ROMA «Stiamo aggiungendo sempre più tasselli nella nostra battaglia contro la criminalità. Siamo stanchi di dare vuota solidarietà nell’attesa di nuovi eroi da piangere ipocritamente: vogliamo risposte». A parlare è il senatore del M5S Francesco Molinari, che riferisce di aver presentato un’interrogazione al ministro dell’Interno sul caso di Pierpaolo Bruni, il pm della Dda di Catanzaro minacciato di recente dalla ‘ndrangheta.
«Forse – continua Molinari – non tutti ricordano, nel continuo stillicidio di minacce ed intimidazioni ai magistrati (è degli scorsi giorni la notizia di quelle ad un altro pm della Dda, Giuseppe Lombardo), che nel marzo 2014 Bruni veniva fatto oggetto di un’intimidazione a carattere familiare tramite un inquietante spostamento dell’auto del proprio genitore in una zona rimozione adiacente, posto in essere da ignoti. Un episodio del quale – al pari di altri – è stata possibile la ricostruzione grazie ad un impianto di videosorveglianza. Ora, proprio quasi in concomitanza alla divulgazione della recente progettazione di un attentato ai danni di questo coraggioso pm, la Prefettura di Crotone ha materialmente disposto la rimozione del succitato impianto di videosorveglianza: com’è stato possibile ciò? A chi si deve l’iniziativa di tale decisione? La privazione di questo come di altri sistemi di tutela a garanzia della sicurezza di chi mette a repentaglio la vita per svolgere il proprio lavoro è inaccettabile ed è ancora più grave se figlia di una visione burocratica della lotta alle mafie: non è possibile che la macchina della giustizia debba continuare a fare i conti con tale scellerata farraginosità. O dobbiamo considerare figlia di altri ragionamenti l’inspiegabilità di tali decisioni?».
«Con il supporto dei miei colleghi (hanno firmato l’atto i portavoce Vacciano, Bottici, Simeoni e Gaetti, quest’ultimo vicepresidente della commissione Antimafia), continuerò a fare il mio lavoro di sentinella sul territorio, per il bene dei calabresi», aggiunge il senatore pentastellato. Che conclude: «Lo Stato faccia, con le istituzioni preposte, la propria parte, e non svogliatamente: lo deve a chi è in prima linea nella lotta alla ‘ndrangheta».
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