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MAFIA CAPITALE | Le armi di Carminati

Se il quadro non fosse inquietante e pericoloso, sembrerebbe quasi che il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, stia giocando con indagati arrestati e non dell’operazione “Mondo di mezzo”, …

Pubblicato il: 11/12/2014 – 14:51

Se il quadro non fosse inquietante e pericoloso, sembrerebbe quasi che il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, stia giocando con indagati arrestati e non dell’operazione “Mondo di mezzo”, come un gatto con i topi. Mentre gli avvocati di Massimo Carminati preparano il ricorso al tribunale delle libertà contro l’arresto del loro assistito, proclamando a ogni microfono disponibile che mancano elementi come la disponibilità di armi per sostenere la contestazione dell’associazione mafiosa, nell’ordinanza che oggi ha portato all’arresto di Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero – ritenuti espressione dei clan calabresi – le armi vengono fuori. E in maniera equivocabile. A parlare per primo della capacità di Mafia capitale non solo di procurarsi armi, ma anche di “girarle” ad altre organizzazioni è stato il collaboratore Roberto Grilli, che ha puntato il dito su Riccardo Brugia, braccio destro di Carminati. «Mi è sempre stato presentato Riccardo come l’armiere, cioè Riccardo è sempre stato presentato, negli anni, colui che, se c’era da fare una rapina, una cosa, […] se servivano le armi per fare qualcosa ci si rivolgeva a Riccardo Brugia. […] per andare da uno fidato che ti dà la roba pulita che non ti portavi appresso una cosa, che non ti dava una cosa che c’aveva già due-tre morti sul groppone, andavi da Riccardo Brugia». Armi che – stando a quanto affermato dal collaboratore – Brugia non avrebbe procurato solo agli uomini di Mafia capitale, ma anche a «tutto questo ambiente di destra che poi si so’ messi a fa i rapinatori o come… va be’, ma questi Berti, Macchiavelli… la “banda del taglierino” …(incompr. voce lontana dal microfono)… questo Giulio Berti, mio amico, era della famosa “banda del taglierino”, se servivano le armi per fare qualcosa ci si rivolgeva a Riccardo Brugia». Armi che il braccio destro di Carminati si procurava anche dalle famiglie di Napoli, come raccontato a Grilli da uno dei tanti personaggi dell’estrema destra che ruotavano attorno a Mafia capitale, cui Brugia aveva commissionato l’acquisto di diversi modelli di armi. Agli inquirenti, Grilli riferisce quel colloquio ricordando «mi disse: “c’ho una mossa, sto andando giù a Napoli”, da qualche famiglia perché, a suo dire, era agganciato con qualche famiglia napoletana, questo Pompeo, gli serviva una mitraglietta e un altro paio di cose che qui a Roma non c’erano e dice: “m’ha chiesto l’amico tuo… – cioè Riccardo intendeva, ha fatto una battuta – m’ha chiesto Riccardo se gli procuro una mitraglietta e due automatiche”, non so, perché voleva trovarle fuori dal giro e lui si era offerto…offerto, insomma, sapeva dove prenderle». Accuse che non si fondano solo sulle dichiarazioni di un pentito – pur ritenuto perfettamente attendibile – ma anche sulla viva voce di Carminati e Brugia, nel 2013 sorpresi a disquisire di armi nel dehor del bar Vigna Stelluti, uno dei covi dei clan.
I due parlano delle diverse modalità di occultamento di armi, silenziatori, della necessità dei giubbotti antiproiettile «perché c’ho sempre avuto la fissa del coso, del povero Danilo», si lascia scappare Brugia in riferimento a Danilo Abbruciati, esponente della Banda della Magliana morto in un conflitto a fuoco , ma soprattutto confessano di avere armi illegali e di averle clandestinamente occultate. E non si trattava solo di dotazioni personali. «I due – scrive il gip nell’ordinanza – facevano poi il punto sull’arsenale che stavano approntando». E che a breve si sarebbe arricchito. Non senza soddisfazione, l’ex terrorista nero informa il suo braccio destro di aver speso «esattamente 25.000,00 euro» per 4 «silenziatori» e 3 «MP5», ma anche due pezzi della «Makarov 9 con silenziatore», perché in caso di utilizzo «non senti neanche il clack». Una scelta approvata da Brugia, che con favore commenta «pure se fai una caciarata non se ne accorge nessuno… », mentre Carminati chiosava « …prima che se ne accorgono… cioè… già si è allargata la macchia di sangue». Ma nell’arsenale di Mafia capitale non dovevano mancare i giubbotti antiproiettile, che per ordine del boss Brugia si sarebbe dovuto incaricare di reperire. Ma per Mafia capitale – si sono lasciati scappare in quell’occasione i due – le armi erano anche un business. Se per il futuro i due valutano di «girare» qualche pezzo dei nuovi acquisti ad «Andrea» o «a quell’amico nostro… all’attore», già in passato –afferma Carminati – avrebbe venduto «pezzi» a diverse persone, come un non ancora identificato Fabio. Armi illegali ma che il soggetto che le procurava a Carminati riusciva a rendere «quasi legali» grazie alle false fatture rimediate dai suoi diretti “fornitori” che si recavano spesso in vacanza nei dintorni di Cortina, dove era possibile «fare tutte le fatture del mondo». Anche per armi da guerra.

 

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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