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Unical, la protesta degli studenti stranieri

COSENZA «Abbiamo rincorso l’Italia della “Dolce vita”, pensando di raggiungere un Paese caloroso, in grado di aiutarci a realizzare i nostri progetti. Abbiamo immaginato questo iscrivendoci all’Uni…

Pubblicato il: 18/11/2014 – 14:46
Unical, la protesta degli studenti stranieri

COSENZA «Abbiamo rincorso l’Italia della “Dolce vita”, pensando di raggiungere un Paese caloroso, in grado di aiutarci a realizzare i nostri progetti. Abbiamo immaginato questo iscrivendoci all’Unical, l’Università che fa di tutto per accogliere studenti provenienti da fuori. Dopo, la doccia fredda».
È forte la denuncia di un centinaio di studenti stranieri dell’Università della Calabria, che negli ultimi tre mesi sarebbero alle prese con un episodio di “discriminazione” da parte del Centro residenziale dell’ateneo, che avrebbe inoltrato loro delle mail con l’invito, «sempre più pressante», di lasciare l’alloggio che fino a quel momento avevano occupato. «Se una mail del genere arriva a un ragazzo o a una ragazza del posto – hanno detto alcuni di loro – questi possono rivolgersi ad amici e parenti. Noi qui non abbiamo nessuno, e siamo costretti a passare la notte all’aperto». Episodio, quest’ultimo, che si starebbe replicando di continuo all’interno dell’ateneo, e che starebbe riguardando soprattutto cinesi, arabi e russi.
Il primo caso noto, che poi è stato quello che ha fatto più clamore, è stato quello di Vladislav Kutskaylis, studente russo che, come molti, sarebbe stato costretto a dormire – perché dal centro residenziale non sarebbe arrivato il rinnovo del contratto dell’alloggio – per tre notti all’addiaccio su una panchina.

«UNA MAIL CI HA DETTO CHE ERAVAMO FUORI»
Nel dettaglio, gli studenti stranieri, «incentivati dalla politica che l’Università sembra portare avanti, che parla di collaborazioni e grandi opportunità nell’ambito di un ambiente internazionale», avrebbero deciso di fare il grande passo, e di affidarsi all’Unical, certi di trovare, oltre a un ambiente formativo, una «casa, un luogo ospitale dove alloggiare. All’inizio la struttura era molto accogliente e calorosa – hanno detto alcuni degli interessati – poi tutto è cambiato, ci siamo sentiti trascurati. Non eravamo più “benvenuti” e non potevamo immaginare, per esempio, che l’università non ci avrebbe dato la possibilità di rateizzare i pagamenti».
Nel pratico, Kutskaylis e compagni, in difficoltà con le spese da saldare e «privi di quel sostegno che pensavamo di avere», si sarebbero trovati davanti a una mail come questa: “Caro/a studente/ssa, da verifiche effettuate, risulta che occupi impropriamente l’alloggio che avresti dovuto lasciare libero dal (…). Ti invito a chiedere l’immediato check-out, per consentire di assegnare il tuo posto letto ai legittimi aventi diritto. In caso di mancato adempimento, adotteremo tutte le iniziative previste dal regolamento”. Il primo di una serie di “richiami” da parte dell’università, cui gli interessati non avrebbero risposto, hanno riferito alcuni di loro, «per paura di rimanere in strada. Così, siamo rimasti abusivamente negli alloggi».
Poco dopo (si tratta, a questo punto, di una quindicina di giorni fa), gli operatori del centro residenziale si sarebbero recati, spinti «dallo stato di agitazione che si era creato», negli alloggi di alcuni degli interessati. «Siamo stati tranquillizzati. Ci hanno detto di rimanere al nostro posto, perché la situazione sarebbe cambiata e i contratti sarebbero arrivati in breve tempo. Gli studenti stranieri, infatti, hanno bisogno di un contratto di abitazione per poter rinnovare il permesso di soggiorno». Dopo, però, sarebbe arrivata una seconda mail: « “Caro/a studente/ssa, con email da noi inviata il (…), ti abbiamo invitato/a a lasciare l’alloggio che occupi impropriamente. Non avendo a tutt’oggi ottemperato, ti informo che giovedì prossimo (…) procederemo alla sostituzione dei cilindretti delle porte d’ingresso e a ritirare tutto il materiale presente nell’alloggio, addebitandoti i costi relativi. Saluti”. Attualmente, «molti di noi si sono trasferiti in alloggi privati, la gran parte a Commenda, altri – ha raccontato uno dei ragazzi – valutano addirittura di tornare al proprio Paese. L’Unical – ha detto ancora uno di loro – si vanta di essere un’università multietnica, ma dovrebbe essere più attenta nell’applicare rigide regole nei confronti degli studenti stranieri, che dovrebbe aiutare a completare gli studi in un’atmosfera di serenità e incoraggiamento, e non creando situazioni di stress e paura».

 

«STANNO FACENDO POSTO PER GLI AMERICANI»
Per gli studenti che hanno denunciato l’accaduto, alla base ci sarebbe il proposito di fare spazio per degli studenti americani, che sarebbero in procinto di essere ospitati dall’Università della Calabria e che sarebbero stati “preferiti” a cinesi, russi e arabi. «Tutti gli stranieri del “blocco 12” sono stati spostati, e da mesi si sente di questi americani che devono arrivare al posto nostro», hanno detto.

 

«RAZZISMO? IL PROBLEMA È IL MERITO»
Di tutt’altro parere il rettore dell’Unical, Gino Mirocle Crisci. «Non c’è nessuna volontà di mandare via gli stranieri – ha detto – ma solo quella di rimettere delle regole, laddove nei periodi precedenti c’è stata una politica di eccessiva tolleranza. In pratica, chi ha diritto entra, gli altri no. Stiamo facendo dei controlli – ha detto ancora il rettore – e allontaniamo tutti quelli che non hanno i requisiti. Abbiamo ospitato degli stranieri gratis per gli anni del loro percorso didattico, poi abbiamo scoperto che non avevano sostenuto neppure la metà degli esami previsti. È il caso dello studente russo, che aveva completato appena il trenta per cento del totale delle prove da sostenere. Non aveva più un alloggio, è vero, ma so che andava a dormire dalla fidanzata. Per comprendere bene la questione – ha proseguito Crisci – dobbiamo pensare che attualmente ospitiamo nell’ateneo 35mila studenti, e gli alloggi bastano per 2200. La richiesta, è ovviamente superiore al bacino cui possiamo rispondere. Uno straniero che non merita, e che occupa il proprio alloggio nelle maggior parte dei casi gratis, priva di un diritto un altro studente che invece i requisiti ce li ha. È questa – ha concluso – la vera ingiustizia».

Zaira Bartucca
z.bartucca@corrierecal.it

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