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L'Unical ricorda Pietro Bucci

COSENZA È stato ricordata ieri sera a Cosenza, nella sede della fondazione di Villa Rendano, la figura del professor Pietro Bucci, in occasione del ventennale della sua scomparsa, avvenuta a Roma i…

Pubblicato il: 06/12/2014 – 11:51
L'Unical ricorda Pietro Bucci

COSENZA È stato ricordata ieri sera a Cosenza, nella sede della fondazione di Villa Rendano, la figura del professor Pietro Bucci, in occasione del ventennale della sua scomparsa, avvenuta a Roma il 10 settembre 1994. L’evento è stato curato dalla fondazione Attilio e Elena Giuliani Onlus. La manifestazione, promossa nell’ambito del “Progetto Villa Rendano”, è stata incentrata sui contenuti del libro di Sandro Pagano Pietro Bucci: Un “ponte” verso il futuro, pubblicato dalla Pellegrini editore, che raggruppa gli atti di un convegno promosso dall’Università della Calabria del 2004, in occasione del decennale della scomparsa di Bucci, rettore dell’Ateneo di Arcavacata dal 1978 al 1987.

Sono intervenuti, con la moderazione dell’editore Walter Pellegrini, l’autore del libro, Alessandro Pagano e i professori Giovanni Sindona (direttore del dipartimento di chimica), Giuseppe Frega (professore emerito ed ex rettore dell’Unical), Giuseppe Chidichimo, allievo emerito e animatore-promotore dell’immagine e del patrimonio scientifico, culturale e morale del prof. Pietro Bucci.

Hanno portato, inoltre, dei valenti contributi all’iniziativa, promossa per «rinnovare la memoria di un uomo e di un docente di altissimo profilo umano e scientifico, che amava la Calabria tanto da farne scelta di vita permanente», delle persone a lui legate da un rapporto di amicizia, di collaborazione, di docenza universitaria come Aldo Bonifati, Franco Bartucci, Rosario Aiello, Giovanni Latorre, Ignazio Guerra e Giuseppe Trebisacce.

Un dibattito a più voci che ha rinnovato ricordi e memoria di «un uomo, di un docente impegnato e amante della scienza che a distanza di venti anni dalla sua morte continua a mantenere una freschezza di idee e valori indispensabili per l’Università, come per la stessa Calabria, ai fini di una crescita economica, sociale e culturale, in quanto – è stato detto – alla base del suo impegno vi erano valori di forte attaccamento, sostegno e valorizzazione del prodotto umano con in primo piano i giovani». «Era un uomo – hanno detto ancora i presenti – acuto e attento verso le politiche di sviluppo del territorio con al centro la realizzazione del campus universitario quale laboratorio di sperimentazione sociale, scientifico e civile, mediante processi formativi ed educativi che lo hanno collocato tra i grandi visionari in grado di saper leggere il futuro, sia nelle attività di ricerca scientifica, passando dagli aspetti puri a quelli applicativi, che in quelli pratici di governabilità e gestione dell’istituzione universitaria, come delle istituzioni politiche, dal Comune, alla Regione, al Paese.
Ha pensato, per prima in Italia nel 1980, al valore della trasparenza collegandolo all’impegno della comunicazione e dell’informazione».
«È stato per passione, dedizione e credenza un buon comunicatore – giornalista con le sue rubriche pubblicate su “Il Giornale di Calabria”, come sulla rivista “Calabria” della giunta regionale; come anche attraverso le trasmissioni televisive di Tele Cosenza e Video Calabria. Amava comunicare i suoi pensieri, le sue idee, i suoi programmi, i suoi sogni alla comunità universitaria e ai calabresi per una Regione fuori dalle secche della povertà e del sottosviluppo dando all’Università della Calabria una caratura internazionale».

«Ha voluto fortemente e si è impegnato perché il progetto dell’Unical, scaturito dal concorso internazionale vinto dagli architetti Gregotti e Martensson, fosse una realtà visibile per le nuove generazioni ed oggi sono la testimonianza più concreta della sua opera e del suo passaggio terreno, che non può e non deve essere dimenticato e sottovalutato dai nuovi organismi direttivi dell’Ateneo. Una memoria storica, sociale, civile ed umana che può essere fonte di ricchezza ed ispirazione per le nuove generazioni salvaguardando e rispettando le proprie radici e chi governa oggi l’Ateneo ne deve tener conto – hanno concluso – per una giusta sopravvivenza».

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