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La vera partita

di Paolo Pollichieni   Il presidente della Regione Mario Oliverio lo ha detto pubblicamente, lo ha ribadito in tre occasioni a Matteo Renzi e da ultimo lo ha notificato, con estrema franchezza…

Pubblicato il: 20/12/2014 – 5:00

di Paolo Pollichieni

 

Il presidente della Regione Mario Oliverio lo ha detto pubblicamente, lo ha ribadito in tre occasioni a Matteo Renzi e da ultimo lo ha notificato, con estrema franchezza anche al diretto interessato: non accetta più la presenza dell’ex generale della Guardia di finanza Luciano Pezzi nelle funzioni di commissario per il Piano di rientro della sanità.
Considera fallimentare la stagione commissariale gestita da Scopelliti in uno con i suoi sub-commissari; intende assumere direttamente la responsabilità del riordino del comparto sanitario; vuole vedere chiaro sulle decisioni “romane” che, massacrando i livelli di assistenza sanitaria e sotto il comodo ombrello protettore del rientro dal deficit economico, ha consentito il saccheggio delle risorse calabresi da parte di sovrastrutture nazionali care ai Palazzi romani del potere. A cominciare dalla Kpmg, le cui consulenze, si mormora, hanno fatto tanto bene a pezzi dell’alta burocrazia calabrese e romana, ma non hanno prodotto alettanti benefici nella riforma strutturale del sistema sanitario calabrese che pure doveva rappresentare il vero obiettivo del commissariamento.
In sostanza il mandato era quello di rientrare da un deficit di spesa sanitaria stimato in circa 240milioni di euro all’anno. Tale risultato, però, andava conseguito non riducendo ma bensì razionalizzando la spessa. Ragione per la quale il vero obiettivo era quello di ristrutturare la rete di assistenza sanitaria regionale in modo da far crescere il livello di tutela della salute dei cittadini calabresi, eliminando sprechi, doppioni, mantenimento in vita di strutture autoreferenziali che servivano più alle baronie, mediche e politiche, che non a far vivere meglio i calabresi.
Invece il generale Pezzi ci consegna sì una riduzione del deficit sceso, a poco più di 30 milioni annui, ma nel contempo e in omaggio alle scellerate scelte politico-clientelari della gestione Scopelliti porta in eredità la distruzione sistematica della vecchia rete di assistenza territoriale senza che una nuova rete sia stata strutturata al suo posto.
Abbiamo chiuso, in verità solo sulla carta, tanti ospedali ma senza stabilire chi al loro posto dovrà assistere i calabresi. Insomma l’ennesimo gioco delle tre carte, con salvaguardia di pochi interessi personali a discapito di quelli generali. Tutto questo aggravato dalla creazione di nuove sacche di sprechi e inefficienze giustificabili solo se le si guarda dall’angolazione cara ai baroni della sanità calabrese. Un esempio? La cardiochirurgia di Reggio Calabria: un gioiellino che sta invecchiando senza mai essere entrato in funzione. Dal dicembre del 2011, per quel centro avanzato di cardiochirurgia, la Regione Calabria stacca un assegno mensile di 156mila euro. Fin qui abbiamo versato alla società di leasing che lo ha finanziato oltre cinque milioni di euro. Ma senza mai usarlo e senza mai poterlo utilizzare. Ti prende un coccolone di natura cardiaca a Reggio puoi morire, pur cadendo lì un centro tra i più moderni d’europa. Provi la Cgil a chiedere a Luciano Pezzi di spiegare le ragioni di tutto questo.
E già, perché la Cgil calabrese, e non da oggi, è innamorata dell’ex generale della guardia di finanza. Al punto da insistere, confortata in questo solo dal Nuovo centrodestra calabrese, perché venisse nominato commissario, dopo la defezione di Scopelliti. Al punto da attaccare Mario Oliverio, che in virtù del suo percorso politico ancora non riesce a comprenderne le ragioni, per aver osato dire che Luciano Pezzi deve andare a casa. Lo ha ripetuto nei giorni scorsi, dopo averlo incontrato «per una prima informativa del lavoro svolto finora e dello stato delle strutture sanitarie regionali». A conclusione di quell’incontro, Oliverio ha ribadito: «Ora che è stata formalizzata la mia proclamazione a presidente della Regione, il consiglio dei ministri, nella prima seduta utile della prossima settimana, dovrà procedere, secondo quanto previsto dalla legge, alla nomina del commissario nella persona del presidente della Regione. In attesa della formalizzazione di questo atto, da parte del Consiglio dei ministri, ho ritenuto dover avviare l’iniziativa di incontrare Pezzi, al fine di acquisire, sin d’ora, tutti gli elementi utili per poter impostare il lavoro, in direzione della realizzazione dei necessari obiettivi di riqualificazione del sistema sanitario regionale, utili per creare condizioni concrete di sicurezza, tutela e cura della salute dei cittadini calabresi sull’intero territorio regionale».
Apriti cielo, il sindacato di Camusso e Landini, che in Calabria evidentemente ha un diverso concetto del rapporto tra politici e tecnocrati, ha sparato a palle incatenate: non ci provi nemmeno Oliverio a reclamare quel che è suo. Pezzi non si tocca. La stessa cosa la ribadisce il senatore Tonino Gentile. Se Cgil e Nuovo centrodestra parlano lo stesso linguaggio una ragione ci sarà. Chissà che non la si possa trovare nelle profetiche parole dell’ex assessore regionale al Personale, Mimmo Tallini, oggi consigliere regionale di Forza Italia che, in piena campagna elettorale riunì una conferenza stampa per denunciare che: «La natura politica degli atti che vengono compiuti dal commissario generale Pezzi è ormai sotto gli occhi di tutti. La sua clamorosa interferenza su questioni di stretta competenza della giunta regionale, a poche settimane dalla convocazione dei comizi elettorali, conferma in pieno tutti i sospetti sulla sua parzialità».

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