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Rivestirsi di giustizia

Che la criminalità danneggi l’economia, ostacoli la crescita e l’occupazione si sostiene da tempo immemorabile. E non solo noi, evidentemente. Soprattutto altri autorevoli commentatori politici. Ma…

Pubblicato il: 20/11/2014 – 16:15

Che la criminalità danneggi l’economia, ostacoli la crescita e l’occupazione si sostiene da tempo immemorabile. E non solo noi, evidentemente. Soprattutto altri autorevoli commentatori politici. Ma che a farlo sia stato il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, la cosa è preoccupante più che mai, al pari di quanto hanno già fatto Bruti Liberati e Ilda Boccassini che, di professione, si occupano di lotta al malaffare. Soprattutto la rossa signora della magistratura italiana che ha girato per varie Procure italiane, comprese alcune meridionali, da qualche tempo, si interessa anche delle infiltrazioni mafiose della ‘ndrangheta in Lombardia e, in particolare, nei lavori dell’Expo 2015.
Ma quando Visco, dall’alto dell’autorità della carica che ricopre, sostiene che la criminalità mette in fuga gli investimenti stranieri e che dal 2006 al 2012, si sono persi ben 16 miliardi di euro, c’è di che essere davvero preoccupati. Anche Nicola Gratteri, procuratore aggiunto della Dda reggina, non fa altro che sostenere da tempo l’assunto fatto proprio da Visco, tanto da meritarsi la “chiamata” dal premier Renzi, per trovare una possibile soluzione alla lotta alla ‘ndrangheta e non solo. Il governatore della Banca d’Italia – a parte i provvedimenti sollecitati dalla commissione Gratteri – si è detto del parere che per bloccare l’emorragia di fondi e ripristinare la legalità sia necessario ha chiesto la rapida approvazione del reato di autoriciclaggio, quello che punisce l’utilizzo e l’occultamento dei proventi dei propri crimini e non solo di quelli altrui. Visco, chiamato fondamentalmente ad altri compiti, ha voluto elencare i tanti guasti, a suo parere, dell’illegalità.
Qualche esempio, secondo Visco. Il costo del denaro per le imprese, nelle zone dove comanda la criminalità è di quasi trenta punti base più alto rispetto alle aree sicure. E più alte sono anche le assicurazioni: le cinque province con i premi più costosi sono Napoli, Caserta, Prato, Crotone e Reggio Calabria. Nelle province calabresi, il premio medio pagato è più alto del triplo della media dell’Unione europea. Questa è una storia vecchia, che risale agli anni 60, quando due persone della Piana di Gioia Tauro si sono presentate da un avvocato di Milano dicendo che in corso Buenos Aires avevano avuto un incidente e che era necessario procedere all’assicurazione. L’avvocato, intuendo la combine, ha sbattuto fuori i due che – era evidente – intendevano truffare l’assicurazione.
È come dire che «il deficit di reputazione», secondo Visco, vale 16 miliardi, che, invece, potevano affluire, per esempio, in Calabria sotto forma di investimenti esteri. Ecco perché il governatore della Banca d’Italia si è voluto trasformare in fustigatore dei mali italiani: anzi del cancro per eccellenza, la criminalità organizzata. Secondo l’autorevole economista, è fondamentale «ricreare le condizioni per crescere» e gran parte della ripresa può arrivare da un contrasto più deciso ai reati di truffa, riciclaggio ed evasione fiscale. E come ha scritto Fabio Savelli sul Corriere della Sera, l’atto di accusa di Visco (e la conseguente perdita di investimenti esteri) ha trovato orecchie attente in Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, per la quale «il tappo non è l’articolo 18, ma la corruzione da cui dipende gran parte del sommerso».
Da Milano a Reggio Calabria. Se nella capitale industriale del Paese ad ascoltare Visco c’erano capitalisti e imprenditori; a Reggio il vescovo della Diocesi, monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, ha voluto una veglia di preghiera per le vittime di soprusi e ‘ndrangheta, e per risvegliare le coscienze. Una veglia rivolta a tutti gli uomini di buona volontà, pronti a dare il loro granellino di sabbia per costruire una società migliore, non a sottrarlo. Ecco perché si è parlato esplicitamente della necessità di «rivestirsi di giustizia». Un’occasione per riaffermare la vicinanza della Chiesa verso quanti vivono situazioni di sofferenza a causa della criminalità. Non solo una veglia di riflessione, ma l’assunzione di un impegno concreto contro ogni forma di sopruso e di ingiustizia.Un no al crimine, senza se e senza ma, è venuto anche da Amantea dopo le intimidazioni agli amministratori. La “resistenza” del sindaco Monica Sabatino, dopo tali vicende, è un segnale della volontà di garantire trasparenza e responsabilità di azione ai cittadini di Amantea e, per questo, merita un sostegno da parte di tutti. Lo ha sottolineato anche il ministro per gli Affari regionali Maria Carmela Lanzetta, presente col prefetto di Cosenza Gianfranco Tomao al consiglio comunale straordinario.
Resistere era il sentimento comune di chi ha voluto essere presente, espresso anche dalla senatrice Doris Lo Moro. Tutto ciò in una regione nella quale la percentuale degli atti intimidatori impuniti è troppo alta, ha spiegato la presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle intimidazioni nei confronti di amministratori locali. Non è facile, perché – anche in questi casi – il silenzio caratterizza comportamenti e connivenze. Nonostante questo gli amministratori che subiscono intimidazioni non devono retrocedere, ma denunciare, continuando un percorso di legalità e buona amministrazione. Non possono essere già 70 le minacce arrivate agli amministratori locali: per pochi malavitosi non possono pagare i molti cittadini onesti. Diceva De Cervantes: «L’onestà è la miglior politica».

 

*Giornalista

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