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Ruoli unici, gli sprechi ignorati da Oliverio

REGGIO CALABRIA Il governatore Oliverio è stato categorico: chi si oppone alla riforma sul ruolo unico regionale «lo fa esclusivamente per difendere privilegi». Dichiarazione all’insegna della nece…

Pubblicato il: 13/01/2015 – 13:28
Ruoli unici, gli sprechi ignorati da Oliverio

REGGIO CALABRIA Il governatore Oliverio è stato categorico: chi si oppone alla riforma sul ruolo unico regionale «lo fa esclusivamente per difendere privilegi». Dichiarazione all’insegna della necessità di approntare una spending review efficace che riduca finalmente sprechi e doppioni nelle istituzioni calabresi. Ma, forse, nessuno ha riferito a Oliverio che in Calabria esiste una categoria di “lavoratori” molto più “privilegiata” di altre, ed è quella alle dipendenze dirette della politica. Parliamo delle cosiddette “strutture speciali”, istituite con una legge del 1997 (la numero 8) e composte da personale dipendente della Regione e in arrivo da altre pubbliche amministrazione (i “comandati”, per intenderci). Sono organismi di supporto concessi ai presidenti di giunta e Consiglio, agli assessori regionali, ai membri dell’Ufficio di presidenza di Palazzo Campanella e ai presidenti delle varie commissioni.
Il compito di amministrare la cosa pubblica è gravoso e chi sta al vertice delle istituzioni ha obiettivamente bisogno del contributo di uno staff di assoluta fiducia. Il punto, però, è un altro: chi fa parte di queste strutture gode di un trattamento del tutto diverso rispetto sia al personale del Consiglio sia a quello di altri uffici pararegionali. E non si tratta soltanto di stipendi maggiorati e ritoccati da entrate anch’esse del tutto “speciali”. La questione riguarda pure l’orario di lavoro. Rigido per tutti i comuni mortali, “duttile” per chi fa parte della corte di presidenti e assessori. I membri delle strutture speciali, in sostanza, non sanno cosa sia il badge, il classico cartellino per timbrare entrate e uscite. Questo semplicemente perché la legge già citata stabilisce una flessibilità del tutto sconosciuta agli impiegati che non si occupano degli affari del politico di turno. Il personale assegnato alle strutture speciali è sì tenuto a prestare l’orario di lavoro previsto dal relativo contratto nazionale, ma quello stesso orario è «suscettibile di flessibilità» in base alle esigenze istituzionali di chi guida la struttura. Questi lavoratori particolari possono dunque essere esentati «dall’effettuare la rilevazione obbligatoria della presenza, mediante i sistemi di rilevazione in uso». Una bella differenza che, molto spesso, ha consentito ai dipendenti delle strutture speciali (e potrebbe consentire tuttora) di lavorare anche da casa, in contrasto con tutte le leggi e i contratti di lavoro nazionali.
Ma quanto costano ai contribuenti gli staff dei politici? Nel solo 2013, in base ai dati forniti dall’ultima relazione del ministero dell’Economia, la spesa ha superato gli 8 milioni e 186mila euro, tra “trattamento accessorio” per il personale (641mila euro e rotti), spese per il “trattamento fisso e accessorio” (5 milioni e 520mila), rimborsi (più di 522mila), “indennità di struttura” (quasi 864mila), “indennità disagio-mensa” per gli autisti (212mila) e “premi incentivanti” (425mila e più).
E il costo delle “speciali” continua ad aumentare di anno in anno: nel 2011 arrivava a meno di otto milioni (7.997.126 euro, per l’esattezza), cresciuto di quasi 200mila euro (189.375) nel corso dell’ultimo anno rilevato.
Il nuovo corso oliveriano mira a ridurre gli sprechi che si annidano nelle istituzioni. Ma forse dovrebbe essere la politica a stringere la cinghia per prima. Così, tanto per dare l’esempio.

 

Pietro Bellantoni

p.bellantoni@corrierecal.it

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