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Sentenza Marlane, c'è chi dice no

PRAIA A MARE Quasi tutti parlano di «un’ingiustizia». All’indomani della sentenza sul processo per stabilire le responsabilità sulla morte di decine di lavoratori dello stabilimento tessile “Marlan…

Pubblicato il: 20/12/2014 – 18:35

PRAIA A MARE Quasi tutti parlano di «un’ingiustizia». All’indomani della sentenza sul processo per stabilire le responsabilità sulla morte di decine di lavoratori dello stabilimento tessile “Marlane” di Praia a Mare il sentimento comune è quello che «giustizia non è stata fatta». Le voci dei movimenti, dei sindacati e delle associazioni come anche dei partiti che per anni si sono battuti per conoscere la verità su quella che è passata alla cronaca come “la fabbrica dei veleni” suonano all’unisono: la decisione del tribunale di Paola non è giusta. Non lo è soprattutto per i familiari delle decine di vittime – ne sono stati contati finora 107 – che, secondo l’accusa, sarebbero morti per le esalazioni emanate dall’ex stabilimento dove lavoravano. Non lo è neppure per un territorio che dai residui di quelle fabbrica – come hanno accertato gli inquirenti – è rimasto stuprato. Almeno 45mila metri quadrati di area inquinata da sostanze altamente pericolose per il genere umano. Per questo la voce delle associazioni suona beffardamente risentita da quella decisione assunta dai togati paolani: «Dovevamo immaginarlo che sarebbe finita così», affermano i vertici del Comitato per le bonifiche dei terreni, fiumi e mari della Calabria. «Eppure per un millesimo di secondo avevamo avuto fiducia nella giustizia e nella Corte presieduta dal presidente Introcaso». Non fosse altro, secondo gli attivisti di quella associazione che raccoglie quanti dell’Alto Tirreno cosentino da anni si battono per la verità sulla Marlane, «ascoltando i periti di parte, le testimonianze degli operai sopravvissuti alla strage, quella delle mogli degli operai deceduti». Una certezza della condanna che era cresciuta soprattutto dopo la «superperizia redatta dai Ctu, nominati dallo stesso presidente Introcaso» che affermava che «vi è rapporto di causalità tra l’esposizione a sostanze cancerogene per il polmone e la vescica e l’incremento di patologie neoplastiche riscontrate». I quattro avevano concluso nella relazione consegnata ai giudici del tribunale di Paola che «vi è stato un disastro ambientale per lo sversamento continuo e costante di sostanza classificata tossica e irritante». E invece è finita come si è conclusa la vicenda della Tyssenkrup, dell’Eternit e della discarica di Bussi. Con un’assoluzione totale. «La sentenza di assoluzione della dirigenza Marzotto per l’assassinio di centinaia di lavoratori e lavoratrici della Marlane è vergognosa», ha tuonato il segretario di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero. «Mentre chi contesta la Tav in Val di Susa – denuncia – viene condannato ad anni di galera, chi assassina i lavoratori viene mandato assolto. In una situazione in cui l’unica cosa certa è l’impunità delle classi dirigenti, non si può più parlare di legge uguale per tutti: anche questa è crisi delle istituzioni, tanto quanto la corruzione».

 

Roberto De Santo
r.desanto@corrierecal.it

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