Nonostante i clan calabresi siano nel mirino della Dda di Roma, bisognerà attendere ancora un po’ per vedere alla sbarra gli uomini delle ndrine che da tempo hanno spostato affari e interessi nella capitale. Tuttavia, almeno l’ombra della ‘ndrangheta già c’è nell’operazione che ha svelato il volto impastato di corruzione, eversione nera e contatti istituzionali della Mafia capitale gravitante attorno all’ex Nar, Massimo Carminati. A rivelare la presenza di contatti non sporadici con uomini delle ‘ndrine, sono i colloqui non occasionali né superficiali del ras delle cooperative Salvatore Buzzi intrattiene con il vibonese Salvatore Campennì.
L’UOMO DEL CLAN MANCUSO
Ufficialmente imprenditore calabrese con interessi nella gestione dei campi rom, Campennì per i magistrati gravita attorno al clan Mancuso di Limbadi, di cui il fratello Francesco – condannato nel procedimento Decollo – è compiuta espressione. Ma anche lui ha trascorsi giudiziari non indifferenti. Nel 2006, Giovanni Campennì è stato infatti arrestato per tentata estorsione nei confronti della Ge. Im.Eco, la ditta che si occupa della raccolta dei rifiuti urbani a Nicotera. Un’accusa che gli costerà una condanna prima al carcere poi ai domiciliari, da cui non esiterà ad evadere – un mese prima del termine naturale della pena – per recarsi a Roma per andare a trovare “la gente carcerata”. È in quell’occasione – siamo al novembre del 2012 – che Campennì incontra Buzzi. Allo stato, non è dato sapere come sia nato il rapporto fra i due, né che tipo di interessi in comune abbiano, tuttavia il tipo di confidenze e il grado di familiarità rivelate dalle conversazioni sembrano suggerire che la relazione fra Buzzi e Campennì andasse ben oltre i possibili affari.
INSPIEGABILI RIVELAZIONI
Senza timore alcuno infatti, il ras delle cooperative racconta all’imprenditore calabrese i particolari più segreti delle manovre di Mafia capitale e del suo capo Massimo Carminati, a partire dalle strategie di contaminazione della pubblica amministrazione utilizzate da Mafia capitale per accaparrarsi appalti e lavori. “Tu – spiega Buzzi al suo interlocutore calabrese – devi essere bravo perché la cooperativa campa di politica, perché il lavoro che faccio io lo fanno in tanti, perché lo devo fare io?”. E proprio per accaparrarsi favori e appalti, Mafia capitale paga. “Pago tutti pago – aggiunge il ras delle cooperative – Anche due cene con il sindaco.. settantacinquemila euro ti sembrano pochi? Oh so centocinquanta milioni eh…[…] Finanzio giornali, faccio pubblicità, finanzio eventi, pago segretaria, pago cena, pago manifesti, lunedì c’ho una cena da ventimila euro pensa… questo è il momento che paghi di più perchéstanno le elezioni comunali…. Questo è il momento che pago di più le comunali, noi spendiamo un sacco di soldi sul Comune”. Un investimento per l’organizzazione, che dopo le elezioni passa a riscuotere. “Mentre i miei poi non li paghi più poi quell’altri li paghi sempre a percentuale su quello che te fanno” argomenta Buzzi, spiegando anche i “rischi” del mestiere. Per evitare di “pagare” il candidato sbagliato, Mafia capitale diversifica gli investimenti. A Campennì, Buzzi confessa “mò c’ho quattro..quattro cavalli che corrono…col Pd, poi con la Pdl ce ne ho tre e con Marchini c’è…c’ho rapporti con Luca (Odevaine, direttore extradipartimentale di Polizia e Protezione Civile della Provincia di Roma, ndr) quindi va bene lo stesso”.
“MA GUARDA CHE HAI UN RAPPORTO..”
Per questo nonostante il rapporto confidenziale con Alemanno – di cui mostra al suo interlocutore numeri personali e messaggi – alle amministrative di Roma “al primo turno, voteremmo Marino…col candidato nostro, perché coi cavalli per far rientra’, perché se non me entrano i cavalli… puoi pure imbrocca’ il Sindaco, ma senza cavalli dentro, vai poco lontano…e al ballottaggio voteremmo Alemanno, perché a noi ce conviene Alemanno …per il rapporto che c’è”. Confidenze importanti, potenzialmente anche pericolose per l’organizzazione di cui il ras delle cooperative è espressione, ma che Buzzi non esita a fare a Campennì, che da parte sua non si mostra né sorpreso, né sconcertato, ma al massimo bonariamente invidioso. “ma guarda che hai un rapporto, vedi, che è qualcosa di splendido”, si lascia scappare l’imprenditore calabrese in riferimento ad Alemanno. La chiave, aggiunge con fare esperto Buzzi, sta tutta nella capacità di intimidazione di Carminati, non solo come capo di una potente organizzazione criminale, ma anche come depositario di una serie di imbarazzanti segreti. Una vicenda che non deve essere del tutto sconosciuta per Campennì, se è vero che alle allusioni sugli scheletri nell’armadio di Alemanno, si limita a sospirare che Carminati “Glie n’ha lavati di panni”.
STRATEGIA DELL’OMERTÀ
Un principio che – stando a quanto ascoltato dagli investigatori nelle conversazioni intercettate – valeva non solo per Alemanno, ma per tutti i soggetti con cui Mafia capitale avesse a che fare, incluso quel Riccardo Mancini, ex ad dell’Ente Eur, che l’organizzazione ha costretto al silenzio dopo l’arresto per concussione e corruzione nell’ambito dell’inchiesta del pm Paolo Ielo su una presunta mazzetta da 800mila euro versata da Breda Menarini per l’appalto relativo alla fornitura di 45 autobus al Comune di Roma. Un arresto di cui tanto Mancini come gli uomini di Mafia capitale sembravano essere al corrente, o quanto meno temere, già prima che effettivamente si realizzasse. E non a caso, erano state già adottate debite contromisure. Se Mancini aveva affidato a Buzzi tutto il suo patrimonio, l’organizzazione si era assicurata in anticipo che dopo l’arresto, il “suo” funzionario non parlasse. . “Lo semo andati a pià… gliamo detto cioè “o stai zitto e sei riverito o se parli poi… non c’è posto in cui te poi andà a nasconde”. Pratiche che non suscitano alcuno stupore in Campennì, che anzi – si legge nell’informativa del Ros – “si mostrava perfettamente d’accordo con quanto asserito dal Buzzi, tanto che ne completava le frasi”. Una circostanza che – per adesso – non viene spiegata né approfondita nell’informativa, ma che sembra rivelare un profondo grado di conoscenza ed aderenza a strategie di matrice prettamente criminale. Particolari su cui forse non tarderanno ad arrivare nuovi elementi.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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