REGGIO CALABRIA Il re dei videopoker, Giocchino Campolo, è vittima di una violazione dei diritti dell’uomo? Per la competente sezione della Corte europea, forse. Non a caso, Strasburgo ha inviato all’Italia una velenosa, precisa, dettagliata missiva a firma della presidente della quarta sezione, cui il governo avrà tempo di rispondere fino al prossimo 4 maggio. «Il governo – si legge nella comunicazione – è stato invitato a indicare prima del 4 maggio la propria posizione quanto a una composizione amichevole della controversia e a far pervenire le proprie indicazioni sul caso». E il caso si preannuncia abbastanza spinoso per l’Italia. A sollevarlo era stata la moglie di Campolo, Renata Danila Gatto, assistita dall’avvocato Giovanni De Stefano, poco dopo la sua scarcerazione nell’inchiesta che è costata al marito una condanna – ormai divenuta definitiva – a sedici anni di reclusione per estorsione. Tornata a piede libero, la donna ha più volte fatto richiesta di colloquio con il coniuge, ma le è sempre stata negata «sussistendo ragioni investigative». Una decisione contro cui, stando al codice, non è possibile fare ricorso. Se un condannato può rivolgersi a un giudice della sorveglianza, un soggetto in attesa di giudizio e sottoposto a carcerazione preventiva non ha uno strumento interno di ricorso, né un magistrato cui rivolgersi. Risultato, per oltre un anno e mezzo, il settantenne Campolo – oggi ai domiciliari per motivi di salute – non ha potuto avere alcun contatto con la coniuge. Da qui la decisione della donna di rivolgersi alla Corte di Strasburgo, che qualche giorno fa ha dichiarato ammissibile il ricorso, invitando il governo italiano non solo sulla possibilità di una composizione amichevole della controversia, con tanto di indennizzo, ma anche su una serie di questioni molto precise e che rischiano di far scivolare Roma su un vuoto normativo. Per prima cosa infatti, la Corte chiede alle autorità italiane se la Gatto avrebbe potuto protestare contro i ripetuti divieti di colloquio con il coniuge di fronte a un giudice o altra autorità preposta, quindi se il no all’incontro con Campolo sia stato vagliato anche alla luce dell’articolo della Convenzione dei diritti dell’uomo che prevede il rispetto della vita privata e familiare, o se la deroga a tale norma fondamentale sia fra quelle previste dalla legge. Infine, da Strasburgo pretendono di sapere se in Italia esista uno strumento di ricorso efficace. Domande spinose per l’Italia che avrà meno di tre mesi per rispondere, manifestando eventualmente la determinazione a colmare il vuoto normativo messo in evidenza dal ricorso di Campolo. In caso contrario, per Roma si apre la strada della procedura di infrazione e probabilmente di un costoso risarcimento destinato a quel re dei videopoker, cui l’immenso patrimonio è stato con gran fatica confiscato perché frutto di guadagni illeciti.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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