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Invertire la rotta

Cosa ha detto di nuovo la campagna elettorale per le regionali? Le solite cose. Avrebbe detto qualcuno interpretando lo scetticismo dei calabresi provati dall’atavica elusione degli impegni presi d…

Pubblicato il: 20/11/2014 – 16:07

Cosa ha detto di nuovo la campagna elettorale per le regionali? Le solite cose. Avrebbe detto qualcuno interpretando lo scetticismo dei calabresi provati dall’atavica elusione degli impegni presi dai politici e non mantenuti. Eppure, con tali precedenti e una popolazione sempre più sfiduciata, i cinque competitor allo scranno più alto della Regione si sono lasciati andare in promesse che, se osservate, potrebbero servire alla causa.  Mario Oliverio, candidato alla presidenza della Regione per il Pd, oltre all’impegno in favore dei giovani, ha lanciato un messaggio con il quale dice che, se eletto, presenterà entro la fine di gennaio prossimo un rapporto sulle condizioni economiche e sociali della Calabria e sulle risorse di cui essa dispone. Un impegno il cui fine è di dare ai calabresi la consapevolezza della situazione riferita alla passata gestione della Regione e, contemporaneamente, di promuovere un’azione di governo «capace di aggredire i nodi irrisolti e i problemi aggravati da una gestione distratta come la sanità, i rifiuti e le grandi emergenze del territorio». Wanda Ferro, benedetta da Silvio Berlusconi, è sicura di conquistare la prestigiosa poltrona di governatrice della Calabria. E ne è così intimamente convinta da affermare: «Batterò il trasformismo perché dalla mia parte ci sono giovani mamme con figli; ragazzi e soprattutto tante facce nuove». Sporadici i cenni al programma, tantomeno riferimenti agli alleati di un tempo con l’eccezione di una citazione, un po’ pesante per il vero (ma in politica non si fanno sconti a nessuno), nei confronti del coordinatore regionale del Nuovo centrodestra, Antonio Gentile: «In Calabria – ha detto – esistono ancora i cinghiali», mutuando la frase pronunciata da Umberto De Rose, ex presidente di Fincalabra («Se il cinghiale è ferito ammazza tutti») e titolare di una tipografia a Cosenza, per convincere l’editore del quotidiano L’Ora della Calabria di non pubblicare una notizia che riguardava il figlio del senatore Gentile. Wanda Ferro ha ribadito in tutte le occasioni pubbliche cui ha partecipato di «avere le mani libere» e di «non aver firmato cambiali in bianco con nessuno». Lo dimostrerebbe, a suo dire, il fatto che con lei e con il suo partito «non c’è più certa gente».

Qualche novità, secondo la tradizione del suo schieramento politico, proviene dal candidato alla presidenza della Regione Cono Cantelmi del Movimento 5 Stelle: «Sarà la rete – ha detto – a scegliere gli assessori regionali». E ha spiegato che sarà una prerogativa degli attivisti calabresi, ma che si potranno proporre, inviando i curricula, anche i non iscritti al Movimento. Punta tutto sulla Sanità, che in Calabria ha fatto molti passi indietro, il candidato alla presidenza del Nuovo centrodestra, Nico D’Ascola, che per le regionali ha stretto un patto elettorale con l’Udc. Il penalista reggino ha parlato di «diversi punti critici» che vanno colmati a cominciare dall’emigrazione sanitaria. Secondo D’Ascola, «è fondamentale mettere i cittadini nella condizione di avere sul territorio le stesse prestazioni e la stessa assistenza che potrebbero ricevere altrove». Infine, di una radicale rottura con il passato parla il candidato a governatore dell’Altra Calabria, Domenico Gattuso, il quale fa riferimento a una regione che necessita di interventi urgenti essendo «devastata socialmente, economicamente, eticamente e culturalmente». «Una regione – ha aggiunto – attanagliata dal malgoverno, dal malaffare, dalla burocrazia improduttiva, dalla ’ndrangheta e dai gruppi di potere che la privano di elementi fondamentali come la sanità e i trasporti».

Con queste premesse, dunque, tra poche ore verranno aperte le urne dalle quali usciranno i nomi di quanti saranno chiamati a formare il nuovo governo regionale. Qual è il desiderio e la speranza dei calabresi al riguardo? Che i trenta candidati che siederanno a Palazzo Campanella non lascino un retrogusto amaro tra gli elettori come è accaduto in passato, quando non sono stati capaci di trasformare le promesse in fatti. Il suggerimento che sentiamo di dare a ciascun consigliere è di impegnarsi con serietà e volontà per individuare e attuare progetti per invertire la rotta e per incidere positivamente sul futuro di questa terra, senza più il condizionamento della sua appartenenza e dell’ideologia; di essere così grandi da sapere superare steccati e interessi di parte. Vorremmo che, per la prima volta, maggioranza e opposizione affrontassero insieme i temi della speranza per questa regione. Crediamo che la Calabria è in ginocchio e non può permettersi più di sperare nell’“elemosina” del governo centrale. Questa regione ha risorse e mezzi propri per riuscire da sola nell’intento. Ciò che manca sono le persone capaci di spendersi per la comunità senza più anacronistici provincialismi e penalizzanti divisioni, ma tenendo in conto le vocazioni e le peculiarità delle cinque province. Abbiamo tre grandi cose che nessuno mai potrà toglierci: la bellezza del territorio, l’agricoltura e l’intelligenza dei calabresi. Mettiamole a frutto. Ma perché si possa realizzare ciò bisogna invertire la rotta di 360 gradi. Lo devono fare i cittadini i quali debbono capire che non si può continuare a vivere di clientela e di furbizia, o peggio di ’ndrangheta, di corruzione e di evasione fiscale.  Lo debbono fare soprattutto i rappresentanti del popolo, abbandonando antichi retaggi, come quello di guardare a un’elezione come l’occasione per trasformare la propria condizione di vita e, dopo, anche quella degli “amici” che li hanno aiutati a racimolare i voti.

*Giornalista

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