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Il patto di Mario e Matteo

Venerdì, a meno di variazioni dell’ultima ora, Matteo Renzi sarà a Reggio Calabria e la cabina di regia da lui voluta per affrontare l’emergenza Calabria vedrà finalmente al tavolo anche il nuovo s…

Pubblicato il: 25/11/2014 – 16:32
Il patto di Mario e Matteo

Venerdì, a meno di variazioni dell’ultima ora, Matteo Renzi sarà a Reggio Calabria e la cabina di regia da lui voluta per affrontare l’emergenza Calabria vedrà finalmente al tavolo anche il nuovo sindaco di Reggio, Giuseppe Falcomatà, e il nuovo presidente della Regione, Mario Oliverio. Quest’ultimo, però, non nella ufficialità del nuovo incarico. La proclamazione arriverà, se tutto va bene, alla fine della prossima settimana, tali sono i tempi tecnici necessari all’esame dei risultati da parte dei tribunali dei tre collegi elettorali, il trasferimento dei relativi verbali alla Corte d’appello di Catanzaro e, quindi, la proclamazione ufficiale. A quel punto Oliverio potrà prendere possesso dei suoi uffici a Palazzo Alemanni, mentre i nuovi consiglieri regionali dovranno attendere la convocazione della prima seduta, incarico che spetta a Franco Talarico quale presidente uscente del consiglio regionale. Per fortuna qui il termine è perentorio, «entro dieci giorni dalla proclamazione», recita lo Statuto che altrimenti qualche altra scusa per tenersi le chiavi di Palazzo Campanella il nostro piccolo scrivano lametino l’avrebbe trovata.
Se questa è la tabella di marcia ufficiale, altra è, invece, l’agenda politico-istituzionale stesa da Mario Oliverio. Ci lavora quando riesce a smarcarsi dalla lunga schiera di “amici” che sono lì a ricordargli quanto hanno sudato per aiutare la sua campagna elettorale. A fare i conti, ironizzano i più stretti collaboratori di Oliverio, ci sarebbe da riscrivere sia la cifra dell’affluenza alle urne che quella di chi ha votato per il centrosinistra, posto che alla fine sul carro del vincitore stentano a trovare posto proprio i fedelissimi.
Si meravigli chi vuole, non se ne meraviglia certo chi, appunto come Oliverio, certe scene le ha già viste più volte e sa bene come solo le sconfitte, soprattutto quelle politiche, sono orfane.
Non fa velo all’agenda, dunque, l’ostentata partecipazione al giubilo di queste ore. E l’agenda prevede tagli robusti alla burocrazia; azzeramento delle consulenze esterne; benservito ai commissari che in queste settimane di campagna elettorale hanno gestito la sanità calabrese con una disinvoltura che neanche il più callido dei politici ha mai dimostrato.
C’è da lavorare alla squadra, certo. Ma Oliverio si è impegnato, e non vediamo perché non credergli, a scegliere la squadra in funzione degli obiettivi e delle emergenze non già come momento di compensazione di accordi pregressi o, peggio, di saldatura per intese politiche. Semmai il passaggio più delicato risiede nel dare vita a un gruppo di esperti capaci di supportare le scelte che Oliverio dovrà affrontare già da subito. Le direttrici sono diverse. Una porta al ruolo nuovo che dovrà avere il consiglio regionale, chiamato a rimettere in piedi uno Statuto rattoppato peggio del costume di Arlecchino. Altra porta a una ricognizione attenta delle magagne ereditate: fra tutte un contenzioso che neppure si è riusciti a quantificare. Altra ancora alla dismissione di carrozzoni dei quali si parla a ogni avvio di legislatura, salvo poi limitarsi a sostituirne conducenti e condotti.
Infine due nodi enormi quanto le gomene di un transatlantico: porto e area industriale di Gioia Tauro e sanità. E qui torniamo da dove siamo partiti, cioè all’incontro in programma con il premier Matteo Renzi. Perché in questi nodi il governo ci ha messo di suo e già in campagna elettorale Mario Oliverio non ha mancato di dirlo a chiare note.

Urbani e Pezzi debbono andare a casa subito. Lorenzin, che pure è ministro del governo presieduto da Renzi, in campagna elettorale è entrata a gamba tesa e ha mirato direttamente alle caviglie del candidato Mario Oliverio per favorire i suoi antagonisti di sempre, Tonino e Pino Gentile. Ha chiuso in una stanza Pezzi e Urbani garantendogli sopravvivenza anche dopo le elezioni. Di più, ha detto che il governo varerà una norma che impedisca ai presidenti delle Regioni commissariate di essere anche commissari per il Piano di rientro. Su questo Oliverio vuole soddisfazione. Lo ha già fatto sapere a Renzi, per via indiretta, mandando espliciti messaggi con Luca Lotti, Lorenzo Guerini ed Ernesto Magorno. Glielo ha accennato nel corso di una lunga telefonata avuta dopo il voto. Glielo ribadirà venerdì di persona.
Gioia Tauro: chiunque ci ha messo mano fino ad oggi ha combinato disastri. Poco importa adesso stabilire se lo ha fatto perché folgorato sulla via di… Zurigo, cioè per simpatia verso il “padrone delle ferriere”, oppure per incapacità strutturata e strutturale. Sta di fatto che la Regione Calabria è stanca di avere un porto che, al netto delle chiacchiere, non ha mai prodotto né occupazione e né sviluppo in proporzione ai costi che invece sono stati riversati sulla collettività. Anche qui le incursioni di pezzi del governo Renzi non sono mancate durante la campagna elettorale e anche su questo Mario Oliverio non intende recitare la parte della bella statuina. Lo ha detto nel corso del convegno tenutosi proprio dentro l’autorità portuale di Gioia Tauro a pochi giorni dal voto. In quella sede, con garbo ma con fermezza, Oliverio ha anche corretto il viceministro Del Basso de Caro quando ha parlato di un nuovo presidente dell’Autority da nominare, «sentito il parere della Regione», in tempi strettissimi. «Concordiamo sul subito – ha chiosato Oliverio – ma la scelta deve essere condivisa con la Regione, non basta solo sentirne il parere».
C’è quanto basta per meglio descrivere la caratura del rapporto Oliverio-Renzi. Fin qui si è badato, con notevole superficialità, al rapporto tra Renzi il rottamatore e Oliverio il comunista ortodosso. Niente di più fuorviante: il rapporto politico non avrà scossoni. È il rapporto tra il presidente della Regione Calabria Mario Oiverio e il capo del governo Matteo Renzi che potrebbe riservare qualche sorpresa.

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