REGGIO CALABRIA È l’unica donna in consiglio regionale, ma il suo seggio è fortemente a rischio. Il destino politico di Flora Sculco sembra appeso a un filo: il Tribunale di Catanzaro dovrà infatti pronunciarsi su un ricorso presentato dal primo dei non eletti della lista “Calabria in rete”, Sergio Costanzo. Che conta di entrare a far parte dell’assemblea legislativa proprio a scapito della figlia dell’ex consigliere regionale crotonese Enzo Sculco, eletta alle ultime regionali grazie a 9.139 voti. La tesi di Costanzo, supportato dall’avvocato Giuseppe Spadafora, è semplice: la giovane “consigliera” sarebbe ineleggibile e pertanto dovrebbe decadere dall’incarico perché, al momento della presentazione della sua candidatura, faceva ancora parte della struttura speciale dell’ex assessore all’Ambiente Franco Pugliano (anche lui crotonese e in ottimi rapporti “politici” con Sculco padre). Situazione che potrebbe determinare le condizioni di ineleggibilità previste dalla legge 154 del 1981, che in pratica impedisce ai dipendenti della Regione di sedere nelle assemblee pubbliche. Il motivo è presto spiegato: i candidati potrebbero sfruttare quella posizione “privilegiata” per influenzare a loro favore le competizioni elettorali. Ed è proprio su questo punto che si fonda l’“accusa” di Costanzo.
I DOCUMENTI
La 35enne crotonese ha lavorato per Pugliano, in qualità di collaboratrice esperta, fin dal 9 luglio 2010, con un contratto che le ha permesso di portare a casa più di tremila euro lordi al mese (3.117,34, per la precisione). Sculco, lo scorso 23 ottobre, a un mese esatto dal voto, ha accettato la candidatura in Consiglio, che è stata poi presentata due giorni dopo. Ma, in quel momento, il suo rapporto lavorativo con la struttura speciale non sarebbe stato di fatto concluso. Lo dimostrerebbe una dichiarazione di Pugliano del 7 novembre successivo, nella quale l’ex assessore attestava che Sculco «ha effettuato regolarmente la propria collaborazione nel mese di ottobre 2014».
Una ventina di giorni dopo, però, Pugliano torna sui suoi passi e invia una “precisazione” al dirigente delle Risorse umane del Consiglio, nella quale corregge il tiro e spiega che la collaboratrice ha svolto la sua prestazione lavorativa «fino al 23 di ottobre, coprendo, comunque, in termini orari, l’intero mese».
Ad alimentare il caso c’è pure una successiva nota della stessa Sculco, che dà una comunicazione insolita agli uffici del Consiglio. Questo il senso: restituisco i soldi che mi sono stati accreditati, erroneamente, per la mia attività nei rimanenti 8 giorni di ottobre e in tutto il mese di novembre.
Infatti la neo consigliera, il 2 dicembre, rimborsa, con un bonifico, la somma di 2.691,49 euro a Palazzo Campanella. La contraddizione – spiega Costanzo nel suo ricorso – sta nel fatto che Sculco non avrebbe dovuto ricevere alcuna cifra se la collaboratrice avesse svolto davvero il suo incarico fino e non oltre il 23 ottobre, data ultima per non incappare nei limiti imposti dalla legge 154.
Per il primo dei non eletti di Cir, non ci sono dubbi: Sculco era ancora una dipendente della Regione «al momento della presentazione della candidatura», e questo comporta un’ipotesi di «ineleggibilità normativamente codificata, sancita e sanzionata».
INDIETRO NON SI TORNA
Né, secondo Costanzo, la restituzione delle somme ricevute può eliminare la causa di ineleggibilità. Questo perché la “ratio” della legge 154 è di impedire che chi ricopre cariche all’interno delle istituzioni possa partire un passo avanti rispetto ad altri candidati. «L’ingiusto vantaggio» della consigliera crotonese si sarebbe invece concretizzato «in ragione dell’attività svolta nella struttura speciale del consiglio regionale». Il ruolo nello staff di Pugliano avrebbe potuto, cioè, alterare il risultato elettorale proprio a favore di Sculco, che «è stata legata al consiglio regionale, quindi all’ente presso il quale è risultata eletta».
Di più: il suo “datore di lavoro” non ha svolto un incarico qualunque in Regione, ma è stato assessore all’Ambiente, un settore strategico nella vita della Calabria. E, a parere di Costanzo, esiste il rischio che la giovane rappresentante di Cir, da quella postazione di rilievo, abbia potuto esercitare «influenze e pressioni indebite sull’elettorato». La collaborazione, infatti, avrebbe potuto permettere a Sculco di intrecciare «rapporti e conoscenze» in grado di influenzare l’esito della consultazione regionale. L’unico dato certo è la grande affermazione alle urne della 35enne, capace di ottenere più di novemila preferenze personali, con Costanzo invece fermo a 6.687 voti.
Adesso toccherà al Tribunale di Catanzaro stabilire se la composizione del Consiglio potrà rimanere così com’è o se, invece, il presidente Scalzo dovrà dare il benvenuto a un nuovo rappresentante. E dire addio all’unica presenza rosa in assemblea.
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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