GIOIA TAURO «I lavoratori della De Masi di Gioia Tauro hanno deciso di iniziare nei prossimi giorni lo sciopero della fame. Abbiamo più volte sollecitato un intervento per salvare la fabbrica simbolo della lotta alla ‘ndrangheta, abbiamo chiesto allo stesso presidente del Consiglio di incontrare l’ingegnere De Masi in occasione delle sue visite in Calabria, ma l’unica risposta ricevuta è stata il silenzio». Così Gianna Fracassi, segretario confederale della Cgil, interviene, con una nota, sulla vertenza del gruppo metalmeccanico calabrese. «Silenzio – prosegue – che costerà caro: se non ci saranno novità, De Masi, dopo aver resistito alle minacce della criminalità organizzata, dovrà chiudere i battenti a causa del mancato sostegno al credito delle banche, contro cui ha già vinto un procedimento penale per usura». A fine anno si esaurirà la procedura di cassa integrazione in deroga e la proprietà, priva di liquidità, sarà costretta a cessare le attività. «Quella della De Masi – afferma Gianna Fracassi – è una vertenza dall’alto valore simbolico, che coinvolge non solo il destino di centinaia di lavoratori, ma quello di un territorio, e guarda non solo all’occupazione ma al riscatto dalla ‘ndrangheta. È necessario che le istituzioni diano un segnale forte e tangibile di supporto alle forze sane del Paese: lo Stato deve dimostrare la propria vicinanza e il proprio sostegno a chi, in nome della legalità, rischia la vita. Dei lavoratori e della lotta alla criminalità non ci si può ricordare solo all’occorrenza: non servono buoni propositi e slogan, ma impegni chiari, aiuti e risorse».
x
x