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Rende, il Tribunale toglie i sigilli allo Scorpion club

COSENZA Il gip del Tribunale di Cosenza ha disposto il dissequestro dello Scorpion health club di Rende. Il «più importante centro fitness della Calabria» – come è stato definito dagli inquirenti –…

Pubblicato il: 22/12/2014 – 18:08
Rende, il Tribunale toglie i sigilli allo Scorpion club

COSENZA Il gip del Tribunale di Cosenza ha disposto il dissequestro dello Scorpion health club di Rende. Il «più importante centro fitness della Calabria» – come è stato definito dagli inquirenti – era stato sequestrato lo scorso 8 ottobre dalla guardia di finanza di Cosenza perché il suo amministratore, Sandro Daniele, 63 anni di San Marco Argentano, è accusato di bancarotta fraudolenta aggravata. Il valore dei beni sequestrati è di 6 milioni di euro.

Oggi è stato eseguito il dissequestro dei beni e il centro fitness – che era stato affidato a un curatore fallimentare ed era rimasto aperto – da questa mattina è chiuso. Lo Scorpion è stato restituito al curatore fallimentare che potrà decidere che cosa fare del bene, se vendere, affittare o chiudere. Al momento il centro fitness è chiuso e lo resterà – da quanto si apprende – almeno per tutto il periodo festivo.

La struttura comprende un ristorante, centro estetico e benessere, due piscine, campi da calcio e anche una discoteca. Secondo le indagini, Sandro Daniele avrebbe distratto dal fallimento consistenti valori e l’intero complesso aziendale mediante contratti di fitto d’azienda e false fatture.
Le indagini del Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Cosenza sono state dirette dal comandante Ciro Ciavarella e coordinate dal procuratore della Repubblica Dario Granieri e dal sostituto Giuseppe Cava.

Nel corso delle indagini sono stati individuati diversi beni immobili a Rende, con impianti sportivi, macchinari, attrezzature, arredi, macchine d’ufficio, marchio del centro sportivo e avviamento commerciale, nonché uno yacht di proprietà della società ormeggiato in un porto in provincia di Cosenza. La struttura sequestrata si estende su una superficie di oltre 10mila metri quadrati. Nella fase terminale dell’azienda, che ormai da anni versava in una situazione di dissesto irreversibile, è stata appositamente costituita una società, controllata dal nucleo familiare dell’amministratore, che avrebbe assorbito la parte finanziariamente sana dell’azienda fallita mediante un contratto di fitto. L’operazione sarebbe stata finalizzata a proseguire l’attività d’impresa evitando i numerosi creditori e l’erario.
«La natura fraudolenta e distrattiva dell’operazione – è scritto nella richiesta di sequestro preventivo – discende con evidenza dalla valutazione della composizione del capitale sociale e degli organi amministrativi delle società interessate, entrambe riconducibili alla famiglia Daniele: la Take Care soc. coop., legalmente rappresentata dall’amministratore unico Daniele Paola, figlia dell’indagato Sandro Daniele, era infatti partecipata da Gianfranco Curia (socio anche della Scorpion Health Club srl), da Daniele Paola, da Chiara Daniele (altra figlia di Sandro Daniele ed ex dipendente della Scorpion Health club srl), da Adriano Bruno (creditore della Scorpion Health club srl), da Magdalena Czrepuk (ex dipendente della Scorpion Health club srl) e da Riberio Raphael Correia (ex dipendente della Scorpion Health club srl). Lo strettissimo legame intercorrente tra le due società induce a ritenere che le stesse, pur presentandosi formalmente come due distinti soggetti giuridici, costituissero un’unica realtà economico-imprenditoriale e che la costituzione della Take Care soc. coop. sia stata ideata e realizzata nella “fase terminale” della Scorpion Health club srl – che ormai da anni viveva una situazione di dissesto irreversibile caratterizzata da un colossale indebitamento (circa 10 milioni di euro) e da redditività pressoché nulla (avendo riportato ingenti perdite d’esercizio, tali da erodere completamente il capitale sociale e da rendere necessaria la messa in liquidazione) – al fine di consentire alla famiglia Daniele di proseguire l’attività d’impresa, già esercitata attraverso la società fallita, avvalendosi di un soggetto giuridico “sano” sotto il profilo finanziario».

 

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.iT

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