CATANZARO Tempo scaduto. I giornalisti della giunta regionale vanno a casa. È stata pubblicata ieri una manifestazione d’interesse per individuare 8 nuovi professionisti tra i dipendenti di ruolo nella giunta. Un avviso interno, destinato al personale iscritto nell’albo nazionale dei giornalisti. Il termine per la presentazione delle domande scadrà sette giorni dopo la pubblicazione del bando, cioè il 22 dicembre.
La manifestazione d’interesse, firmata dal dirigente del settore giuridico Sergio Tassone, prevede inoltre che l’amministrazione, di fronte a esigenze cui non si possa far fronte con personale interno, possano essere conferiti incarichi individuali, con contratti di lavoro autonomo, «di natura occasionale o coordinata e continuativa, a esperti di comprovata specializzazione anche universitaria», in presenza di alcuni presupposti, tra cui «l’impossibilità oggettiva di utilizzare le risorse umane disponibili al suo interno».
Ma ci sono alcune zone d’ombra. I sei giornalisti già in servizio – il vicecapo ufficio stampa Massimo Calabrò, Mario Vetere, Giuseppe Meduri, Natalino Licordari, Patrizia Greto e Giovanni Merlo –, la maggior parte dei quali “selezionati” dalla precedente giunta guidata da Peppe Scopelliti, non avrebbero ricevuto alcuna comunicazione ufficiale da Palazzo Alemanni.
È probabile che il neo presidente Mario Oliverio, il suo entourage e il dipartimento Personale ritengano gli addetti stampa dell’esecutivo decaduti automaticamente con l’arrivo della nuovo governo regionale.
Alcuni giornalisti della giunta, nei giorni scorsi, avrebbero anche rilevato la disattivazione del loro sistema intranet, la rete informatica interna a uso esclusivo dei dipendenti della Regione. Ancora incerta la situazione dell’ex capo ufficio stampa Oldani Mesoraca, incaricato come giornalista-vice capo ufficio stampa a tempo indeterminato nel 1995 (dopo essere stato per i precedenti 15 anni già dipendente della Regione), ma la cui posizione aveva sollevato i rilievi del Mef nella cosiddetta relazione Mosella.
Nel frattempo, i giornalisti “decaduti” starebbero già valutando la possibilità di avanzare un contenzioso con la Regione, oltre che di convocare una conferenza stampa per spiegare la presunta illegittimità del trattamento a loro riservato.
I GIORNALISTI DEL CONSIGLIO
Se i giornalisti “cooptati” da Scopelliti sono pronti a fare i bagagli, anche quelli dell’ufficio stampa del consiglio regionale potrebbero vivere ore di passione. Esiste infatti una legge – la 36 del 2011, poi rivista e corretta dalla 47 del 2011 – che uniforma il trattamento degli addetti stampa dell’esecutivo a quello dei colleghi di Palazzo Campanella.
In un parere formulato nell’aprile del 2013, l’Avvocatura regionale riteneva che il regime contrattuale dei giornalisti della giunta dovesse corrispondere «in ogni aspetto, elemento, termine e modalità» al regime applicato ai professionisti del Consiglio. Già, ma qual è il regime a cui sono sottoposti questi ultimi? La vicenda è particolarmente complessa. Alcuni di loro sono stati assunti senza concorso e per mezzo di una deliberazione dell’Ufficio di presidenza del Consiglio il 17 marzo del 2005, in seguito al potenziamento della struttura speciale dello stesso ufficio. Un rapporto regolato – come aveva spiegato l’allora segretario generale di Palazzo Campanella, Nicola Lopez – da un contratto individuale di lavoro a tempo pieno «senza apposizione del termine».
Il sillogismo, a questo punto, appare semplice: se possono essere “mandati a casa” i giornalisti della giunta, la stessa cosa potrebbe succedere a quelli del Consiglio. Ma, per il momento, Oliverio non sembra aver dato disposizioni per ridisegnare lo staff comunicativo dell’Astronave.
LA RELAZIONE MOSELLA
Nei mesi scorsi lo status giuridico dei giornalisti istituzionali era stato al centro delle bordate della relazione Mosella. Sotto osservazione erano finite la nomina di Gianfranco Manfredi a capo ufficio stampa e di Romano Pitaro come vice. Per entrambi, sempre l’Ufficio di presidenza aveva inizialmente disposto la temporanea assunzione fino al 31 dicembre 2005, poi prorogata fino al 30 giugno 2006 con una nuova deliberazione dei vertici di Palazzo Campanella. Dopo, il silenzio: Palazzo Campanella non emana atti se non una nuova deliberazione dell’Ufficio di presidenza del 7 agosto 2012, con la quale Romano Pitaro viene nominato capo ufficio stampa proprio al posto di Manfredi. «I contratti di lavoro a tempo pieno – era scritto nella relazione del Mef – con i quali sono stati incaricati i giornalisti, non fanno riferimento a nessuna procedura selettiva utilizzata per la loro individuazione e anzi nella deliberazione dell’Ufficio di presidenza si dice che “valutato che gli incarichi di capo dell’ufficio stampa e vice capo dell’ufficio stampa hanno carattere fiduciario”». A «destare perplessità» c’era pure la modalità di reclutamento degli altri addetti stampa dell’assemblea regionale. «Riesce difficile immaginare – scriveva il dirigente Mosella – che il legislatore regionale abbia voluto disporre la libera assunzione del personale così come effettuato dall’ente che risulta, pertanto, totalmente illegittima in quanto disposta in violazione del principio costituzionalmente previsto dall’articolo 97 della Costituzione».
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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