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Scilla, la dialisi «privatizzata»

SCILLA Il problema degli emodializzati reggini deve essere risolto con urgenza. Il punto è che l’Asp di Reggio crede che il modo migliore per risolverlo sia privatizzare il servizio. A una cifra r…

Pubblicato il: 11/12/2014 – 11:56
Scilla, la dialisi «privatizzata»

SCILLA Il problema degli emodializzati reggini deve essere risolto con urgenza. Il punto è che l’Asp di Reggio crede che il modo migliore per risolverlo sia privatizzare il servizio. A una cifra record. L’Azienda provinciale, con una deliberazione firmata dal dg “facente funzioni” E.T., ha infatti indetto un appalto per la realizzazione (o meglio: l’ampliamento) e la gestione del Centro dialisi dell’ex ospedale di Scilla. Costo dell’operazione: 30 milioni di euro. Non proprio bruscolini. Soprattutto se si pensa che, per la gestione della struttura, la sanità pubblica dovrà sborsare quasi 3,5 milioni all’anno per 9 anni (dall’1 gennaio 2015 al 31 dicembre 2023). Un affare? Certo è che un intervento a favore dei pazienti che devono sottoporsi ai trattamenti dialitici era stato auspicato da tempo. Ma forse non proprio in questi termini. Attualmente, i malati sottoposti alla terapia sono 32 nel centro di Scilla e 16 al Riuniti di Reggio. Ma la situazione più drammatica riguarda i 16 pazienti che devono rivolgersi alle cliniche private della Sicilia per ricevere le cure di cui hanno bisogno per continuare a vivere. Un calvario quotidiano che si somma alle sofferenze della malattia e che aumenta la mobilità passiva della regione e, ovviamente, i costi sanitari. Per il solo triennio 2011/2013, le trasferte “forzate” dei malati, oltre a causare disagi aggiuntivi legati al viaggio, hanno pesato sulle casse della sanità per circa 3,5 milioni. E Tripodi ritiene «doveroso porre un freno alla migrazione sanitaria passiva in coerenza al principale obiettivo posto dal governo regionale nonché dallo stesso Piano di rientro ponendo in essere azioni atte al suo contrasto e, pertanto, in grado di ridurre la voce di spesa ad essa imputabile».
Oggi Scilla può contare su 8 posti dialisi più uno tecnico (riservato ai malati potenzialmente infettivi). Il rafforzamento della struttura prevede la creazione di altre 18 postazioni e l’adeguamento tecnologico di quelle già esistenti, per un totale di 26 “macchine” per la pulizia del sangue.
Anche l’ex governatore e commissario ad acta alla Sanità Peppe Scopelliti – lo scorso 17 gennaio, in occasione di una visita nell’ex ospedale – aveva ribadito l’obiettivo «di consentire a tutti i malati dell’area di curarsi sul territorio, per questo ho invitato l’Asp di Reggio ad accelerare le procedure». Ma della gara con procedura aperta poi indetta da Tripodi e quindi della “privatizzazione a tempo” di un centro strategico per l’intera provincia di Reggio non si era affatto parlato.

IL “NO” DELL’ANED

«La soluzione aziendale deliberata è inopportuna», commenta il rappresentante del comitato regionale di Aned Pasquale Scarmozzino, secondo cui sarebbe «un investimento di dubbia convenienza in relazione anche alla grave crisi finanziari a della sanità regionale». L’esponente calabrese dell’associazione dializzati ricorda come nel luglio scorso, per superare l’emergenza della migrazione dialitica fuori regione, «con il commissario Francesco Sarica si era convenuto di implementare i posti rene in ambito pubblico nei centri dialisi di Melito Porto Salvo e di Scilla». Aned chiede quindi «l’attuazione dell’accordo che peraltro avverrebbe a costo zero. Reggio Calabria è centro di trapianti renali, dialisi e nefrologia, riconosciuto di eccellenza in tutto il mondo. Perché allora abdicare all’outsourcing e disgregare questo patrimonio di risorse umane e scientifico, quando proprio l’emergenza finanziaria costringe – giustamente – alla più opportuna razionalizzazione, integrazione e riorganizzazione della rete di nefrologia e dialisi secondo criteri di complessità e intensità di cura? L’economicità della esternalizzazione delle prestazioni di dialisi, per motivi finanziari, rimane tutta da dimostrare. Su questo, bisogna aprire un dibattito prima di fare scelte delicatissime e non condivise. Un conto è la esternalizzazione dialisi in outsourcing, un altro quella della dialisi in convenzione con strutture private pure praticata in Italia e doverosa per una sana concorrenza pubblico privato». Scarmozzino invita inoltre il neo governatore Mario Oliverio a far conoscere la sua posizione sull’argomento. 

LA STORIA DELL’OSPEDALE
Lo “Scillesi d’America” è stato smantellato pezzo per pezzo. Costruito a partire dagli anni 50 grazie alle donazioni degli emigrati, è stato via via dimensionato per effetto del Piano di rientro. Oggi non è più un ospedale, ma un Capt (Centro di assistenza primaria territoriale), in attesa di trasformarsi in Casa della salute.
Eppure non tutti i reparti sono stati dismessi. Uno, in particolare: la “Riabilitazione cardiologica”, di cui è primario lo stesso E.T. Il dg – vicino a Forza Italia e con un passato da consigliere provinciale – una volta terminato il suo incarico all’Asp potrà tornare a guidare una struttura che non dovrebbe esistere. Ufficialmente, la “Riabilitazione cardiologica” fa parte del nosocomio di Polistena, ma ha la sua “realtà fisica” in un ospedale che ospedale non è più.
L’ormai morente “Scillesi d’America” pare esercitare un’attrazione irresistibile per tutti i medici-manager che gravitano nell’orbita del centrodestra.
Poco meno di un anno fa era stato Scopelliti a inaugurare il primo centro regionale di procreazione medicalmente assistita. Una struttura davvero unica, per la Calabria, al cui timone è stato piazzato Franco Sarica. Che, oltre a essere un esperto in materia, è stato il predecessore di Tripodi sulla poltrona più alta dell’Asp (come commissario straordinario voluto dall’ex governatore) e vanta pure un assessorato nella giunta comunale di Reggio (sindaco Scopelliti, of course).

p. bel.

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