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Isolato il dna del presunto assassino di Roberta Lanzino

COSENZA Potrebbe arrivare a una svolta il processo sulla morte di Roberta Lanzino, la studentessa violentata e uccisa il 26 luglio del 1988. E’ stata depositata, martedì mattina, alla Corte di Assi…

Pubblicato il: 14/01/2015 – 5:00
Isolato il dna del presunto assassino di Roberta Lanzino

COSENZA Potrebbe arrivare a una svolta il processo sulla morte di Roberta Lanzino, la studentessa violentata e uccisa il 26 luglio del 1988. E’ stata depositata, martedì mattina, alla Corte di Assise di Cosenza la perizia dei Ris di Messina nella quale gli uomini della Scientifica spiegano di essere riusciti a isolare il liquido seminale ritrovato nel campione di terra, prelevato sul luogo dell’omicidio. In realtà, il terriccio esaminato dal reparto speciale dei carabinieri contiene oltre allo sperma anche del sangue.
Per quel brutale assassinio è imputato Franco Sansone, accusato di aver violentato e ammazzato Roberta assieme a Luigi Carbone, vittima di lupara bianca. Per l’omicidio di Carbone sono accusati, invece, Alfredo Sansone e il figlio Remo, rispettivamente padre e fratello di Franco. La presidente del collegio giudicante Maria Antonia Gallo lo scorso 2 ottobre aveva affidato l’incarico di analizzare alcuni reperti al maggiore Carlo Romano, comandante della sezione Biologia del Ris di Messina e a un suo collega in qualità di biologo, sempre del Ris di Messina.

I periti hanno avuto il compito di verificare il contenuto dei plichi, conservati negli archivi del Tribunale di Cosenza. Si è trattato di un lavoro impegnativo – per il quale il Ris ha chiesto anche una proroga di indagine – per cercare di trovare qualche elemento utile ai fini processuali e all’accertamento della verità attraverso nuove tecniche scientifiche. Grazie alle quali – dopo quasi venti anni – si è arrivati a fare luce, ad esempio, anche sul delitto di via Poma. E forse – obbligatoria tutta la prudenza e la delicatezza che la vicenda richiede – anche nel caso della giovane studentessa cosentina sarà possibile arrivare dopo quasi 27 anni dalla sua morte a individuare i responsabili.

La prima parte degli accertamenti tecnici ha riguardato il motorino di Roberta, Piaggio “SI”, custodito nella stazione dei carabinieri di Paola. Invece, nella seconda parte i carabinieri si sono occupati di analizzare in laboratorio tutti i reperti messi a disposizione.

 

Perizia RIS Messina Omicidio Roberta Lanzino-okO-1

 

TRACCE DI SANGUE E SPERMA IN UN CAMPIONE DI TERRA
Quando i militari del Reparto scientifico hanno analizzato, con la tecnica della luce a lunghezza d’onda variabile, il terriccio rinvenuto sotto il cadavere della ragazza, hanno individuato tracce con caratteristiche cromatiche assimilabili a sangue. In particolare sono stati rinvenuti aloni di colore brunastro a livello di alcune pietre più grossolane e sulla superficie di due foglie di ulivo. Queste tracce hanno dato esito positivo. «Gli accertamenti biomolecolari sul campione “T5” – mette nero su bianco il Ris – hanno consentito di estrapolare un profilo genotipico caratterizzato dal contributo biologico di più individui di cui uno almeno di sesso maschile e almeno uno di sesso femminile. In tale assetto genotipico è possibile distinguere tutti gli alleli che caratterizzano il profilo di Roberta Lanzino che rappresenta, peraltro, il contributore biologico maggioritario di tale mistura. Detto profilo genotipico può dunque essere utilizzato per finalità comparative».

Perizia RIS Messina Omicidio Roberta Lanzino terriccio

In sintesi concludono e ribadiscono gli uomini del Ris: «Sono state individuate tracce di sangue e di liquido seminale di almeno un individuo di sesso maschile sull’aliquota di materiale terroso classificata con la sigla “T5” . Appare peraltro ragionevole affermare che Roberta Lanzino abbia contribuito con proprio sangue alla formazione di tale mistura genotipica. La mistura genotipica estrapolata dal suddetto campione “T5” risulta comparabile con eventuale materiale biologico di confronto relativo a individui coinvolti a qualsiasi titolo nel fatto in esame».

 

SPARITI I VETRINI DALL’ISTITUTO DI MEDICINA LEGALE DI BARI
Il Ris di Messina ha contattato anche il responsabile dell’Istituto di medicina legale dell’università degli studi di Bari, il professore Francesco Introna, sulla possibilità di rinvenire nella struttura i vetrini sui quali erano stati conservati gli spermatozoi. Il professore Introna ha specificato che nel loro istituto «non risultano – è scritto nelle 63 pagine della perizia – essere più presenti vetrini sull’omicidio Lanzino, che non vennero mai registrati perché oggetto di una consulenza privata».

 

ESITO NEGATIVO DAGLI ACCERTAMENTI SUL MOTORINO E SU ALTRI REPERTI
Hanno dato esito negativo gli esami effettuati sul Piaggio di Roberta. I rilievi tecnico-biologici sono consistiti nell’ispezione del mezzo alla ricerca di tracce biologiche attraverso analisi specifiche. Tra i reperti presi in esame – ma dai quali non è stato possibile ottenere informazioni utili perché alcuni, in particolare, sono stati deteriorati dal tempo – anche un piccolo pugnale trovato sul luogo del delitto. Sul coltello sono stati evidenziati aloni a livello dell’impugnatura, ma nulla di interessante dal punto di vista scientifico sulla lama. Si è passati poi agli accertamenti di una pezzuola, che era sul ciglio della strada dove fu trovato il cadavere di Roberta. Su quel tessuto sono stati rilevati aloni assimilabili a materiale biologico da contatto. «Ma – scrive il Ris – trattandosi di reperti datati nel tempo è ipotizzabile la presenza di materiale biologico degradato a tal punto da rendere negativa l’ispezione con metodi fisici». Nei laboratori del Reparto investigativo di Messina è finito anche il braccialetto in metallo e perle, indossato da Roberta e consegnato alla Scientifica dall’avvocato Ornella Nucci, legale della famiglia assieme alla collega Marina Pasqua. L’oggetto è stato confrontato con quello presente in una foto scattata al momento dell’omicidio e – è scritto nella relazione depositata – risulta molto simile a quello della fotografia. Ma non sono state trovate tracce con caratteristiche assimilabili a materiale biologico da contatto.

 

PRELEVATO IL DNA DI ROBERTA
Sono stati analizzati, inoltre, reperti contenenti porzioni di organi – conservati in blocchetti di paraffina e vetrini – che erano stati prelevati dal cadavere di Roberta in sede di autopsia. In particolare, sono stati messi a disposizione dei periti un blocchetto di paraffina con frammenti di cuore, rene, polmone, encefalo, utero e mucosa uterina. L’osservazione dei vetrini ha portato a ritenere utile – ai fini di un’eventuale identificazione di persone diverse dalla vittima – solo il frammento di utero in reperto. Le operazioni hanno consentito di estrapolare tracce di dna.
Su tutto questo i carabinieri del Ris relazioneranno in aula nell’udienza del prossimo 21 gennaio quando si cercherà di capire se quel liquido seminale – isolato dopo quasi 27 anni – possa portare a identificare l’assassino di Roberta Lanzino.

 

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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