«Bugiardo, spudorato, ossessivo. Furchì ha avuto l’ardire di sostenere di poter guardare negli occhi la vedova Musy, egli è indegno di guardare negli occhi non solo la vedova ma anche qualsiasi altro essere umano». Così Giampaolo Zancan, il legale della vedova di Alberto Musy, il consigliere comunale vittima di un agguato, si è espresso a proposito dell’imputato Francesco Furchì, oggi in aula in Tribunale a Torino. Secondo il legale di parte civile, Furchì si sarebbe creato un alibi «falso e precostituito» per la mattina del 21 marzo 2012, giorno dell’agguato a Musy. Quel giorno Furchì aveva in corso il trasloco dell’ufficio della sua associazione, a pochi isolati dall’abitazione della vittima. Ma tra le 7.25 e le 10 circa del mattino l’imputato spense il cellulare, creando una zona d’ombra sui suoi spostamenti, «un buco artificiale» lo ha definito il legale, proprio in concomitanza con l’agguato all’ex consigliere comunale.
«La strategia di Furchì è stata chiara fin dall’inizio: arretrare sempre, rifiutare le misurazioni fisiche proposte dal pm e la perizia psichiatrica. Ma ci sono indizi chiari, precisi e concordanti a suo carico», ha sostenuto l’avvocato Zancan che ha inoltre chiesto di trasmettere alla Procura di Torino gli atti relativi a Felice Filippis e alla moglie Maria Cefalì, amici dell’imputato. La coppia era stata chiamata a deporre in Tribunale dopo che un compagno di cella di Furchì aveva riferito che l’imputato avrebbe potuto nascondere la pistola usata nell’agguato nell’orto di Filippi.
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