanto si legge nell’informativa, non solo insieme al marito avrebbe «commesso una serie di condotte delittuose, tra le quali numerose poste in essere al fine di schermare la reale titolarità di numerose società comunque riconducibili agli stessi», ma avrebbe agito «in maniera costante e continuativa quale prestanome del coniuge, nonché quale dominus occulto» tanto delle società del gruppo, come degli affari di queste.
«In buona sostanza – annota la Dia – Chiara Rizzo, con la sua condotta ha garantito la prosecuzione di tutte le iniziative economiche che erano state avviate dal coniuge – soprattutto nel settore degli appalti pubblici nel Comune di Reggio Calabria – attraverso la citata società A&A srl fornendo così la possibilità di mantenere quella continuità di rapporti e di interessi – che erano stati intessuti dal Matacena con la cosca Rosmini –, che si sono rivelati in passato essere funzionali pure agli interessi della consorteria mafiosa».

Ai magistrati infatti non sarebbe sfuggito che la A&A, attraverso la controllata Cogem, avrebbe continuato ad aggiudicarsi, direttamente o tramite Ati, importanti commesse pubbliche nel Comune di Reggio. Almeno negli ultimi 14 anni, la società – di cui i Matacena detengono il 51% tramite la A&A – avrebbe infatti ramazzato la maggior parte e i più importanti lavori pubblici commissionati dall’amministrazione comunale reggina, come il tapis roulant, il palazzo dello sport, il lungomare, piazza Orange, gli alloggi popolari del quartiere di San Brunello e la pista dell’aeroporto.

Ma fra i committenti della società controllata dal politico armatore ci sono anche il ministero dell’Interno, che gli ha assegnato la costruzione della palestra dei Vigili del fuoco di Reggio Calabria, la Prefettura, che ha dato mandato all’impresa per costruire il cimitero di Cardeto, e persino il Provveditorato, che ha ordinato la costruzione della nuova Questura di Reggio Calabria.
Opere imponenti in un settore di particolare rilevanza per le cosche, che per i magistrati impone una riflessione sul ruolo della Rizzo, unica incaricata – quantomeno dall’anno 2008 in poi – di assicurare la continuità gestionale degli interessi del coniuge anche nel delicato settore degli appalti pubblici. Stando a quanto si legge nell’informativa transitata agli atti del fascicolo, «la prosecuzione delle attività economiche fino al 2012 da parte della Rizzo attraverso la Cogem sempre con modalità di schermatura societaria», imporrebbe un approfondimento «della gestione dei rapporti che il marito intratteneva con la cosca Rosmini e quindi con il territorio nel quale le proprie società partecipavano agli appalti pubblici e ne gestivano i profitti».

Per il pm, «non si può escludere naturalmente che anche la Rizzo, come il marito, possa aver proseguito consapevolmente la gestione dei rapporti con la cosca Rosmini nel corso dell’esecuzione degli appalti pubblici, che la Cogem si è aggiudicata sin dal periodo in cui la Rizzo inizia a gestire direttamente la società in argomento».

 

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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