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I doni di Natale

In occasione del prossimo Natale, mi sono rivolto – come oramai di consuetudine – al mio amico Il Gattoparroco, felino/umano frequentatore dei siti laico/clericali ove si sa tutto (e si inventa pur…

Pubblicato il: 18/12/2014 – 11:48

In occasione del prossimo Natale, mi sono rivolto – come oramai di consuetudine – al mio amico Il Gattoparroco, felino/umano frequentatore dei siti laico/clericali ove si sa tutto (e si inventa pure). Quest’anno i motivi sono stati due: quello di assicurarmi l’aiuto a rintracciare gli innumerevoli regali mirati che mi tocca fare (con amore di nonno) ai miei nipoti Margherita, Virginia e Paolo; quello di acquisire informazioni sulla politica in positiva evoluzione e nondimeno di conoscere, al riguardo, qualche simpatico pettegolezzo.
Le aspettative sono state soddisfatte, più la seconda della prima, in quanto rinviata di qualche giorno, viste le mutevoli richieste dei miei pargoli, affetti come tutti da dipendenza televisiva.
Mi ha detto (Il Gattoparroco) – idealizzando una sorta di mezzo di comunicazione superveloce denominato “il compare del Sud”, quasi a sembrare un omologo dei treni specializzati (!) a mettere in comunicazione la Calabria con la Capitale e, quindi, con il Nord, del tipo la vecchia “Freccia del Sud” – di quanto fosse divenuto assai simile il Paese in termini di pratica dell’imbroglio e di intensità mafiosa. La differenza sta che nelle seconde emerge tutto ciò che tutti sapevano e sanno, nella nostra regione no. Qui tutti ne parlano ed esprimono critiche severe, salvo, poi, sorridere a 82 denti ai criticati, ai quali chiedere e ottenere qualcosa, finanche l’elemosina. I diritti? Promessi e vantati una volta ogni 4/5 anni. La violazione degli stessi? Nel quotidiano. Ciononostante, si è tollerato di tutto ovunque nell’inerzia totale.
Il repertorio reale della pubblica amministrazione ha evidenziato brutte pagine di illegittimità e di illiceità seriali.
Occorrerebbero maggiori attenzioni da esercitarsi da parte delle stesse istituzioni, controllate (!) a vari livelli, interni ed esterni. Dalle autorità preposte a diverso titolo.
Un tale auspicato dinamismo – considerati i risultati conseguiti dalla magistratura romana, meneghina e veneta – costituirebbe un primo attivo strumento di spending review, oltre che l’esempio di efficienza utile a ridare fiducia e credibilità verso la pubblica amministrazione. Un bell’esempio da testimoniare all’Unione europea.
Necessita, quindi, che ciò che appartiene alla pubblica amministrazione, in termini di compiti e funzioni, venga esercitato canonicamente nei modi e nei luoghi strettamente istituzionali e non già, come spesso avviene, al «bar del Giambellino», cui faceva simpatico riferimento il grande Giorgio Gaber.
Si diceva della spending review. La prima regola, per concretizzare una corretta revisione della spesa, è tagliare i costi inutili e superflui nonché di riportare, a dimensione naturale, quella effettuata troppo spesso “a gara libera”. Quello strumento funzionale alla produzione di sovrapprezzi destinati a retribuire la politica e i politicanti nonché i dirigenti a essi funzionali. Un traguardo da guadagnare da subito evitando ciò che in Calabria è regola, del tipo quei lavori (esempio di pulizia negli ospedali) prorogati finanche per un decennio (e oltre) a costi nettamente superiori a quelli traguardati, molto poi, semplicemente a esito di una normale aggiudicazione di gara.
La seconda regola sono le riforme di sistema e le corrette exit strategy dai commissariamenti che in Calabria abbondano da tempo con risultati non affatto apprezzabili.
Insomma, l’ottimizzazione della spesa si consegue culturalizzando i rappresentanti della politica e la burocrazia impegnati a ogni livello istituzionale. Riorganizzando il tutto, con intelligenza e conoscenza specifica, e rendendo ognuno consapevole di ciò che occorre fare rispetto a tutto ciò che non si è mai fatto, ovvero si è fatto male. Il tutto, stando bene attenti alla cura dell’esigibilità dei diritti di cittadinanza.
A proposito di diritti godibili, un ruolo importante spetta ai cittadini, abituati da tempo ad abdicarvi. Un errore grave e pregiudizievole, che ha fatto sì che i rappresentanti non lavorassero affatto per i rappresentati, salvo promettere il contrario nei momenti immediatamente preelettorali. In Calabria occorre una rivoluzione culturale dei legittimi prestatori del consenso, sino ad oggi sempre più emuli del simpatico Ferrini in “Quelli della notte”. Dovranno cominciare a disegnare il loro destino iniziando dal loro presente. Partendo dalla rivendicazione dei diritti e sorvegliando le legittime pretese pubbliche, formatesi a causa della costante incapacità dei preposti: vuoi per una sanità “a gruviera”, che presentava e presenta buchi ovunque economico-patrimoniali e di appropriatezza erogativa, a fronte di un’imposta diretta di competenza regionale ai livelli supermassimi; vuoi per i dissesti e/o predissesti, in corso e in pectore, che affliggono i cittadini di circa 100 enti locali con i tributi al massimo nazionale e i servizi al minimo vitale ovvero del tutto inesistenti (soprattutto quelli utili alla frequenza scolastica); vuoi per gli enti locali che applicano da tempo le percentuali più alte del Paese sulle “tasse dovute” e sul bollo auto; vuoi per le riscossioni dei tributi municipali che non si fanno e che vengono usate, da sempre, per attingere al consenso più povero (ma non solo), finanche ad arrivare a surrogazione delle bollette anche di consumo in prossimità del voto da parte di certi candidati; vuoi per un voto di scambio che è divenuto regola e che scandalizzerebbe (!) in caso di suo disuso.
Insomma, i cittadini devono divenire registi e arbitri di se stessi e del futuro dei loro figli. Con il nuovo governo regionale si può fare.

 

*docente Unical

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