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Antiriciclaggio, quei dubbi sul disegno di legge

Mentre vengono diffusi i dati dell’indagine condotta dal ministero dell’Economia riguardo all'”Analisi nazionale sui rischi di riciclaggio e finanziamento del terrorismo”, il Parlamento approva in …

Pubblicato il: 07/12/2014 – 11:01
Antiriciclaggio, quei dubbi sul disegno di legge

Mentre vengono diffusi i dati dell’indagine condotta dal ministero dell’Economia riguardo all'”Analisi nazionale sui rischi di riciclaggio e finanziamento del terrorismo”, il Parlamento approva in via definitiva un disegno di legge sull’autoriciclaggio che lascia perplessi i già autorevoli esperti della materia.

È il caso del professor Ranieri Razzante: «L’autoriciclaggio così non va», afferma il presidente dell’Associazione italiana antiriciclaggio, consulente della commissione parlamentare Antimafia e docente di Legislazione antiriciclaggio all’Università di Bologna.
Alcuni passaggi del provvedimento sono destinati a creare troppi problemi agli operatori del diritto. Infatti, secondo quanto dichiarato dal professor Razzante, «è preoccupante che il Senato non sia intervenuto su una delle questioni più controverse del testo approvato dalla Camera, quello dell’esclusione della punibilità per i casi di autoconsumo. Non verrà punito per autoriciclaggio, quindi, colui che utilizzerà a fini propri, ad esempio l’acquisto della prima casa, denaro di provenienza illecita. E ciò, proprio in questo momento storico, non giova affatto». «L’autoriciclaggio», riprende Razzante, «nasce per punire per lo più la corruzione e l’evasione fiscale. Come si farà a dimostrare l’impiego non per finalità personali o speculative? Le formule sono vaghe, e toccherà ai giudici riempirle di contenuto. Senza dire poi delle difficoltà in fase di investigazione». «Si potevano senz’altro evitare – conclude Razzante – queste locuzioni e lasciare il testo delle cause di punibilità come già previsto dal codice penale per il riciclaggio».

Tornando, invece, all'”Analisi nazionale sui rischi di riciclaggio e finanziamento del terrorismo”, va sottolineato come tra le tredici città più a rischio, ben quattro siano calabresi. Dopo Reggio Calabria, Catanzaro, Cosenza e Vibo Valentia, infatti, si segnalano Catania, Benevento, Biella, Caserta, Foggia, Isernia, Macerata, Messina e Napoli.
Il dato rientra nell’ambito di un’analisi nazionale che evidenzia quanto illeciti e corruzione influiscano sull’economia nazionale negativemente. Secondo le stime, approssimando a 1.600 miliardi il Pil italiano, fino a 190 miliardi di euro è il valore dei proventi delle attività criminali, dato ricavato riprendendo uno dei passaggi salienti del report redatto dal Csf, Comitato di sicurezza finanziaria.
Sulla natura del fenomeno italiano e quindi nazionale, il Mef precisa: «Corruzione, evasione fiscale, narcotraffico, reati fallimentari e usura sono alcune delle condotte criminali più preoccupanti».
«La criminalità organizzata italiana ma anche straniera operante nel territorio, è la modalità prevalente con cui i crimini sono perpetrati. Con esclusione dell’evasione fiscale, la quasi totalità delle condotte criminali, inclusa la corruzione, è per larghissima parte e, in talune ipotesi esclusivamente, riconducibile al crimine organizzato: narcotraffico, estorsione, gioco d’azzardo, traffico illecito dei rifiuti, contrabbando e contraffazione».

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