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Renzi (ri)parte dall'ex Omeca

REGGIO CALABRIA C’è un percorso che unisce come una strada ferrata Firenze e Reggio Calabria passando per la Capitale. Una coincidenza, forse. Ma a tener presente il valore simbolico che un abile c…

Pubblicato il: 26/11/2014 – 13:07
Renzi (ri)parte dall'ex Omeca

REGGIO CALABRIA C’è un percorso che unisce come una strada ferrata Firenze e Reggio Calabria passando per la Capitale. Una coincidenza, forse. Ma a tener presente il valore simbolico che un abile comunicatore come Matteo Renzi attribuisce a fatti e situazioni, c’è da credere che nulla sia frutto del caso.

Una vecchia stazione ferroviaria dismessa, la Leopolda, è stata il luogo che ha segnato l’inizio dell’inarrestabile ascesa del premier e segretario Pd nel Paese. E uno stabilimento industriale che produce treni diventerà il punto di ripartenza della Calabria: l’AnsaldoBreda di Reggio, le ex officine Omeca, che da sempre rappresentano il cuore e l’emblema di una città onesta e operosa. È questa la location scelta per l’incontro di esordio della filiera istituzionale, interamente dem, che adesso unisce i palazzi della politica – Chigi, Alemanni e San Giorgio. Il presidente del Consiglio venerdì 28 si accompagnerà per la prima volta, dopo le elezioni di domenica scorsa, al neogovernatore Mario Oliverio e al giovane sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà, chiamati a partecipare alla riunione della “cabina di regia” che finalmente non sarà più una sorta di “anatra zoppa”. Dopo la fine ingloriosa del governo regionale di destra, dopo il ritorno alla democrazia del Comune di Reggio sciolto per mafia e dopo la definitiva autodistruzione del modello Scopelliti, in Calabria si riaffacciano, dunque, piene condizioni di agibilità democratica.

Sono passati poco più di tre mesi da quando, alla vigilia di Ferragosto, Matteo Renzi piombò nella nostra regione. Fece due annunci: una cabina di regia, effettivamente partita e riunitasi diverse volte per affrontare i gravi problemi di questa terra, e commesse assicurate fino al 2017 per lo stabilimento AnsaldoBreda.

Il sindacato storse il naso, rivendicando la necessità di garantire l’«italianità» delle ex Omeca contro l’ipotesi di una cessione del ramo ferroviario di Finmeccanica a investitori stranieri, cinesi e giapponesi. Quello stesso sindacato – su tutti, la Cgil –, sulla scorta del proprio posizionamento a livello nazionale, è stato molto duro con Renzi durante la campagna elettorale di Oliverio, attuando una sorta di “contropropaganda” anti-Pd.

Adesso si arriva all’incontro reggino che, salve variazioni dell’ultimo minuto, dovrebbe fotografare l’istante della svolta attesa dai calabresi. La scelta di un’industria, di quella industria, risponde a una volontà precisa. Dopo gli anni della politica di plastica, della vacuità del confronto democratico, delle promesse non mantenute, non c’è luogo più adatto dell’AnsaldoBreda per lanciare un messaggio di concretezza: è la sfida dell’economia reale all’illusione di una politica a volte più impalpabile della speculazione finanziaria, è il ritorno alla centralità del tema del lavoro caro a chi viene da una certa scuola di pensiero e di partito. Come Oliverio, figlio della Stalingrado calabrese. E come Italo Falcomatà, il sindaco di Reggio che alle Omeca dedicò anche gli ultimi giorni della sua vita, lasciando un’eredità di impegno politico e morale oggi raccolta da suo figlio Giuseppe.

Raffaele Di Nardo

redazione@corrierecal.it

 

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