REGGIO CALABRIA I carabinieri del Ros e del comando provinciale di Reggio Calabria hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Reggio su richiesta della Dda, nei confronti di cinque esponenti della ‘ndrangheta di Giffone e Grotteria, accusati di aver fatto parte alle ‘ndrine attive in provincia, e alle loro ramificazioni in Italia e all’estero Gli arrestati sono: Giuseppe Larosa, nato a Polistena il 20.7.1965; Pasquale Valente, nato a Taurianova il 20.2.1962; Salvatore Bruzzese, nato a Grotteria il 6.11.1952;
Antonio Mandaglio, nato a Giffone il 24.9.1947; Vincenzo Carlino, nato a Grotteria il 26.6.1954.
Il gip Adriana Trapani ha emesso la misura cautelare in carcere nei confronti di Larosa, Valente e Bruzzese, ritenuti inseriti, con cariche importanti, nei “locali” di ‘ndrangheta di Giffone e Grotteria. Per i primi due indagati, il gip del tribunale di Palmi ha convalidato il fermo e rimesso gli atti a quello di Reggio Calabria, avendo rilevato – come di rito – la propria incompetenza funzionale; mentre, sul conto di Salvatore Bruzzese, il gip del tribunale di Locri aveva ordinato l’immediata liberazione, non ritenendo sufficientemente grave il quadro indiziario a suo carico.
Le indagini sono state basate su attività di intercettazione, riprese video effettuate nel corso di servizi di osservazione e pedinamento, nonché sulle dichiarazioni di collaboratori di giustizia e sono scaturite dalle risultanze investigative acquisite nel corso di altra attività di indagine svolta dalla Dda di Milano e dal Ros lombardo, indagine denominata “Insubria” che ha portato, lo scorso 18 novembre, all’esecuzione di una misura cautelare in carcere e agli arresti domiciliari nei confronti di 40 indagati, ritenuti affiliati alla ‘ndrangheta attiva in Lombardia.
Dalle complessive attività investigative è in special modo emersa la figura di Giuseppe Larosa, anche inteso “Peppe la mucca”, in possesso della dote di “Mammasantissima”, con ruolo di vertice della ‘ndrangheta e, in particolare, dell’articolazione territoriale riferibile al “locale” di Giffone, al quale sono subordinati quelli in Brianza comasca di Cermenate e Fino Mornasco, e quella di Calolziocorte nel Lecchese. Inoltre, l’organizzazione mafiosa di Giffone capeggiata da Larosa, così come documentato nel corso delle attività investigative condotte dal Nucleo investigativo del comando provinciale di Reggio nell’ambito dell’indagine “Helvetia1” dell’agosto scorso, è collegata con altre strutture ‘ndranghetistiche calabresi, quali il “locale” di Fabrizia della provincia di Vibo Valentia e con la dipendente Società di Frauenfeld (Svizzera).
Le attività investigative hanno altresì consentito di documentare, come anche il panettiere incensurato Pasquale Valente, già arrestato a novembre, in possesso della dote della “Santa”, ricoprisse un ruolo di rilievo nell’ambito del “locale” di Giffone e fosse in stretto contatto con Giuseppe Larosa, al pari di Antonio Mandaglio, macellaio giffonese, che avrebbe un ruolo di vertice nello stesso sodalizio, tanto da essere ritenuto fedele espressione sul territorio del Larosa e autorevole interfaccia per risolvere problemi inerenti allo svolgimento di attività economiche, specie del settore boschivo, nell’ambito del taglio e della vendita della legna.
Dalle indagini, è inoltre emersa, nel contesto della cosca di Grotteria, la figura di Salvatore Bruzzese, inteso “Salineri”, già coinvolto in indagini in materia di associazione di stampo mafioso, ritenuto essere l’attuale reggente della struttura criminale grotterese operante nel mandamento Jonico. Le conclusioni del gip di Locri non sono state condivise dal collega di Reggio Calabria anche alla luce degli ulteriori approfondimenti eseguiti dal Ros dopo la sua scarcerazione, che hanno consentito di rafforzare ulteriormente il quadro probatorio a suo carico, confermando la fondatezza della tesi accusatoria già delineata nel precedente provvedimento di fermo. Ed è proprio il fratello Raffaele, da anni in Lombardia, a indicarlo con un ruolo di primo piano nella ‘ndrangheta di Grotteria, con ampie disponibilità economiche.
Infine, sempre a quest’ultima organizzazione grotterese, è risultato appartenere anche Vincenzo Carlino, già condannato per omicidio e armi, commerciante, con il compito di curare i rapporti con i referenti di altre articolazioni dell’associazione mafiosa stanziali in Lombardia, prendendo anche parte attiva a riti di affiliazione e a cerimonie di conferimento di “cariche” e “doti” di ‘ndrangheta.
x
x