ROMA Ammonta a oltre 2 miliardi e 600 milioni di euro – di cui più di 193 milioni sottratti alle ‘ndrine – il valore dei beni confiscati nel 2014 dalla Dia alla criminalità organizzata. Le confische, invece, hanno raggiunto quota 530 milioni di euro, 80 dei quali provenienti da appartenenti ai clan calabresi. Sono i numeri diffusi oggi in occasione della presentazione del bilancio annuale della Direzione investigativa antimafia, a cura del direttore, generale Nunzio Antonio Ferla. Presenti, tra gli altri, il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, la presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi, il capo della polizia, Alessandro Pansa, il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti. Il monitoraggio contro le infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici ha riguardato 1.887 imprese; sono stati svolti accertamenti su 16.051 persone fisiche. Si assiste ad un’accentuata propensione dei clan mafiosi, ha spiegato il generale Ferla, «all’espansione in aree di maggior sviluppo rispetto ai territori di elezione. I dati indicano infatti che le imprese colpite dai provvedimenti interdittivi antimafia hanno sede nella quasi totalità dei casi al Nord, anche se i relativi titolare sono risultati legati, per vincoli parentali o per relazioni d’affari, con persone o imprese del Meridione». Il direttore della Dia ha segnalato inoltre che «la criminalità organizzata utilizza la corruzione per raggiungere i propri obiettivi, sostituendola o sommandola all’intimidazione classica». Alfano, da parte sua, ha invitato «tutte le forze di polizia a mandare i loro uomini migliori alla Dia. È un input politico che dò. I risultati presentati oggi – ha aggiunto – non sono casuali, ma frutto di una lucida strategia di contrasto delle organizzazioni criminali che prevede l’arresto dei latitati, l’aggressione ai loro beni e il carcere duro». Il ministro si è quindi soffermato sull’Agenzia nazionale dei beni sequestrati alla criminalità organizzata, definita «la più grande agenzia ‘real estate’ del Paese. Ma ora serve un’innovazione normativa che consenta di velocizzarne l’operato». Sul punto, Rosy Bindi ha auspicato «un affinamento degli strumenti che permettano di restituire alla collettività i beni confiscati: lasciarli inutilizzati è un lusso che non possiamo permetterci». Il capo della polizia ha poi elogiato «il valore aggiunto della Dia, specie riguardo al monitoraggio dei grandi appalti. Sul piano operativo – ha sottolineato Pansa – abbiamo ottenuto risultati eccezionali nel contrasto alle mafie, sul piano della prevenzione delle infiltrazioni nell’economia e nelle pubbliche amministrazioni, le misure vanno tuttavia armonizzate”. In particolare, ha aggiunto, «il contrasto all’infiltrazione negli enti locali è il livello più alto di lotta alla criminalità organizzata e c’è bisogno di pianificare e gestire meglio le risorse».
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