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Una partenza convincente

La partenza convince. Convince perché sono evidenti i segnali di rottura con quel turpe passato che va sotto il marchio di “modello Reggio”. Certo, adesso si tratterà di trovare riscontri e verific…

Pubblicato il: 10/12/2014 – 15:40
Una partenza convincente

La partenza convince. Convince perché sono evidenti i segnali di rottura con quel turpe passato che va sotto il marchio di “modello Reggio”. Certo, adesso si tratterà di trovare riscontri e verifiche sul campo, ma non è vero che tutte le partenze sono uguali, quella di Mario Oliverio consente di evidenziare molte sostanziali differenze con quell’arrogante passerella dell’aprile 2010, conclusasi con una legislatura interrotta traumaticamente e con la Regione al suo minimo storico per economia, occupazione, credibilità, trasparenza. A fare da ala a Scopelliti c’erano imprenditori e prenditori, vecchi burocrati e questuanti affetti da rampantismo acuto con annesso codazzo di esperti del giornalismo “di mutanda”. 

Oliverio ha trovato, ad attenderlo, le nipotine.

E poi c’è il distacco siderale tra chi trasudava sicurezza e arroganza e chi, invece, sa bene che la partita è delicata e difficile. Si impegna a combatterla fino in fondo ma non si presenta come l’uomo che ci salverà dal baratro. Oliverio ci ha risparmiato il ritornello del «rivolterò la Calabria come un calzino», e già questo ce lo rende simpatico.

 

«LA CONSIDERO L’ULTIMA MISSIONE»

Scopelliti prenotava due legislature, sostenendo che era il tempo minimo necessario ad attuare il suo programma, meno male che lo si è fermato al quarto anno altrimenti chissà cos’altro avrebbe combinato. 

Oliverio, al contrario, evidenzia che non abbiamo tutto questo tempo a disposizione, occorre agire subito e con urgenza. In ogni caso definisce questa «la mia ultima missione». Insomma cinque anni e poi il ritiro dalla politica attiva. Il che lo rende più libero oltre che più determinato e credibile.

Non vuole essere considerato «l’uomo solo al comando», ed è convinto che questa figura mal si concilia con la democrazia. Detto questo, però, annuncia di voler scegliere uomini e strategie in piena libertà: «Sono senza padrini e senza padroni. Se sceglierò male sarà solo colpa mia. Io intendo rispondere di qualsiasi cosa faranno, nel bene e nel male, gli uomini e le donne che con me dovranno collaborare!». Non male per uno che arriva dopo Scopelliti, celebre per avere addossato le responsabilità, anche quelle penali, solo sulle spalle degli altri e soprattutto dei suoi più stretti e datati collaboratori: da Orsola Fallara a Mimmo Barile, giusto per essere chiari.

 

ARCHIVIATO IL CENTRODESTRA

Proseguendo sulla via della chiarezza, ecco Oliverio approfittare dell’insediamento a Palazzo Alemanni per rispondere a chi sponsorizza un accordo con la famiglia Gentile: «Del centrodestra che ha governato in Calabria non salvo assolutamente niente». A cominciare dalle scelte compiute sul piano operativo con la nomina di dirigenti selezionati sul rigido criterio della fedeltà al capo e giammai sulle competenze. Ci sono luci e ombre, sottolinea Oliverio, nella burocrazia regionale. Si impegna a mantenere al loro posto quanti hanno competenza, onestà, voglia di lavorare. Nel frattempo però, considera un «atto apprezzabile se domani tutti i direttori generali presentassero le proprie dimissioni nelle mie mani come momento di correttezza».

 

L’APERTURA A WANDA FERRO

E considera un vulnus per la democrazia la mancata proclamazione di Wanda Ferro: «Ritengo un grave errore l’aver modificato la legge elettorale consentendone una lettura equivoca perché credo che il leader dell’opposizione debba avere espressione nel consiglio regionale». Oliverio ha aggiunto di avere sentito telefonicamente la Ferro per esprimerle direttamente «queste considerazioni che vanno al di là delle persone e che sono di ordine istituzionale e costituzionale. Nella nuova legge elettorale che noi proporremo, e non lo faremo a fine legislatura ma nel primo anno, sarà recuperato questo dato assieme ad altri come la rappresentanza di genere. Ritengo un grave vulnus l’avere consentito che il migliore perdente non svolga il ruolo che deve svolgere all’interno dell’assemblea così come accade in tutte le Regioni d’Italia».

 

I MESSAGGI DELLA CGIL SULLA SANITA’

Non si lascia intimidire dai trasversalismi, Oliverio. Anche da quelli meno attesi e che più sanno di invasione di campo, come la presa di posizione della Cgil perché venga confermato il generale Pezzi nel ruolo di commissario per la sanità. La scelta dell’insediamento del nuovo governatore per “blindare” un commissario che ha fatto tutto quello che il Nuovo centrodestra e la ministra Lorenzin gli ha chiesto di fare in campagna elettorale, non è certo piaciuta a Oliverio. Già incontrando Renzi dopo le elezioni gli ha pubblicamente chiesto che Pezzi debba andare a casa e la sanità intende gestirla direttamente. «Non cambio idea, anzi in queste ore si sono appalesati – taglia corto Oliverio – ulteriori motivi per confermarmi nella mia determinazione».

 

IL RUOLO DELLA STAMPA

Infine i rapporti con la stampa: «Non mi serve uno stuolo di giornalisti asserviti e non mi aiuta una stampa incline a osannare il vincitore. Vi chiedo esattamente il contrario: siate implacabili nel denunciare errori e scelte sbagliate. Siate pronti a rinfacciarmi le cose che oggi sto dicendo se non dovessi metterle in atto». Sarà forse anche per questo che ieri è stata interrotta la selezione, avviata nel giugno scorso, di altri cinque giornalisti da impiegare per l’informazione sull’utilizzo (sarebbe più coretto dire sul mancato utilizzo) dei fondi comunitari?

direttore@corrierecal.it

 

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