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Processo Musy, teste nega le frasi intercettate: rischia la denuncia

TORINO Maria Cefalì, tra i testi chiave del processo a Francesco Furchì, accusato dell’omicidio del consigliere comunale torinese Alberto Musy, ha negato tutte le frasi e le circostanze emerse dall…

Pubblicato il: 02/12/2014 – 12:07
Processo Musy, teste nega le frasi intercettate: rischia la denuncia

TORINO Maria Cefalì, tra i testi chiave del processo a Francesco Furchì, accusato dell’omicidio del consigliere comunale torinese Alberto Musy, ha negato tutte le frasi e le circostanze emerse dalle intercettazioni prodotte dalla procura e da cui emergevano riferimenti all’omicidio e alla pistola usata per compierlo. La donna è la moglie di Felice Filippis, amico dell’imputato. Il legale della famiglia Musy, Giampaolo Zancan, ha annunciato una denuncia per falsa testimonianza nei suoi confronti.
La teste, in particolare, ha negato di avere mai sentito la frase, pronunciata dal marito, «Marì, se parlo io lui cent’anni si piglia», riferita al’imputato Furchì. E ha negato anche di avere detto al marito la frase: «Ma secondo me, Felice, la pistola lui se ne è liberato subito, la pistola deve essere in Calabria da chi lo ha mandato ad ammazzare quello».
«Cose che ho sentito ai telefilm alla tv», si è limitata a dire la donna rispondendo alle domande del pm Roberto Furlan. La testimonianza ha più volte provocato l’ironia del presidente della Corte d’assise, Pietro Capello: «È veramente grandioso – ha detto –. L’unico esempio simile è di quando uno ha trovato per terra un assegno già intestato a lui».
«Io posso guardare tutti negli occhi e per prima la moglie di Musy perché non ho assolutamente fatto un gesto del genere». Con queste parole Furchì si è rivolto alla Corte d’assise in aula. «Sono in carcere da 22 mesi per un’accusa gravissima – ha aggiunto nel corso di alcune dichiarazioni spontanee –. Posso anche avere dei difetti, però a 50 anni non posso neanche pensare di fare qualcosa del genere».

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