CATANZARO Passato l’appuntamento elettorale, al Comune di Catanzaro si torna a pensare come portare a termine il mandato di Sergio Abramo quando siamo giunti a metà del suo cammino. La situazione è tesa e complicata, soprattutto alla luce dei nuovi rapporti di forza scaturiti dalle urne regionali e dalla formazione sempre più convulsa del consiglio comunale dove, di fatto, esistono due maggioranze distinte.
Il gruppo misto, infatti, ogni giorno va componendosi di nuovi consiglieri: per ora siamo a otto, ma presto potrebbe arrivare anche l’adesione di Franco Leone, dato in uscita da “Per Catanzaro” come già aveva fatto il collega Luigi Levato. Il gruppo creato dall’ex assessore Massimo Lomonaco svanirebbe così nel nulla nonostante gli oltre quattromila voti portati a sostegno della candidatura di Abramo nel 2012.
Di tregua armata quindi si tratta, perché se da un lato Mimmo Tallini, con i suoi 9939 voti raccolti alla Regione, ha dimostrato ad Abramo ancora una volta la sua forza, costringendo il sindaco ad un vincolo politico ancor più stretto, dall’altra parte il Nuovo centrodestra, con l’ingresso di Baldo Esposito in consiglio regionale, ha tutto l’interesse a mantenere un filo diretto al Comune tramite i consiglieri di Catanzaro da Vivere, nonostante la frattura tra Forza Italia ed Ncd abbia lasciato in dote ad Abramo anche l’impossibilità di contare sull’appoggio incondizionato del gruppo che in fa capo al senatore Piero Aiello.
Eppure la chiamata alle urne per la prossima primavera, da alcuni ritenuta auspicabile per restituire alla città una maggioranza che non sia irrigidita dalle lotte interne, appare una soluzione lontana. Gli equilibri sono sì fragili, ma comunque esistono e ora il paventato rimpasto della giunta comunale potrebbe puntellarli.
La scelta dei consiglieri di maggioranza infatti è tra due opzioni: o si trova una quadratura e si arriva a fine mandato o tutti a casa e decideranno le urne. E vincerà la prima ipotesi visto che uno scontro fratricida tutto interno al centrodestra politicamente non pagherebbe per nessuno e allora la soluzione si troverà. Magari anche con l’aiuto di una stampella esterna alla maggioranza o addirittura esterna al consiglio comunale, con accordi su nomi che potrebbero mettere insieme anche consiglieri che solitamente non siedono vicini nella sala del Consiglio di Palazzo de Nobili.
Alessandro Tarantino
redazione@corrierecal.it
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