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Presto il Piano trasporti

Tre aeroporti funzionanti e altri due (Scalea e Sibari) che sperano di diventarlo. Anche se quello dello Jonio ancora deve essere realizzato. Una condizione, quella calabrese, che all’inizio degli …

Pubblicato il: 04/12/2014 – 10:45

Tre aeroporti funzionanti e altri due (Scalea e Sibari) che sperano di diventarlo. Anche se quello dello Jonio ancora deve essere realizzato. Una condizione, quella calabrese, che all’inizio degli anni 50 sembrava possibile in quelle regioni che potevano brandire un Pil di tutto riguardo, ma una chimera in una zona considerata cenerentola.
E invece è una realtà che inorgoglisce tutti ma che, nel contempo, preoccupa tanto. La domanda che ci si pone e che ci auguriamo fosse motivo di analisi ragionata è se, stante il perdurare di una condizione sociale decisamente precaria, con una crisi occupazionale senza precedenti, la Calabria potrebbe pensare di mantenere cinque aeroporti anche se, sapientemente, dislocati in aree lontane l’una dall’altra? Si tratta di una domanda cui possono rispondere i dati relativi al traffico passeggeri e cargo, oggi noti e relativi ai primi nove mesi del 2014.
Da Lamezia Terme sono transitati 2.184.102 passeggeri e i cargo hanno trasportato 1.642 tonnellate di merci; nell’aeroporto di Reggio Calabria i transiti sono stati pari a 410.612 passeggeri e 101,1 tonnellate di merci e da Crotone sono transitati 28.923 passeggeri (il dato è del 2013 non essendoci stata alcuna rivelazione più recente); nessun riferimento al servizio di cargo perché l’aeroporto non dispone di un opportuno terminale. Si tratta di differenze abissali che le società di gestione difficilmente possono sopportare senza l’aiuto concreto della Regione che frequentemente si prodiga a soccorrere i “bisognosi”. Realtà diverse, come dimostrano i numeri le cui differenze prescindono dal sistema di governance di ciascun struttura, ma che sono piuttosto correlate alla collocazione geografica e ai servizi, in questi compresi il numero dei voli giornalieri e le destinazioni dei vettori.
Ecco perché Lamezia la fa da padrone: l’area in cui sorge l’aeroporto è baricentrica per tutta la Calabria e anche le regioni limitrofe trovano nell’aeroporto di Sant’Eufemia le condizioni ideali per i loro spostamenti e auspicherebbero, semmai, un più soddisfacente sistema di collegamenti, soprattutto di quello su rotaia magari con un terminale nell’aerostazione che, sebbene inaugurata 38 anni fa (era il 20 dicembre 1976), è tutt’oggi senza nome nonostante la Calabria avrebbe di che scegliere tra i nominativi dei suoi figli più illustri.
Lamezia comunque deve la grande opportunità anche alla potenziale intermodalità con il porto di Gioia Tauro che dista poche decine di chilometri e che è la maggiore struttura nel Mediterraneo per movimentazione di container. Ma non si capisce perché il progetto che pure è stato pianificato molti anni fa non viene ancora realizzato. Secondo quella ipotesi le merci trasportate a Gioia dovrebbero proseguire, via strada ferrata, verso l’aeroporto di Lamezia e, quindi, con i cargo raggiungere il centro e il nord Europa. Un programma che avrebbe favorito la realizzazione di tanti nuovi posti di lavoro. Si sarebbero potuti velocizzare i tempi di attuazione se la Calabria si fosse dotata per tempo del Piano regionale dei trasporti di cui si parla da anni, ma che la politica sembra non gradire per salvaguardare interessi non si capisce bene di chi o di che cosa.
Il nuovo governo regionale farebbe bene a riprenderlo, nel più breve tempo possibile.
Da ciò possono dipendere le sorti degli aeroporti di Reggio, Crotone e Lamezia perché – individuando il ruolo di ciascuno – si garantirebbe il loro futuro. Attraverso il Piano regionale dei trasporti si delineerebbe il ruolo di ogni struttura e anche se Lamezia fosse destinata ad assicurarsi la leadership, Reggio, Gioia e Crotone ne trarrebbero vantaggi che, diversamente, sarebbe difficile raggiungere: l’aeroporto dello Stretto è da sempre in perdita tanto che la Provincia e la Camera di commercio di Messina hanno fatto sapere che intendono uscire dalla società di gestione. L’Enac ha imposto un termine per ripianare i debiti. Insomma, l’aria che si respira in riva allo Stretto non è certamente salubre. L’aeroporto Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto da parte sua respira a singhiozzo e non soltanto perché mancano le attrezzature per garantire l’operatività nelle ore notturne (l’attività è limitata dall’alba al tramonto), ma anche perché se viene a mancare il sostegno della Regione, della Camera di commercio e delle banche non sarebbe in grado di garantire le condizioni minime per tentare di “convincere” i vettori a utilizzare quell’aeroporto. Lo stesso dicasi per Reggio dove l’intervento della Regione è del 50% e il 46,75% degli Enti locali e della Camera di commercio. Per avere un’idea: Ryanair, attraverso una società di marketing, chiede dalle 600 alle 700mila euro per ciascun volo e contratti della durata di almeno un anno. Chi pagherebbe?
Un discorso a parte riguarda l’aeroporto internazionale di Lamezia Terme e, in particolare il consiglio di amministrazione e i vertici aziendali a cominciare dal presidente che percepisce uno stipendio mensile e che, stando ai soliti rumors che interpretano per tempo le cose della politica, in previsione di un probabile spoil system, non disdegnerebbe un ruolo di amministratore delegato.
Ma sotto la lente d’ingrandimento sono anche il direttore generale e i cinque dirigenti, tutti con stipendi da direttori (sic!) sembra non abbiano ancora affrontato il problema della costituzione di una “Sacal due”. Un’iniziativa da non rinviare se non si vuole che altri alzino l’ingegno.

 

*giornalista

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