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Femminicidi, Calabria tra le prime dieci regioni

LAMEZIA TERME Una donna uccisa ogni 48 ore, in due casi su tre per aver voluto interrompere la relazione con quel marito o quel partner che poco tempo dopo si è trasformato in assassino. Sono alcun…

Pubblicato il: 19/11/2014 – 12:17
Femminicidi, Calabria tra le prime dieci regioni

LAMEZIA TERME Una donna uccisa ogni 48 ore, in due casi su tre per aver voluto interrompere la relazione con quel marito o quel partner che poco tempo dopo si è trasformato in assassino. Sono alcuni dei dati contenuti nel secondo rapporto “Eures” sul femminicidio in Italia, che segnala un balzo in su del fenomeno tra il 2012 e il 2013:+14 per cento. Tra le prime dieci regioni che hanno il triste primato in termini di vittime, c’è la Calabria, che con una media di 10 vittime si “piazza” al sesto posto assieme alla Sicilia. In cima, Roma e il Lazio.
 In particolare, sono state 179 le vittime della violenza maschile nel 2013, che ha rappresentato l’«anno nero» per il femminicidio nel nostro Paese, il più cruento degli ultimi sette. Mai la percentuale delle donne uccise era stata così elevata rispetto al totale degli omicidi (502): il 35,7 per cento, oltre di un terzo.
Nel 92,4 per cento dei casi, a colpire è una mano maschile e due volte su tre si tratta della mano del partner: che sia il coniuge o il convivente (45,1 per cento, 55 uccise); l’ex (14,8 per cento, 18 vittime) oppure il fidanzato (6,6 per cento, 8 casi).
L’Eures li chiama«femminicidi del possesso» e spiega che dipendono, in genere, dalla decisione femminile di interrompere la relazione: sono oltre 330 le donne uccise in Italia, dal 2000 a oggi, per aver lasciato il proprio partner. Una scelta a cui la controparte reagisce, osserva il rapporto, con il «più alto grado di violenza e rancore». L’ex abbandonato e geloso picchia (5,6 per cento), strangola (10,6), soffoca (12,3): così, a mani nude, l’anno scorso è stata uccisa una donna su tre.
Nel centro Italia casi raddoppiati

Nel 2013 è stato il Sud l’area a più alto rischio di femminicidio (75 vittime, +27,1 per cento rispetto all’anno precedente), mentre al Nord si registra un decremento (-21 per cento, pari a 60 casi). Ma è nelle regioni centrali che il fenomeno esplode, con il 100 per cento in più di delitti, da 22 a 44. I casi crescono nel Lazio (da 9 a 20), in Toscana (da 6 a 13), in Umbria (da 3 a 6) e nelle Marche (da 4 a 5). Prima in classifica, insieme al Lazio, è la Campania, poi ci sono la Lombardia (19), la Puglia (15), la Toscana (13), la Calabria e Sicilia (entrambe con 10 vittime).
Accanto ai cambiamenti nella distribuzione territoriale, il 2013 registra anche la crescita dell’età media delle vittime di femminicidio, passata dai 50 anni del 2012 ai 53,4 dell’anno scorso. Il rapporto conferma che sono le pensionate le vittime prevalenti (35,5 per cento); al secondo posto le casalinghe e le disoccupate (15,1); quindi le impiegate, le lavoratrici dipendenti, le domestiche, le colf e le badanti (9,9 per cento).

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