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«Gli enti si facciano carico del caso dei 23 dipendenti Trenitalia di Reggio»

LAMEZIA TERME «Vorremmo, almeno coll’approssimarsi del Natale, raccontare storie che scaldano il cuore, dar conto di piccoli gesti di bontà, parlare di qualche comportamento virtuoso. Purtropp…

Pubblicato il: 22/12/2014 – 16:09
«Gli enti si facciano carico del caso dei 23 dipendenti Trenitalia di Reggio»

LAMEZIA TERME «Vorremmo, almeno coll’approssimarsi del Natale, raccontare storie che scaldano il cuore, dar conto di piccoli gesti di bontà, parlare di qualche comportamento virtuoso. Purtroppo anche a poche ore dalla Vigilia dobbiamo invece occuparci di famiglie che potrebbero essere state sottoposte a trasferimenti punitivi, di padri strappati agli abbracci dei loro figli, di dipendenti i cui diritti non vengono riconosciuti». Così Federica Dieni, deputata del Movimento 5 Stelle, porta alla conoscenza di un dramma che si sta consumando proprio in questi giorni di festa e che colpisce alcuni dipendenti dopo una causa di lavoro intentata a RFI (Rete Ferroviaria Italiana.
«Sembra impossibile – prosegue – eppure anche ciò può accadere, in questo Natale del 2014. Può accadere, e certamente accade a Reggio Calabria che, a un certo punto della loro carriera, degli impiegati delle Ferrovie dello Stato non sappiano chi sia il loro datore di lavoro; può succedere, e certamente succede a Reggio Calabria, che ben 23 impiegati si affidino alla magistratura per rivendicare il diritto all’inquadramento e alle mansioni nella sede di appartenenza, e che questa, dopo tre gradi di giudizio, riconosca i loro ovvi diritti. E avviene pure, e certamente avviene a Reggio Calabria, che il loro datore di lavoro, benché sottoposto ad esecuzione forzata, non dia alcun seguito alla condanna e che, infine, un ente terzo mai intervenuto in quel giudizio, Trenitalia, intimi con lettera ai temerari impiegati il loro trasferimento da Reggio Calabria a Savona, nuova sede lavorativa. Tutto questo senza alcuna procedura che stabilisca criteri, forme, metodi e motivazioni che giustifichino questa azione.”Continua la deputata calabrese: “Nella terra delle inesistenti opportunità tutto ciò si traduce nella costrizione ad accettare un torto evidente. Il provvedimento colpisce infatti dipendenti con un’età compresa tra i 50 e 54 anni, che devono accettare qualsiasi ricatto, consapevoli che un’alternativa, in quest’Italia ormai al disastro oggi non c’è. Così devono partire, a poche ore da Natale, senza alcuna assistenza o aiuto abitativo: 23 nuclei familiari verrebbero a trovarsi nella situazione di trapiantarsi a 1200 Km di distanza dal loro habitat, ripartendo dallo zero della loro esistenza lasciando scuole, amicizie, relazioni e affetti».
«Tutto questo avviene – continua la deputata pentastellata – in un contesto giuridico viziato da pesanti dubbi circa la legittimità dell’azione del datore di lavoro. Il trasferimento colpisce infatti proprio e solo coloro che hanno osato sfidare con l’arma del diritto il colosso del gruppo Ferrovie dello Stato italiane. Come se non bastasse, esso riguarderebbe impiegati e famiglie protette dalla legge 104 del 1992, che dovrebbe tutelare i soggetti con persone diversamente abili a proprio carico da azioni come questa”.“Oltre a questo” prosegue la parlamentare pentastellata, “non potrebbero essere avanzati neppure pretesti come quello della ristrutturazione aziendale: anche dopo la condanna della Cassazione, le Ferrovie avrebbero infatti continuato ad assumere personale. In tutta la vicenda colpisce il fragoroso silenzio dei sindacati confederali che nei fatti abbandonano i lavoratori al loro destino anziché lottare per loro, come sarebbe stato loro dovere».
«Forse – conclude Federica Dieni – sarebbe più facile girare la testa, far finta di nulla e goderci in pace il Natale. Molti lo faranno. Non la sottoscritta, non il Movimento 5 Stelle. Per questo sarà mia cura far pervenire quanto prima all’Ufficio sindacato ispettivo della Camera dei deputati un’interrogazione parlamentare che riproponga esattamente le questioni sopra riportate. Il mio appello, inoltre, va a quanti possono fare qualcosa per bloccare questo scandalo. Non dovremmo mai avere l’abitudine di girarci dall’altra parte di fronte alle ingiustizie, specie quando colpiscono delle famiglie con disabili e figli piccoli. A maggior ragione non possiamo tollerare che questo accada – conclude – proprio a Natale».

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