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Greta e Vanessa: «Mesi difficili, ma nessuna violenza»

ROMA Cinque mesi difficili, ma senza subire abusi e violenze. È quanto avrebbero dichiarato Greta Ramelli e Vanessa Marzullo – le due volontarie rapite il 31 luglio scorso in Siria dove erano arriv…

Pubblicato il: 15/01/2015 – 16:50
Greta e Vanessa: «Mesi difficili, ma nessuna violenza»

ROMA Cinque mesi difficili, ma senza subire abusi e violenze. È quanto avrebbero dichiarato Greta Ramelli e Vanessa Marzullo – le due volontarie rapite il 31 luglio scorso in Siria dove erano arrivate con la loro ong Horryaty – ai pm romani che le hanno sentite per oltre quattro ore nella sede dei carabinieri del Ros. Le due volontarie liberate ieri pomeriggio hanno detto di essere state sempre in Siria, nella zona Nord del paese, anche se hanno cambiato più prigioni. Hanno anche sottolineato che i loro carcerieri erano sempre a volto coperto. Durante la prigionia sono state sempre assieme e non sono mai state minacciate di morte in modo diretto. I carcerieri, che parlavano arabo, le hanno trattate con durezza e dando loro poco da mangiare. Ma è la privazione della libertà e la lontananza da casa e dagli affetti ad aver pesato di più. Greta e Vanessa hanno aggiunto anche di non aver saputo nulla circa il pagamento di un riscatto per la loro liberazione. Né hanno alcuna notizia di padre Dall’Oglio, sequestrato il 29 luglio 2013 nei pressi di Raqqa. Un tweet dei ribelli siriani aveva infatti annunciato ieri la loro liberazione assieme a quella del religioso. I verbali delle due audizioni sono stati secretati. Saranno risentite nuovamente dagli inquirenti.
Le due ragazze sono atterrate a Ciampino alle 4, dopo tre ore di volo dalla Turchia e cinque mesi e mezzo di sequestro. Ad accoglierle c’erano il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni e il capo dell’unità di crisi della Farnesina Claudio Tafuri.

 

L’ARRIVO NELLA CAPITALE
Greta e Vanessa sono atterrate all’aeroporto di Ciampino alle 4 di questa notte. Visibilmente provate, hanno evitato la stampa chiedendo di poter riposare. Ad attendere le ragazze c’erano il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni e il capo dell’unità di crisi della Farnesina Claudio Tafuri. Greta e Vanessa sono state visitate in ospedale e hanno potuto riabbracciare genitori, parenti e amici che le attendevano in una saletta privata dello scalo romano.
Vanessa Marzullo, 21 anni, di Brembate, in provincia di Bergamo, è una studentessa di Mediazione linguistica. È stata lei ad organizzare il progetto Horryaty, che riuniva varie associazioni di volontariato per portare medicine in Siria e tenere corsi di formazione di primo soccorso. Greta Ramelli, 20 anni, di Gavirate (Varese), è una studentessa di scienze infermieristiche e volontaria della Organizzazione internazionale di Soccorso. Ha svolto esperienze di cooperazione in Zambia e a Calcutta.
Le due giovani erano state rapite il 31 luglio del 2014 nel nord della Siria, fra Aleppo e Idlib. In seguito, erano state cedute dai rapitori al fronte Al Nusra, il ramo siriano di al Qaida. Il 31 dicembre era stato diffuso un video in cui le due ragazze, vestite con un chador nero, chiedevano aiuto dal governo italiano e dicevano di rischiare di essere uccise. Il governo italiano, come d’uso, nega di avere pagato un riscatto. Il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, ieri ha parlato di un versamento di 12 milioni di dollari. Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni riferirà oggi alle 13 alla Camera sulla vicenda.
E in mattinata c’è stato un lungo e commosso abbraccio con i rispettivi genitori, parenti ed amici giunti dalla Lombardia, avvenuto in una saletta dell’aeroporto di Ciampino, lontano da giornalisti, fotografi e telecamere. Le famiglie delle due ragazze sono giunte in auto, un po’ in ritardo a causa di una foratura: per Vanessa i genitori e il fratello; per Greta, oltre ai genitori, il fratello e la sua fidanzata, anche due amiche, compagne delle scuole medie, volontarie anche loro. Lacrime di gioia e abbracci per Greta e Vanessa che, nonostante la stanchezza hanno poi scambiato con parenti ed amici qualche frase, prima di concludere le procedure di rito e lasciare l’aeroporto.

 

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