LAMEZIA TERME Transumanza, ricerca dell’uomo in grado di risolvere tutti i problemi, corsa sfrenata verso il carro dei vincitori. Sembrano essere questi i concetti ricorrenti nella Calabria che si appresta a entrare in una nuova stagione politica.
Almeno questo è quanto emerge sfogliando i principali quotidiani di oggi. Ovvero lo scenario di una regione alle prese con un forte arretramento sotto il profilo dello sviluppo e della crescita economica, ma ancora alla ricerca perenne di una guida affidabile e credibile.
In tal senso le regionali del 23 novembre costituiranno uno snodo decisivo. A quella data i calabresi arriveranno al termine di una campagna elettorale povera di contenuti e in cui poco si è disusso di come risolvere le numerose emergenze con cui la regione deve ancora fare i conti.
A monopolizzare la scena sono state semmai le dinamiche relative al posizionamento dei partiti all’interno delle varie coalizioni.
Quella di centrosinistra guidata da Mario Oliverio è riuscita a mettere insieme otto liste e un totale di 240 candidati. Al suo interno tanti esclusi “eccellenti” fra gli uscenti del Pd e tante porte aperte agli ex del centrodestra (la Repubblica oggi ricorda i casi di Nucara, Belcastro e Magarò).
Nel centrodestra che grida al trasformismo, invece, le tre liste (Forza Italia, FdI-AN e Casa delle Libertà) che sostengono Wanda Ferro accolgono esponenti di Udc e Ncd i due partiti che, a loro volta, hanno dato vita alla coalizione che sostiene il senatore Nico D’Ascola. A chiudere il quadro Cono Cantelmi sostenuto dal Movimento 5 Stelle e Domenico Gattuso da L’Altra Calabria.
Sullo sfondo aleggia ancora la figura del grande sconfitto, Giuseppe Scopelliti, che non si rassegna ad un destino da esiliato e descrive la Calabria come «una terra maledetta e ingovernabile».
Di «strada in discesa» e «assenza di avversari» per il centrosinistra, parla invece Il Manifesto, ripercorrendo la lunga carriera politica di Oliverio.
Proiettato già al post elezioni è anche Libero la cui analisi è tutta incentrata sulla necessità per il centrodestra di ritrovare unità d’intenti e una linea condivisa.
La Calabria in questo senso è un pò lo specchio di quanto accade anche a livello nazionale. Dopo il boom del 2010 testimoniato dagli oltre venti punti di distacco dal centrosinistra, oggi dopo le vicende giudiziarie di Scopelliti, restano solo due tronconi del centrodestra calabrese che sembrano però più intenti a darsi battaglia fra di loro che non a guardare al vero obiettivo.
A tenere banco nei commenti politici presenti oggi sulla carta stampata, anche il rischio astensione che già in occasione della precedente tornata fu molto alto (41%) e che adesso potrebbe riguardare molti elettori delusi del centrodestra.
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