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Peculato per… 56 euro, assolto Bruno

CATANZARO Il fatto non sussiste: avere dormito con la propria moglie non costituisce reato. Una conclusione che dovrebbe apparire finanche banale, ma non nel caso di Enzo Bruno, nuovo presidente de…

Pubblicato il: 27/11/2014 – 14:42
Peculato per… 56 euro, assolto Bruno

CATANZARO Il fatto non sussiste: avere dormito con la propria moglie non costituisce reato. Una conclusione che dovrebbe apparire finanche banale, ma non nel caso di Enzo Bruno, nuovo presidente dell’Amministrazione provinciale di Catanzaro e segretario provinciale del Partito democratico.
Per dimostrarlo, infatti, ha dovuto attendere con pazienza la sentenza, arrivata oggi, della Corte d’appello di Catanzaro. In primo grado, invece, quella notte trascorsa in albergo con la propria signora, all’allora capogruppo del Pd alla Provincia era costata la condanna a un anno di reclusione perché, secondo i giudici di primo grado, era la consumazione del reato di peculato con un danno all’erario di ben… 56 euro. Quanto sarà costato, invece, all’erario l’istruzione di un processo risoltosi ora in un vuoto pneumatico?
Spieghiamo l’arcano: la Corte d’appello ha assolto Enzo Bruno dall’accusa di peculato per avere condiviso con la moglie una stanza d’albergo. Il pernottamento era legato alla partecipazione del consigliere provinciale Bruno a un convegno istituzionale fuori dalla Calabria. Bruno aveva diritto, per questo, al rimborso del pernottamento, ma siccome con lui ha pernottato anche la moglie, ecco che scattava un aggravio del costo della camera che passava da “doppia uso singola” a “matrimoniale”. Appunto 56 euro, che nell’Italia dei predatori milionari e delle scorte di polizia pagate dall’ente locale e non dal ministero dell’Interno, fa scandalo.
Inutile dire che Enzo Bruno tentò in ogni modo di dimostrare la buona fede e risarcire il “grave” danno ma fu tutto inutile: rinvio a giudizio e condanna a un anno di reclusione arrivarono implacabili e per giunta alla vigilia della sua candidatura a presidente della Provincia.
Più clemente, per sua fortuna, il Partito democratico che, esaminata la vicenda, decise ugualmente di appoggiarne la candidatura poi sfociata in elezione. Ma non bastava, Bruno intendeva uscirne totalmente pulito e su questa strada incontrava il rischio della “prescrizione”. Già, il “rischio prescrizione”, laddove per molti altri la prescrizione è tutt’altro che un rischio ma semmai una ciambella di salvataggio.
Questa volta la favola della malagiustizia ha un lieto fine: la Corte d’appello ha condiviso carte e argomentazioni esposte dal difensore di Enzo Bruno, l’avvocato Giovanni Mosca, e lo ha mandato assolto perché il fatto non sussiste.
E poi dici che uno lascia la moglie a casa….

 

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