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Elezioni, la Regione paga le spese processuali

CATANZARO Per il Movimento difesa del cittadino è una nuova vittoria. Il Tar calabrese, dopo aver accolto il ricorso contro la Regione, condanna quest’ultima anche al pagamento delle spese di giudi…

Pubblicato il: 30/12/2014 – 10:06
Elezioni, la Regione paga le spese processuali

CATANZARO Per il Movimento difesa del cittadino è una nuova vittoria. Il Tar calabrese, dopo aver accolto il ricorso contro la Regione, condanna quest’ultima anche al pagamento delle spese di giudizio. La somma è minima, duemila euro, ma il punto è un altro: l’associazione è riuscita a piegare un moloch che sembrava implacabile. Il riferimento è alle ultime elezioni regionali, celebrate il 23 novembre – dopo mesi di melina da parte delle principali istituzioni calabresi – grazie alla sentenza del Tribunale amministrativo, le cui motivazioni sono state depositate nei giorni scorsi. Nel dispositivo del Tar vengono spiegati i motivi per i quali i giudici hanno deciso di accogliere il ricorso del Movimento e di obbligare la Regione e l’ormai ex “governatrice”, Antonella Stasi, a indire le elezioni entro 10 giorni. L’azione legale dell’associazione era nata in seguito all’impasse della politica calabrese: erano passati quattro mesi (le dimissioni del governatore Scopelliti sono diventate “effettive” il 3 giugno) e della convocazione dei comizi elettorali non c’era ancora traccia. Poi scendono in campo le associazioni dei cittadini. Accanto al Movimento dell’avvocato Gianluigi Pellegrino ci sono Cittadinanza attiva, il Comitato articolo 48, Cittadini attivi non solo Catanzaro e il Pungolo. Il 4 settembre il Tar accoglie il ricorso e ordina alla Stasi di indire le elezioni entro dieci giorni. Viene emanato il decreto: il 23 novembre la Calabria torna al voto. Due giorni prima, però, la causa viene “trattenuta in decisione”. Con tanto di rilievi. Il Tribunale spiega infatti che l’adozione del decreto firmato dalla Stasi non comporta la decadenza della “materia del contendere” quando «l’adozione dell’atto consequenziale non è spontanea». E, a quanto pare, in pochi avevano voglia di ritornare alle urne.

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