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Quagliariello e Gentile: disponibili a collaborare con Oliverio

LAMEZIA TERME Le elezioni calabresi hanno dimostrato che una terza via è possibile e Tonino Gentile ha gioco facile nell’utilizzare una metafora bellica: «Siamo entrati in campagna elettorale da fe…

Pubblicato il: 01/12/2014 – 12:49
Quagliariello e Gentile: disponibili a collaborare con Oliverio

LAMEZIA TERME Le elezioni calabresi hanno dimostrato che una terza via è possibile e Tonino Gentile ha gioco facile nell’utilizzare una metafora bellica: «Siamo entrati in campagna elettorale da feriti e ne siamo usciti sani. Altri che ci sono entrati in piena salute ne sono usciti politicamente morti». Ogni riferimento a Forza Italia è puramente voluto, così come ogni bordata a chi non avrebbe scommesso un centesimo sul successo della coalizione “Alternativa popolare”. Davanti a microfoni e taccuini il coordinatore regionale del Nuovo centrodestra gonfia il petto e richiama tutti al senso di responsabilità: «Noi siamo disponibili a collaborare nell’interesse della Calabria. Il quinquennio di Loiero e i quattro anni di Scopelliti hanno dimostrato che da soli non si va da nessuna parte». I temi sui quali Ncd cerca un’intesa col governatore Mario Oliverio sono quelli ascoltati ripetutamente nel corso di queste ultime settimane: lotta alla criminalità organizzata, alla disoccupazione e politiche per il miglioramento del sistema sanitario. 

Si parla di grandi progetti in una saletta dell’aeroporto di Lamezia Terme ma c’è un convitato di pietra. Ed è rappresentato dalla richiesta di affidare a Pino Gentile la presidenza del consiglio regionale. Nessuno tra i dirigenti ne parla apertamente e anche Gaetano Quagliariello preferisce rifugiarsi nel politichese: «Una Regione robusta, al di là della dinamica tra vincitori e vinti, farebbe piacere ai calabresi». È un modo elegante per dire che gli alfaniani puntano a ottenere un accordo istituzionale con il centrosinistra. Ma non è qui e non è adesso che va ricercata la soluzione. Se intesa sarà, sarà siglata a Roma. Quagliariello è convinto di avere buoni argomenti (la pattuglia di senatori calabresi di Ncd è decisiva per il mantenimento in vita del governo Renzi) per convincere Guerini, Oliverio e Magorno che è meglio trovare un punto d’incontro piuttosto che andare al muro contro muro. Ufficialmente, però, la linea del coordinatore nazionale degli alfaniani è questa: «Chi ha vinto le elezioni è giusto che governi. Noi non chiediamo nulla ma siamo qui a rappresentare la responsabilità che ci è stata conferita dagli elettori». 

Una «responsabilità» grazie alla quale la coalizione è riuscita a eleggere tre rappresentanti (oltre a Gentile senior ci sono Baldo Esposito e Giovanni Arruzzolo) in consiglio regionale. «Sarebbero potuti essere quattro – rivendica Gentile – se solo il complicato meccanismo dei resti non avesse premiato la “Casa delle libertà” o se solo avessimo avuto un po’ di tempo in più». Tuttavia questo non è il tempo delle recriminazioni, ma dei buoni propositi. E tra questi rientra senz’altro il progetto di accelerare con la costruzione di un unico soggetto politico, figlio della fusione tra Ncd e Udc. Il primo step di questo processo sarà rappresentato dalla fusione dei gruppi parlamentari. Il resto si vedrà. «Una cosa è certa – spiega Nico D’Ascola, senatore e candidato a presidente della Regione di questa coalizione –: il mondo dei moderati è orfano di rappresentanza. Forza Italia ha scelto di spostarsi a destra, seguendo le orme della Lega di Salvini e di Fratelli d’Italia. Dunque, si apre un vuoto che possiamo colmare». Concorda con lui Antonio De Poli, plenipotenziario di Lorenzo Cesa, sceso in Calabria con l’obiettivo di rincuorare truppe uscite con le ossa rotte dalla competizione elettorale. 

Già, perché se nell’Ncd ci sono solo sorrisi, è nell’Udc che si registrano gli umori più cupi. Michele Trematerra non ha difficoltà ad «ammettere la sconfitta» ma con altrettanta chiarezza fa intendere che il progetto iniziale non viene meno: «Si può fare politica anche fuori dalle istituzioni». Franco Talarico, al suo fianco, non fa una piega. 

Poi, sul gong finale, arriva la stilettata diretta a Scopelliti: «Io fuori dal consiglio regionale? Certo che ci sono rimasto male. Ma tale risultato forse è stato il frutto della mancanza di collegialità che c’è stata dopo marzo». Mese in cui, guarda caso, l’ex governatore è stato condannato nel “processo Fallara”. 

Antonio Ricchio

a.ricchio@corrierecal.it

 

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