CATANZARO Le nomine sanitarie volute dalla giunta Stasi hanno avuto un costo. Politico, d’immagine ma anche economico. Ora c’è la conferma all’indiscrezione circolata nei giorni convulsi in cui l’esecutivo regionale cercava “pezze d’appoggio” utili per dare il “la” al nuovo management di 7 tra Asp e Ao calabresi: il parere “pro veritate” del noto costituzionalista Michele Ainis è costato 10mila euro tondi tondi (liquidati con un decreto dello scorso 18 novembre). Soldi, alla luce dei fatti, buttati al vento. Per un motivo: quella “consulenza”, commissionata direttamente dalla “governatrice” Antonella Stasi, è stata una “testa d’ariete” capace di aprire un piccolo varco, poi subito richiuso. Il commissario alla Sanità Luciano Pezzi, immediatamente dopo il suo insediamento, ha infatti revocato le delibere dell’esecutivo con cui erano stati designati i nuovi commissari delle Aziende. Una scelta in linea con la posizione già espressa dall’Avvocatura dello Stato.
La giunta, è opportuno ricordarlo, aveva richiesto il parere di Ainis nonostante fosse arrivato il secco “no” da parte dell’Avvocato statale, secondo cui un esecutivo “a termine” come quello calabrese (viveva in regime di prorogatio dopo le dimissioni e la sospensione del governatore Scopelliti) non avrebbe potuto procedere con le nuove nomine. Ma, evidentemente, la smania di riempire le caselle della sanità era troppo forte per resistere. L’illustre professore di Roma Tre aveva allora fornito il suo parere positivo: i vertici delle Aziende potevano essere nominati, ma dovevano essere preferibilmente dei commissari. E la giunta Stasi aveva dato seguito alle sue intenzioni iniziali, procedendo spedita a ridisegnare l’organigramma di Asp e Ao, in barba alle prescrizioni più “istituzionali” dell’Avvocatura. Poi Pezzi ha cancellato tutto. Tranne i 10mila euro, legittimamente liquidati ad Ainis.
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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