REGGIO CALABRIA Per la Calabria è arrivato il momento di una nuova stagione istituzionale. Dove Reggio sia davvero Città metropolitana, dove magari Lamezia diventi la città ospite di giunta e consiglio regionale, dove Catanzaro assolva fino in fondo i suoi compiti di città capoluogo. Quella prospettata dal neo consigliere Nicola Irto è una stagione finalmente libera dai tabù che hanno fin qui bloccato la Calabria. «Lo straordinario successo del centrosinistra – dice il giovane esponente del Pd – ha consegnato a Oliverio e al Pd responsabilità grandissime. Significativo che abbia coinciso, purtroppo, col continuo aggravarsi della situazione testimoniato dallo snocciolarsi di indicatori sociali che, senza eccezione, raccontano una Calabria drammaticamente inginocchiata. La nostra regione, già debole e carica di criticità, sta, intanto, arretrando per i colpi della crisi generale di tutto l’Occidente e, inoltre, perché negli anni sciagurati che abbiamo alle spalle non è stato costruito alcun riparo per i calabresi. Da qui la legittima ipotesi che vi sia stato da parte degli elettori uno speciale affidamento al centrosinistra come ultimo tentativo prima di rinunciare a qualsiasi speranza.
Dobbiamo essere tutti all’altezza di questa sfida. Dobbiamo fare bene e subito. Fin dagli atti iniziali dobbiamo farci percepire come i costruttori del nuovo e del futuro nei punti roventi della tragedia calabrese: lavoro, precarietà, meritocrazia, nuove generazioni, sicurezza del territorio, logistica e accessibilità, infrastrutturazione della Calabria. Si tratta di percorrere la via maestra di uno sviluppo che utilizza le punte alte della modernizzazione e dell’innovazione tecnico-scientifica per una qualità della vita e dei servizi (sanità in primis) adeguati ai bisogni del nostro tempo».
«In questo quadro – continua Irto – l’istituzione regionale va trasformata in profondità per farne uno strumento veramente in grado di assecondare questo progetto anziché ostacolarlo. La Regione deve riuscire, prima di tutto, a produrre unità unificando la Calabria. Senza questa condizione sarà impossibile l’emergere delle energie necessarie per lo sforzo gigantesco che dobbiamo fare. Va rovesciata la logica distorta di chi invece di puntare allo sviluppo complessivo della nostra terra s’è tenuto a galla usando i territori uno contro l’altro. Si vogliono riunificare le istituzioni in un unico centro? Modificare le scelte fatte in passato? Scegliere Reggio, peraltro città metropolitana, invece di Catanzaro? Prevedere una soluzione diversa che unifichi capoluogo, Regione e Consiglio a Lamezia, come pure è stato proposto in passato? Nessun tabù. Tutto può essere rimesso in discussione se è chiaro che si sta operando per crescere tutti insieme e se diventa chiaro che una volta iniziata la discussione tutti opereranno per dare concretezza e seguito alle soluzioni più funzionali ed efficaci».
L’importante, secondo il consigliere reggino, «è che non si proceda un pezzo alla volta, magari privilegiando quelli che servono a uno o all’altro. Il problema più importante della riforma regionale non è quello della decisione sulla sua ubicazione definitiva ma quello di come deve funzionare la Regione, del suo snellimento, del suo diventare strumento organico della democrazia e del progetto dei calabresi. Una Regione che si libera dalla pesantezza e dalle oscurità della gestione per progettare e delegare al sistema degli enti locali e controlla, con regolati poteri d’intervento quando il meccanismo rallenta o s’inceppa. Tenendo presente tutto questo la democrazia calabrese, a partire dall’istituzione regionale, deve organizzare la riflessione e le decisioni per migliorare la strumentazione a nostra disposizione per cambiare la Calabria. Uno Statuto nuovo; forse una nuova legge elettorale; una regolazione ottimale del ruolo degli assessori e del loro rapporto giuridico e formale rispetto al Consiglio e alla giunta; un dimagramento di commissioni; l’eliminazione delle strutture; lo scioglimento degli enti inutili e dei carrozzoni; e penso a scioglimenti reali, e non fittizi come abbiamo fatto per decenni o per l’Afor che non si capisce più che è ma è ancora lì a consumare risorse. Un disegno che non si può perseguire a pezzetti ma che deve essere insieme rapido e organico per dare efficienza alla Calabria.
So benissimo che la rivoluzione che abbiamo proposto in campagna elettorale alimenta sospetti, spinge alla reazione e all’unità degli interessi e dei privilegi offesi. Ma se il progetto e gli obiettivi saranno chiari e il centro dell’attenzione sarà l’intera regione, e non la crescita di questo o quel pezzo dei poteri che fin qui se la sono divisa devastandola, Oliverio troverà le forze e le energie necessarie per – lo dico sommessamente e senza retorica – cambiare la storia della Calabria».
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