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Processo Marlane, tutti assolti

Il tribunale di Paola ha assolto con formula piena i 12 imputati del processo Marlane. Con una formula che non lascia molti spiragli: il fatto non sussiste e insufficienza di prove. La Procura rico…

Pubblicato il: 19/12/2014 – 9:15
Processo Marlane, tutti assolti

PAOLA Nessun colpevole. Il tribunale di Paola ha assolto con formula piena i 12 imputati del processo Marlane. Dopo circa dieci ore di camera di consiglio i giudici hanno prosciolto da tutte le accuse loro contestate i dirigenti e i vertici dell’ex stabilimento tessile di Praia a Mare. Con una formula che non lascia molti spiragli: il fatto non sussiste e insufficenza di prove. Nonostante una pesante perizia presentata dall’accusa che avrebbe dimostrato il legame tra quelle morti e i fumi respirati all’interno dell’azienda, secondo i magistrati giudicanti, non ci sarebbe alcun nesso di responsabilità. Per conoscere nel dettaglio le ragioni che hanno spinto i giudici ad assumere tale provvedimento si dovranno attendere le motivazioni della sentenza, che saranno pubblicate entro 90 giorni.
La pubblica accusa – rappresentata dai pm Linda Gambassi e Maria Camodeca – aveva chiesto condanne a pene detentive per i dirigenti dell’Eni e della Marzotto – che negli anni si erano succeduti alla guida dello stabilimento tessile – che andavano dai 3 e ai 10 anni di reclusione a cui si sarebbe dovuta sommare una pesante tegola economica. Infatti, le parti civili avevano chiesto la condanna in solido dei due gruppi imprenditoriali per un ammontare di 5 milioni di euro. Nelle ultime udienze il gruppo di legali delle parti civili capitanate da Lucio Conte avevano, infatti, chiesto di procedere in direzione serrata contro i vertici di quella che è stata considerata la “fabbrica dei tumori”.
Tutte richieste cassate dalla sentenza dei giudici di primo grado. Per questo resta l’amaro in bocca. Soprattutto per i familiari delle decine di operai che attendevano un perché di quelle misteriose morti.
LA POSIZIONE DELLA PROCURA «Prendiamo atto della decisione dei giudici e della circostanza che gran parte delle parti civili sono state risarcite». È il laconico commento del procuratore capo Bruno Giordano che ancora non si sbilancia sulla possibilità di ricorrere in Appello. «Leggeremo con molta attenzione le motivazioni della sentenza. Solo dopo decideremo il da farsi».
UN PROCESSO SCOMODO Un processo scomodo che non si voleva celebrare e forse neppure istruire. Almeno a giudicare dalla tempistica: oltre un decennio d’indagini e tanti rinvii delle udienze. E invece alla fine la sentenza è arrivata. La prima che certamente non restituirà giustizia alle decine di vittime di quella che è passata alla storia come la “fabbrica della morte”. Nel corso dell’attività della Marlane – secondo quanto ricostruito dall’impianto accusatorio e dalle indagini della Procura di Paola – si sarebbero ammalati circa 159 persone tra dipendenti e familiari dei lavoratori dello stabilimento praiese. Novantaquattro dei quali sarebbero poi deceduti nel corso degli anni proprio a causa delle esalazioni tossiche respirate nella fabbrica tessile. Per questo all’avvocato Conte, a nome di gran parte delle parti civili – al termine di un lungo excursus che ha ricostruito quanto sarebbe accaduto nella Marlane – aveva chiesto anche la riformulazione dei capi d’accusa contro 13 imputati (uno nel frattempo è deceduto): da lesione e omicidio colposo a omicidio volontario con dolo eventuale. Da qui l’istanza inoltrata al presidente del tribunale, Domenico Introcaso di trasmettere gli atti alla Procura di Paola perché «proceda nei confronti di tutti i dirigenti e responsabili nonché di tutti i componenti del consiglio di amministrazione» dell’Eni – proprietaria dello stabilimento fino al 1987 – e della Manifatture Lane “Gaetano Marzotto” (azienda subentrata nella titolarità dello stabilimento fino alla sua chiusura nel 2004). In tribunale si era più volte sottolineato anche il rischio per la salute delle popolazioni residenti nella zona legati alle sostanze tossiche che, secondo le indagini del procuratore capo Bruno Giordano e delle relazioni periti tecnici nominati dal tribunale di Paola, sarebbero ancora interrati nell’area.
LA STORIA DELL’INCHIESTA Una storia lunga che parte dal 1999 quando il primo filone d’indagine aperto dalla Procura della Repubblica di Paola cercò di comprendere cosa stesse succedendo in quella che si riteneva una delle principali aree industriali della nostra regione. Dalle denunce di alcuni dipendenti della Marlane, infatti, emergeva un quadro allarmante di una serie di decessi legati alle pessime condizioni di lavoro in cui erano costretti ad operare all’interno dello stabilimento tessile di Praia a Mare. Un filone che però stava finendo nelle secche della giustizia se non ci fosse stato un nuovo impulso alle indagini impresso dai vertici della Procura paolana che hanno consentito di aprire due ulteriori filoni d’inchiesta – uno nel 2006 e l’altro nell’anno successivo – poi confluiti tutti nell’indagine madre che ha portato al processo contro tredici persone. Tutte accusate a vario titolo di omicidio colposo plurimo, lesioni gravissime e disastro ambientale. Accuse, ora, cadute nel vuoto.

Roberto De Santo
r.desanto@corrierecal.it

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