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Concorso ai Riuniti, Naccari rinviato a giudizio

REGGIO CALABRIA Sarà un regolare processo a stabilire se e in che termini l’ex consigliere regionale del Pd Demetrio Naccari Carlizzi abbia in qualche modo influito sull’assegnazione di due posti d…

Pubblicato il: 25/11/2014 – 15:39
Concorso ai Riuniti, Naccari rinviato a giudizio

REGGIO CALABRIA Sarà un regolare processo a stabilire se e in che termini l’ex consigliere regionale del Pd Demetrio Naccari Carlizzi abbia in qualche modo influito sull’assegnazione di due posti di dirigente medico presso il reparto di dermatologia degli Ospedali Riuniti. Insieme a lui, per decisione del gup Barbara Bennato, dovrà presentarsi il 20 gennaio di fronte al Tribunale di Reggio Calabria, anche la moglie Valeria Falcomatà – medico presso l’unità di Dermatologia e aspirante al ruolo di dirigente medico – e in concorso con il marito accusata di aver effettuato pressioni sui vertici dell’assessorato regionale alla Sanità dell’epoca per ottenere la nomina di una persona ritenuta amica nella commissione esaminatrice. Ma imputati nel medesimo procedimento con rito ordinario, sono anche gli ex dirigenti dell’Azienda sanitaria Domenico Mannino e Paolo Vazzana, e i commissari di gara Giuseppe Crisalli e Giuseppa Caserta. Il prossimo 20 gennaio, in aula ci sarà anche l’unica parte civile ammessa dal gup, la dottoressa Mariolina Arcidiaco, a detta del giudice ammissibile perché lesa nella possibilità di accedere a chance di carriera, mentre gli ospedali Riuniti si sono visti bocciare la medesima istanza.

Rimane invece tuttora stralciata per un difetto di notifica dell’avviso di conclusione indagini, la posizione di Antonio Bonura, accusato di favoreggiamento personale perché in sede di indagini avrebbe taciuto informazioni in suo possesso in merito alla nomina di Valenti, componente della commissione di nomina regionale e convocato di fronte al gup per il prossimo 9 dicembre. Rimangono ancora in bilico le posizioni di Vincenzo Schirippa, Giuseppe Foti, Giancarlo Valenti, stralciate in sede di chiusura indagini per ulteriori approfondimenti, mentre sembra essere stata definitivamente archiviata quella dell’ex direttore generale Mario Santagati.

Stando all’impostazione accusatoria, Naccari «abusando della sua qualità e dei suoi poteri di assessore della giunta della Regione (e quindi di pubblico ufficiale) ed in particolare del potere politico derivante da tale incarico», avrebbe indotto «pubblici ufficiali e incaricati di pubblico servizio presso la giunta della Regione Calabria e presso l’Azienda ospedaliera Bianchi Melacrinò Morelli a dargli indebitamente l’utilità consistente nell’arbitraria facoltà di ingerirsi (in spregio alla normativa che regola le procedure di nomina) nella scelta dei membri della commissione d’esame che avrebbe giudicato il concorso pubblico».

Stando all’impostazione accusatoria, l’ex consigliere regionale dem avrebbe tentato di indirizzare la composizione della commissione esaminatrice che per legge deve gestire i concorsi interni all’ospedale. Da un lato dunque Naccari avrebbe esercitato pressioni perché fosse Giancarlo Valenti – sulla cui posizione sono ancora in corso approfondimenti – il commissario di nomina regionale, mentre avrebbe indotto i dirigenti dell’Azienda sanitaria Domenico Mannino e Paolo Vazzana, a «a sensibilizzare in favore della Falcomatà il membro di nomina interna all’Azienda ospedaliera (individuato nella persona di Foti Giuseppe)», come pure a «falsare la procedura di sorteggio per la nomina del terzo membro (reato commesso in concorso con i commissari sorteggiatori e con la dirigenza dell’azienda ospedaliera) in modo che la scelta ricadesse sulla persona di Schirripa Vincenzo». Da qui le accuse nei confronti degli altri sei indagati per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio – i direttori sanitari Domenico Mannino e Paolo Vazzana, insieme ai commissari di gara Igino Aldo Postorino, Giuseppe Crisalli, Giuseppa Caserta.

Accuse pesanti, finite al centro di un’inchiesta durata più di cinque anni e partita in seguito alle denunce di Carmela Arcidiaco, attuale primario facente funzioni del reparto, all’epoca aspirante a un incarico a titolo pieno. Un concorso diverso da quello cui ha partecipato la Falcomatà, all’epoca aspirante all’incarico di aiuto, che la Arcidiaco già da tempo ricopriva. Tuttavia è stata  proprio Arcidiaco, grazie anche a una serie di registrazioni ambientali fatte pervenire alla Procura, a puntare il dito contro la collega Falcomatà e il marito di lei, Demetrio Naccari, accusati di aver tentato di drogare quel concorso per l’assunzione di due dermatologi ai Riuniti. Conversazioni attorno a cui nei mesi scorsi è divampata la polemica anche alla luce della diversa interpretazione e trascrizione che è emersa all’esito della perizia disposta dalla stessa Procura. Una battaglia che adesso si sposterà in aula, dove il confronto – hanno anticipato gli avvocati – ancora prima che nel merito, sarà sulla configurazione stessa del reato, anche alla luce delle modificazioni introdotte dalla legge Severino. Per le difese infatti, nonostante agli indagati si contesti un’induzione alla concussione, ancora non appare chiaro né documentabile, che tipo di utilità avrebbero avuto i soggetti coinvolti.

Alessia Candito

a.candito@corrierecal.it

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