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Omicidio Bruni, «non esiste la gravità indiziaria»

COSENZA «Non esiste la gravità indiziaria». Ecco perché il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Cosenza, Livio Cristofano, non ha convalidato il fermo emesso nei giorni scorsi …

Pubblicato il: 01/12/2014 – 17:21
Omicidio Bruni, «non esiste la gravità indiziaria»

COSENZA «Non esiste la gravità indiziaria». Ecco perché il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Cosenza, Livio Cristofano, non ha convalidato il fermo emesso nei giorni scorsi nei confronti di due presunti esponenti della ‘ndrangheta del Cosentino, Maurizio Rango, di 38 anni, e Adolfo Foggetti (29). I due erano stati fermati dai carabinieri del reparto operativo del comando provinciale di Cosenza – guidati dal tenente colonnello Vincenzo Franzese – per concorso in omicidio, porto e detenzione di armi e occultamento di cadavere nei confronti di Luca Bruni, scomparso il 3 gennaio del 2012 e non più ritrovato. Per il delitto è ricercato Daniele Lamanna (40), mentre è indagato Franco Bruzzese (47), già detenuto per altri reati. I provvedimenti di fermo erano stati emessi dal procuratore della Dda di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, dal procuratore aggiunto, Giovanni Bombardieri, e dal sostituto, Pierpaolo Bruni. I reati contestati ai quattro indagati sono tutti aggravati dal metodo mafioso. Maurizio Rango e Adolfo Foggetti sono ritenuti dagli investigatori il reggente e l’esponente di vertice della cosca della ‘ndrangheta dei “Rango” che opera in provincia di Cosenza. Alle indagini sull’omicidio di Luca Bruni, figlio del presunto boss “bella bella”, hanno fornito elementi anche alcuni collaboratori di giustizia del Cosentino. Ma la tesi del pubblico ministero Giuseppe Casciaro non ha convinto il gip che non ha convalidato il fermo di Foggetti e Rango. Per il giudice non ci sarebbe la gravità indiziaria e il pericolo di fuga. I due al momento sono in carcere perché coinvolti anche nell’operazione che nei giorni scorsi ha colpito la cosca degli zingari del Cosentino. 

Anzi – motiva il giudice nelle circa diciassette pagine di provvedimento con il quale non ha convalidato il fermo – «l’impostazione accusatoria patisce di un’eccessiva genericità e indeterminatezza, derivante dal fatto che la più rilevante fonte dichiarativa, costituita dal collaboratore di giustizia Ernesto Foggetti, copre solo una parte temporalmente anticipata, ed eventualmente, meramente preparatoria dell’omicidio Bruni».  

Ma – specifica il giudice per le indagini preliminari – un ulteriore problema per le regole da seguire, in sede di valutazione della gravità indiziaria, in particolare per «la chiamata in reità dei collaboratori di giustizia». 

Per il gip le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia devono dimostrare la «partecipazione» degli indagati al fatto delittuoso che riguarda l’omicidio Bruni; «l’entità del contributo e l’evento».  

Mirella Molinaro

m.molinaro@corrierecal.it

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