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Depurazione abusiva, rinviato a giudizio l'ex sindaco di Orsomarso

ORSOMARSO Una scorretta gestione del depuratore cittadino che avrebbe causato l’inquinamento del fiume Argentino e conseguentemente del tratto dell’alto Tirreno cosentino dove il corso d’acqua fini…

Pubblicato il: 19/12/2014 – 15:50
Depurazione abusiva, rinviato a giudizio l'ex sindaco di Orsomarso

ORSOMARSO Una scorretta gestione del depuratore cittadino che avrebbe causato l’inquinamento del fiume Argentino e conseguentemente del tratto dell’alto Tirreno cosentino dove il corso d’acqua finisce. Una condotta proseguita nel tempo senza ausilio di personale tecnico qualificato, senza aver richiesto neppure la prescritta autorizzazione allo scarico delle acque e soprattutto senza alcun preventivo trattamento depurativo. Così con l’accusa di abuso d’ufficio, danneggiamento, getto di sostanze pericolose e deturpamento sono stati rinviati a giudizio in concorso l’ex sindaco di Orsomarso, Paola Maria Candia, il responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune tirrenico in servizio tra il 2010 e il 2013, Domenico Maltese nonché l’attuale capo dello stesso Ufficio, Bernardo Fasanaro. La decisione è stata adottata dal gup di Paola, Pierpaolo Bortone che ha accolto la richiesta del procuratore capo Bruno Giordano, titolare dell’inchiesta. Stando a quanto accertato dagli inquirenti, da quel depuratore in località Pitullo sarebbero uscite acque reflue non trattate che sarebbero poi confluite nel mare determinandone l’inquinamento. Attraverso una lunga e complessa operazione di controllo della struttura, gli uomini della capitaneria di porto di Maratea, assieme ai carabinieri e al personale del nucleo Ambiente della Procura avrebbero riscontrato «continui scarichi di acque maleodoranti, con anomala e consistenza presenza di fanghi e in alcuni casi caratterizzati da valori oltre il limite consentito» di alcune sostanze inquinanti. Si tratta in particolare, scrive il gup, di «escherichia coli» nonché di «azoto nitroso», «azoto ammoniacale» e «tensioattivi anionici». Elementi che avrebbero causato, secondo gli inquirenti, il deturpamento e il danneggiamento del corso d’acqua e dell’area circostante con l’aggravante che la zona è «sottoposta a speciale protezione»: il Parco nazionale del Pollino. Una zona compresa nei Siti di importanza comunitaria (Sic) e Zona di protezione speciale (Zps). L’operazione coordinata dalla Procura di Paola avrebbe permesso di raccogliere diversi campioni, risultati dopo le analisi, con una massiccia presenza delle sostanze inquinanti. Ora i tre indagati dovranno rispondere dei reati contestati. La prima udienza è stata fissata dal gup per il prossimo 25 novembre.

 

Roberto De Santo
r.desanto@corrierecal.it

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