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"Azimuth", chiesti quasi 30 anni di carcere

COSENZA Quasi trent’anni di carcere. E’ questa la richiesta del pubblico ministero della Procura di Cosenza, Giuseppe Visconti, per gli imputati di uno stralcio del processo “Azimuth”, che ha sgomi…

Pubblicato il: 08/01/2015 – 17:08
"Azimuth", chiesti quasi 30 anni di carcere

COSENZA Quasi trent’anni di carcere. E’ questa la richiesta del pubblico ministero della Procura di Cosenza, Giuseppe Visconti, per gli imputati di uno stralcio del processo “Azimuth”, che ha sgominato un’organizzazione dedita all’usura. Il pm ha chiesto la condanna per Biagio Battista Giovanni Peluso (4 anni e 10mila euro di multa), Antonio Avallone (2 anni e 8 mesi e 800 euro), Pasquale Leanza (3 anni e 6 mesi e 9mila euro), Vinicio Castiglia (2 anni e 6 mesi e 7.500 euro), Domenico Vulcano (6 anni e 3 mesi e 6mila euro), Francesco Vulcano (6 anni e 6 mesi e 6.500 euro), Antonio Monaco (2 anni e 8 mesi e 8mila euro), Franco Longo (2 anni e 7mila euro). Ha chiesto la prescrizione per Achille Castiglia e Francesco Terrazzano. Tutti accusati di usura.
Nel corso della sua requisitoria, il pubblico ministero ha ricostruito il giro di estorsioni e di assegni, ribadendo la validità dell’impianto accusatorio. In particolare, ha specificato il ruolo assunto da ogni imputato. Un castello di accuse ampiamente respinto dagli avvocati della difesa. Le arringhe dei legali hanno confermato al collegio giudicante (presieduto da Di Dedda, a latere Cosenza e Gallo) l’inesistenza di qualsiasi tentativo di estorsione chiedendo l’assoluzione per il proprio assistito.
In una delle ultime udienze del processo è stato ascoltato anche un ex collaboratore di giustizia, Giorgio Cavaliere che ha parlato di un giro di assegni che sarebbero stati consegnati ad alcuni degli imputati. Dei quali, però, non aveva conoscenza diretta. Lui, di solito, aveva rapporti con un certo Dionigi Marsico, che avrebbe fatto da tramite con gli imputati. Cavaliere ha confermato in parte quanto già riferito ad altri pm, ma alcune cose non le ha ricordate perché era “poco lucido”, come lui stesso ha detto in aula lo scorso ottobre.
Ma è proprio sull’attendibilità o meno di Cavaliere che si è incentrata l’arringa dell’avvocato Paolo Pisani, difensore di Pasquale Leanza. Pisani ha fatto riferimento anche a un articolo de “Il Giornale”, che riferiva di un’indagine a carico del magistrato Vincenzo Luberto, che aveva dato il via alle indagini dell’operazione “Azimuth” da cui è derivato questo troncone. Perché – secondo quanto riferito dall’ex pentito Cavaliere – sarebbe stato il sostituto procuratore Luberto a fargli firmare alcune dichiarazioni, che non sarebbero state quindi – a suo dire – spontanee.
Al termine delle arringhe dei legali, il giudice Di Dedda ha aggiornato il processo al prossimo 26 febbraio, anche alla luce di alcuni verbali che sono stati acquisiti.

 

Mirella Molinaro

m.molinaro@corrierecal.it

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